Gustav Mahler (1860 – 1911): “Das Lied von der Erde” (1912)

Gustav Mahler (Kalištĕ, Boemia, 1860 – Vienna, 1911)
Das Lied von der Erde
(Il canto della terra), Sinfonia per contralto, tenore e orchestra
“Das Trinklied vom Jammer der Erde” (Il brindisi dei mali della terra) Allegro pesante. (Ganze Takte, nicht schnell)
“Der Einsame im Herbst” (Solitario nell’autunno) Etwas schleichend. Ermüdet
“Von der Jugend” (Della giovinezza) Behaglich heiter
“Von der Schönheit” (Della bellezza) Comodo Dolcissimo
“Der Trunkene im Frühling” (L’ubriaco a primavera) Allegro. (Keck, aber nicht zu schnell)
“Der Abschied” (Congedo) Schwer


“Anni prima un vecchio amico di mio padre, malato di polmoni, che aveva riversato tutto il suo amore su Mahler e non pensava ad altro che a trovare testi di liriche e ispirazioni di ogni genere per il suo beniamino, gli aveva portato il Flauto cinese recentemente tradotto (da Hans Bethge). Quelle poesie piacquero straordinariamente a Mahler e se le era messe da parte per un giorno a venire. Ora – dopo la morte della bambina, dopo la spaventosa diagnosi del medico, in quella paurosa atmosfera di solitudine, lontani da casa, lontani dal posto dove era solito lavorare (da cui eravamo fuggiti), ora ritornò a quelle poesie immensamente tristi e già a Schluderbach abbozzò, in lunghe passeggiate solitarie, i Lieder per orchestra che dovevano diventare un anno dopo Das Lied von der Erde”.
Se dobbiamo credito a quanto riferito da Alma Mahler in questo ricordo, il primo incontro di Mahler con le liriche della raccolta Die chinesische Flöte (Il flauto cinese), sarebbe avvenuto nell’estate del 1907. In realtà tale raccolta, costituita da un centinaio di poesie cinesi scritte da autori compresi tra il XII secolo a. C. e l’epoca contemporanea e tradotte da Hans Bethge, fu pubblicata nel mese di ottobre di quell’anno, anche se è verosimile che Mahler abbia letto il libro appena uscito. Fu, però, soltanto nell’estate dell’anno successivo che Mahler lavorò intensamente a questo lavoro sempre secondo quanto ricordato dalla moglie Alma:
“Tutta l’estate lavorò febbrilmente ai Lieder per orchestra sui testi cinesi, tradotti da Hans Bethge. Il lavoro gli cresceva tra le mani. Collegava i singoli testi, componeva degli intermezzi e le forme, aumentando di volume, tendevano a ricomporsi nella forma a lui congeniale: la sinfonia. Quando si rese conto che si trattava di nuovo di una specie di sinfonia, il lavoro trovò ben presto la sua forma definitiva e fu compiuto prima di quanto non avesse pensato. Ma non si fidava d’intitolarla sinfonia, per la superstizione a cui ho già accennato”.
Come riferito sempre dalla moglie, Mahler, infatti, non aveva alcun intenzione di intitolare questo suo lavoro, composto dopo l’Ottava, Nona sinfonia, in quanto «aveva il terrore del concetto di Nona sinfonia, perché né Beethoven né Bruckner avevano raggiunto la Decima».  Di questo suo lavoro, nel quale è prevalente il senso tragico e disperato della morte, che influenzò l’ultima parte della vita e della sua produzione, Mahler, però, non arrivò ad ascoltare la prima esecuzione che avvenne postuma a Monaco il 20 novembre 1911. Questo lavoro, che dal punto di vista formale fonde, in maniera mirabile, il mondo del Lied e quello della sinfonia, può essere sostanzialmente diviso in due parti dei quali la prima, costituita dai primi cinque Lieder, si apre e si chiude con due brindisi, Trinklied vom Jammer der Erde (Il brindisi dei mali della terra) e Trunkene irn Frühling (L’ubriaco a primavera), mentre la seconda è interamente occupata da Der Abschied (Il congedo). Nella prima sezione è centrale la metafora del vino, inteso come un’arma per contrastare la morte insita nella domanda “Du aber Mensch, wie lang lebst denn du?” (Ma tu, uomo, quanto tempo vivi?), posta dal protagonista del primo Lied, la cui struttura complessa presenta alcuni elementi della forma-sonata. Il secondo brano, Der Einsame im Herbst (Solitario nell’autunno), nel cui testo è evocato un lamento per la morte dei fiori e per la caducità della bellezza, si segnala per la raffinata scrittura cameristica, mentre un carattere leggero e vitale contraddistingue il terzo Von der Jugend (Della giovinezza) che può essere considerato il primo scherzo dell’opera, e il quarto movimento Lied, Von der Schönheit (Della bellezza). Al quinto Lied, Der Trunkene im Frühling (L’ubriaco a primavera), che, intriso di una forma di ebbrezza tragica, si configura come il secondo scherzo dell’intero ciclo, segue Der Abschied (Congedo), nel quale è racchiuso il significato dell’intera opera, consistente nella coscienza della vanità del tutto di fronte alla morte. I Testi dei lieder