La consacrazione della casa (Die Weihe des Hauses) ouverture op. 124 WoO 98
Maestoso e sostenuto, Allegro con brio
Trasferitosi, all’inizio di settembre del 1822 da Döbling a Baden per iniziare una nuova cura per i suoi problemi alle orecchie, Beethoven, impegnato già nella composizione della Missa Solemnis, non resistette alla tentazione di accettare una nuova commissione. Carl Friedrich Hensler, nuovo direttore del Josephstadt, loa aveva contattato per commissionargli la composizione delle musiche di scena della prima parte di un’allegoria drammatica musicale, su testo di Karl Meisl, la cui seconda parte sarebbe stata curata dal Kapellmeister Joseph Drechsler. Beethoven decise, allora, di riciclare una sua vecchia partitura composta nel 1811 per l’inaugurazione di un nuovo teatro a Pest. Per tale occasione egli, infatti, aveva fornito musiche di scena per due lavori di August von Kotzenbue, Re Stefano e Le rovine di Atene, il cui testo fu riscritto da Karl Meisl. Alla fine il lavoro si rivelò più complicato del previsto, in quanto Beethoven rielaborò alcuni dei numeri musicali e ne aggiunse degli altri tra cui un coro finale con violino solista e un balletto. Resosi conto che l’ouverture, scritta all’epoca per lo spettacolo di chiusura della serata, era troppo piccola se posta all’inizio, decise di scriverne una nuova che, con il titolo La consacrazione della casa, si è affermata come brano indipendente nel repertorio sinfonico. L’ouverture, eseguita per la prima volta il 3 ottobre 1822 sotto la sua direzione, ebbe un immediato successo a differenza delle altre parti che dopo tre serate di replica non furono più eseguite né pubblicate. Lo stesso Beethoven preferì l’ouverture alle altre parti, al punto che la fece inserire nel mese di maggio 1824 nel programma di un concerto a Vienna che prevedeva la première di alcune sezioni della Missa solemnis e della Sinfonia n. 9. Inoltre alla fine del 1825 egli la fece stampare come op. 124 con la dedica al principe russo Nikolai Galitzin. Secondo il racconto di Anton Schlinder Beethoven, mentre passeggiavano, gli sottopose la scelta fra due temi che egli aveva in mente per l’ouverture, di cui uno secondo il suo stile, l’altro da trattare in modo contrappuntistico alla maniera di Händel. Schlinder gli consigliò il secondo, che Beethoven non trattò secondo lo stile di Händel ispirandosi, invece, ad Haydn utilizzando una struttura monotematica con una modulazione e una ripresa del tema nella nuova tonalità.
L’ouverture, nella quale, come già sperimentato in quella definitiva del Fidelio, non sono utilizzati i temi degli altri numeri, si apre con un’introduzione, Maestoso e sostenuto, sviluppata sul modello haydniano e divisa in tre parti, delle quali la prima è una solenne marcia di carattere processionale, mentre la seconda, leggermente più mossa, vede come protagoniste le trombe che eseguono un tema gaio. Nella parte finale dell’introduzione intervengono gli archi che, con disegni in semicrome, rendono il discorso musicale più aggressivo con echi della Quarta sinfonia e delle Ouvertures Leonora. Protagonista del successivo crescendo è il tema händeliano dell’Allegro, la cui arcaica struttura di fugato a due soggetti dei quali il secondo è un tema sincopato senza rilevanza melodica, è incorniciata nella classica forma-sonata con un’esposizione monotematica, uno sviluppo e una ripresa accorciata a cui segue una breve coda.