Georg Friedric Haendel (1685-1759): “Alcina” (1735)

Covent Garden, 16 aprile 1735, sono questi il luogo le data che i biografi haendeliani indicano a proposito della prima rappresentazione della prima rappresentazione londinese dell’Alcina. Il soggetto si richiama, come il titolo dell’opera suggerisce, al poema ariostesco che venne adattato alle scene liriche da Antonio Marchi. Nata in un periodo di straordinaria fecondità artistica (dal 1730 al 1735 Haendel scrisse una decina di opere, fra l’Ariodante). L’Alcina è da considerarsi una delle opere di maggior spicco del compositore di Halle il quale vide la luce lo stesso anno di Bach, cioè nel 1685, e morì a Londra nel 1759. È ormai risaputo che Haendel formò il suo stile a tendenze molto varie, è difficile ricondurre le sue opere o i suoi oratori a un modello unico. Alcina, comunque, appartiene al genere dell’Opéra-ballet di derivazione francese, come del resto l’Ariodante. Entrambe le opere (l’Ariodante è dell’8 gennaio 1735, pochi mesi prima di Alcina) si distaccano dai modi convenzionali dell’epoca, cioè dalla concezione prettamente virtuosistica delle arie. Qui, invece, accanto a splendide arie, figurano scene più strutturare, oltre a pagine corali, brani strumentali in cui l’arte compositiva di Handel tocca delle punte altissime. Danze e cori si fondano intimamente con l’azione drammatica, in una costruzione armoniosa ricca di poesia e bellezza. Fra le pagine più ricordate, oltre all’Ouverture e alla “Pantomima” che chiude il secondo atto, citiamo la bellissima aria di Ruggiero nel secondo atto “Verdi prati”, il recitativo e aria di Morgana:”Tiranna gelosia…Tornami a vagheggiar”, l’aria di Alcina “Ah! mio cor! schernito sei!. Dall’atto primo: l’aria di Morgana “Credete al mio dolore” e di Oronte “M’inganna, me n’avvedo”, lo stupendo terzetto Alcina-Bradamante-Ruggiero “Non è amor, né gelosia”,  dal terzo.

La Trama
Atto I – Irretito dalle arti della maga Alcina (soprano), Ruggero (mezzosoprano) vive da tempo con lei, dimenticandosi della sposa Bradamante (contralto). Costei, che non vuole perderlo, assume le sembianze del proprio fratello Ricciardo e si reca a cercarlo nel palazzo della Maga. Il travestimento di Bradamante induce Morgana (soprano), sorella di Alcina, a invaghirsi di lei,  scatenando la gelosia di Oronte (tenore), che a sua volta ama Morgana, e non intende perderla. Per questo Oronte fa credere a Ruggero come Alcina ora non abbia occhi che per Ricciardo, e ciò per scatenare la sua ira e liberarsi così d’un rivale importuno.
Atto II – Ruggero nel frattempo si è deciso a lasciare Alcina per tornare a Bradamante; con il pretesto di una battuta di caccia egli si prepara alla fuga, ma Oronte è pronto a mettere sull’avviso Alcina.
Atto III – Le forze demoniache evocate da Alcina non possono nulla contro il valore di Ruggero, che sbaraglia il campo e infine, infrangendo l’urna che contiene i poteri della Maga, ridona sembianze umane a tutti gli sfortunati amanti che Alcina aveva tramutati in belve.
Il libretto dell’opera