Franco Mannino (1924-2005): “Vivì” (1957)

Franco Mannino (Palermo, 25 aprile 1924 – Roma, 1 febbraio 2005)
Ricordando il compositore a 96 anni dalla nascita

“VIVÌ”
Dramma in quattro atti e sei quadri di Bindo Missiroli e Paola Masino,
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro di San Carlo, 28 marzo 1957
La Trama
Atto I – Vivì (soprano), celebre soubrette, stella della rivista, respinge la corte accanita che un anziano e ricco signore le fa; ella sogna un amore, il vero amore che per tanto tempo ha inseguito senza mai incontrarlo. Ma una sera, mentre è in compagnia dell’Impresario (baritono) è nel locale gestito da George (tenore) fa la conoscenza di Sinclair Mac Lain (baritono), un aviatore, e tra i due nasce subito una forte passione.
Atto II – Ormai conquistata dall’amore di Sinclair, Vivì trascura tutti i suoi impegni artistici All’impresario, che la sollecita a prepararsi per il lavoro, la ragazza risponde che non può più lavorare perchè…  “malata di cuore”. Dopo un periodo d’amore con Sinclair, Vivì deve rassegnarsi agli impegni di lavoro dell’uomo che si dovrà allontanare da lei per un mese.
Atto III – Passa un mese e  Sinclair non da sue notizie. Vivì va a portare dei fiori nella pensione dove Sinclair alloggiava, trovando la stanza vuota. L’affittacamere (mezzosoprano) le dice che Sinclair è tornato, ma ha portato via tutto perchè si è sposato. Vivì, incredula e annientata dal dolore si allontana.
Atto IV – Qualche tempo dopo, nel locale, Vivì riascolta il motivo musicale che aveva accompagnato il suo prmo incontro con Sinclair. L’uomo enra con la moglie. Vivì, con lucida determinazione lo affronta.  Sinclair, con atteggiamento sprezzante, non vuole credere alle suppliche di Vivì, la quale infine, visto inutile ogni tentativo di ricondurlo a sé, impugna una pistola e lo ferisce a morte, poi invocandone il nome, si abbandona in un abbraccio  disperato sul corpo.

Quest’opera di Franco Mannino, fu diretta per la prima volta da Tullio Serafin. Fu un battesimo felicissimo: da quella sera e negli anni a venire ebbe numerose rappresentazioni (oggi, purtroppo, è completamente uscita di repertorio). Intrecciata abilmente da Paola Masino e Bindo Missiroli, la vicenda e il carattere della protagonista stimolarono la vena musicale del compositore (un compositore, scrisse Giulio Confalonieri che “si è distinto e si distingue dalla maggior parte dei giovani colleghi per l’assenza di ogni sistema preconcetto, per il rifiuto di aderire a una formula e di farsene schiavo, per la preoccupazione di non dover rinunciare in tal modo al diritto di controllarne la validità effettiva in rapporto al variare degli stati d’animo e al variare degli oggetti trattati). Un linguaggio musicale conciso, con modalità jazzistiche, vario nelle tinte armoniche e nei colori strumentali, conferisce alla partitura un’efficacia  e un tratto d’accento intenso e  personalissimo. Fra le pagine più ricordate, citiamo il finale del primo atto, la scena dell’innamoramento, e il drammatico episodio del terzo, l’incontro tra Vivì e Sinclair. La critica ha inoltre spesso sottolineato l’efficacia di alcune scene, ad esempio il sestetto del secondo atto che, scrive ancora il Confalonieri, “Non produce mai l’effetto di deviazioni, ma si inseriscono strettamente e agevolmente nel fluire musicale e drammatico”. Foto©Deutsche Fotothek