Beethoven 2020 – 250 anni della nascita del compositore
Sinfonia n. 3 “Eroica” in mi bemolle maggiore op. 55: Allegro con brio – Marcia funebre (Adagio assai)- Scherzo (Allegro vivace)- Finale (Allegro molto). Egmont, ouverture in fa minore op. 84. Klangkollektiv Wien. Rémy Ballot (direttore). Registrazione live: 23 marzo, 2019 presso la Lorely-Saal, Penzing, Vienna. T. Time: 58’43”. 1 CD Gramola 99210
Autentici capisaldi del repertorio sinfonico, la Sinfonia n. 3 “Eroica” e l’Egmont di Beethoven, dei quali è possibile leggere gli approfondimenti seguendo i link, sono protogonisti di una recente produzionbe discografica dell’etichetta austriaca Gramola che ci propone l’ascolto di una registrazione live da parte della compagine orchestrale Klangkollektiv Wien sotto la direzione di Rémy Ballot. Si tratta di una scelta di un certo interesse e che non manca di coraggio soprattutto se si considera che di questi due monumenti della produzione sinfonica esistono, registrate da grandi e importanti compagini orchestrali dirette da famosissimi direttori dei quali è qui superfluo fare l’elenco, numerose incisioni dalle quali, però, occorre subito liberare qui la mente e l’orecchio, se non si vuole cadere in inutili confronti e, quindi, formulare un giudizio che alla fine non terrebbe conto delle pecualiarità di questa proposta. La Klangkollektiv Wien è, infatti, una compagine che, lontana dagli approcci commerciali dell’industria della musica, si è dedicata alla ricerca e alla scoperta di quella profonda verità intrinseca a questi lavori dei quali tende a evidenziare la logica interna. Si tratta di un ritorno alla genuinità di queste partiture attraverso una meticolosa cura del dettaglio che costituisce, da quanto emerge dall’ascolto, la linea guida della concertazione di Rémy Ballot. Il direttore francese sceglie dei tempi leggermente più sostenuti che, oltre a consentirgli di esaltare negli episodi di carattere lirico la linea del canto, nei momenti più densi dal punto di vista contrappuntistico, hanno il merito di evidenziare la polifonia interna della partitura di Beethoven sin dal primo movimento dell’Eroica dove emergono parti, in altre esecuzioni, lasciate in ombra. La cura per il dettaglio porta Ballot anche a fare eseguire con l’arco (che in partitura non è prescritto) la ripetizione, caratterizzata dall’intervento dei legni sul secondo tempo, del tema del quarto movimento per farne risaltare la durata più lunga (seminimine al posto delle crome dell’esposizione in pizzicato). Se questa scelta dei tempi favorisce la possibilità di far emergere i dettagli e sembra dare l’impressione di ascoltare una profonda unità nella molteplicità, in realtà porta, però, a una leggera perdita di smalto nei tempi rapidi come il Presto che conclude il quarto movimento. Ne risulta una lettura elegante e dal suono particolarmente tondo e curato, nella quale, però, si perdono quei contrasti di cui la “nervosa” partitura beethoveniana è piena. Tra le pagine più belle dal punto di vista interpretativo si segnalano la Marcia funebre, della quale il direttore rende bene la tensione emotiva, e lo Scherzo nel quale, oltre alla pregevole brillantezza e leggerezza dei balzati degli archi, si notano una perfetta unità e coesione tra gli strumenti. Sembra che l’orchestra suoni quasi come un unico strumento in molti passi tra cui quello costituito dal disegno discendente affidato agli archi nella seconda parte del Trio, dove la continuità tra i violini primi e le viole da una parte e i violini secondi e i violoncelli e contrabbassi dall’altra, è ottenuta con grande precisione.
Personalmente appare meno convincente l’esecuzione dell’ouverture dell’Egmont dove, se, da una parte, la scelta di staccare tempi leggermente più sostenuti contribuisce a creare un’atmosfera tragica, dall’altra ci si sarebbe attesi una maggiore accentuazione dei contrasti dinamici che avrebbe potuto meglio evidenziarla. In questa lettura della celebre partitura beethoveniana il suono risulta sempre bello ed elegante, ma forse meno incisivo soprattutto negli staccati degli archi. Si tratta, in definitiva, di un’ottima esecuzione, sostenuta dall’altissima professionalità della compagine orchestale, che ha il merito e il coraggio di proporre una linea interpretativa nuova e, comunque, valida, anche se non del tutto condivisa dallo scrivente.