Francesco Cilea (1866-1950): “Gloria”(1907)

Dramma lirico in tre atti, su libretto di Arturo Colautti. Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 15 aprile 1907.
Nella produzione artistica di Francesco Cilea, “Gloria” ha un suo tratto particolare di vigorosa drammaticità. Dopo aver conquistato la fama con “L’Arlesiana” (1897) e “Adriana Lecouvreur” (1902), nelle quali si erano espresse le qualità: un melodizzare ricco di vibrazioni e di sfumature intime, mai decorativo, sempre persuasivo e caldo, nonchè un fine armonizzatore in un impianto formale sempre prezioso e formale. Il 15 aprile 1907 il pubblico della Scala era chiamato a giudicare “Gloria”.Dirigeva Arturo Toscanini e cantava il famoso tenore Giovanni Zenatello (che però era indisposto). La critica fu discorde sebbene Cilea giudicasse l’opera la più compiuta fra quante gli erano uscite dalla penna. Dalla critica si faceva però notare che allo stile compositivo di Cilea “meglio si confacevano soggetti idilliaci che fosche tragedie di antichi cittadini”, ma neppure i meno entusiasti negarono che anche qui Cilea si dimostrava ispirato.

La Trama
Atto I – A Siena per l’inaugurazione di una fontana, si concede ai fuoriusciti politici il rientro in città, dall’alba al tramonto. Mentre l’acqua comincia a sgorgare, Glora (soprano), figlia di Aquilante de’ Bardi (basso), viene avvicinata da Lionetto de’ Ricci (tenore), costretto all’esilio per una falsa accusa di tradimento di cui fu vittima suo padre. A sera, Lionetto rifiuta di lasciare la città se, come pegno di pace, non avrà in sposa Gloria. Il popolo si schiera a favore di Lionetto e questi, armi alla mano, rapisce la fanciulla. Nello scontro, Bardo (baritono), fratello di Gloria, resta ferito.
Atto II – Gloria è tenuta come ostaggio da Lionetto, che assedia Siena. Basterebbe che ella cedesse all’amore del giovane, per porre fine alla guerra; ma Gloria è combattuta tra l’amore per Lionetto e la fedeltà verso la sua famiglia.Bardo, travestito da mercante, la raggiunge, recandole la notizia della morte del loro padre e la esorta ad ad uccidere Lionetto. Gloria cede, e promette di avvelenarlo. Ma Lionetto toglie l’assedio a Siena per amore di Gloria, e questa, dinanzi a questo gesto, acconsente a sposarlo.
Atto III – Dopo le nozze, celebrate nella cappella della famiglia Bardi, mentre Gloria e Lionetto scendono i gradini dell’altare, vengono circondati da Bardo e alcuni suoi uomini, che agitano rami fioriti entro cui si nascondono però dei pugnali. Lionetto è colpito a morte da Bardo, e Gloria a sua volta si trafigge, cadendo esanime sul colpo del marito.
In allegato il libretto dell’opera

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