Allievo, presso l’allora Liceo Musicale di Santa Cecilia a Roma di Bustini e Sgambati per il pianoforte e di Cesare de Sanctis per la composizione, Domenico Alaleona, nato nel 1881 a Montegiorgio nelle Marche, è considerato il primo compositore-musicologo italiano dal momento che integrò i suoi studi musicali con quelli letterari che coronò con il conseguimento, nel 1908, della laurea in Lettere presso l’Università di Roma discutendo una tesi sull’oratorio. I suoi molteplici interessi sono testimoniati dalla sua poliedrica attività, che andò dall’insegnamento di canto corale presso la Scuola Nazionale di Musica diretta da Mascagni a quello di storia ed estetica della musica presso il Liceo Musicale di Santa Cecilia, e dalle 600 opere che egli lasciò alla sua morte avvenuta nel 1928, alla giovane età di 37 anni. Nel 1913 Alaleona aveva ottenuto uno dei suoi primi successi come compositore con Mirra, che, influenzata dai suoi studi riguardanti la teoria della divisione dell’ottava in parti uguali, pubblicati sulla «Rivista Musicale Italiana» nel 1911, gli valse un premio a Roma. Per quest’opera, il compositore concepì un armonium pentatonico, capace di dividere l’ottava in cinque parti uguali, del quale oggi si è persa ogni traccia e che è stato sostituito nelle esecuzioni moderne da una celesta. Rappresentata per la prima volta il 31 marzo 1920 al Teatro Costanzi di Roma, l’opera, che aveva in un certo qual modo scandalizzato il pubblico, ma che era stata apprezzata da Mascagni e Puccini, è caduta in un lungo oblio dal quale è stata sottratta da una ripresa a Jesi nel 2002 e in Francia per Radio France il 21 novembre 2003.
Per questo suo lavoro Alaleona aveva scelto l’omonima tragedia (1784) di Vittorio Alfieri della quale è protagonista Mirra, che, vittima di un amore incestuoso per il padre Ciniro, re di Cipro, accetta, per placarlo, di sposare il principe Pereo, ma ai piedi dell’altare rifiuta questo matrimonio e alla fine si uccide con la spada del padre, dopo aver confessato il suo amore proibito.
Musicalmente l’opera, che presenta l’influenza di compositori come Wagner, Debussy, Puccini, si segnala per la scelta da parte di Alaleona di mettere in pratica i frutti delle sue ricerche teoriche e musicologiche creando una contrapposizione tra Mirra, la cui parte è caratterizzata proprio da aspetti di queste ricerhe, e le regole imposte dalla comunità. La protagonista, in generale, è in contrasto con altri personaggi come Ciniro, rappresentato in modo ieratico con i tanti ritmi puntati che caratterizzano la sua parte e che, comunque, sembrano alludere a un’autorità totalmente incapace di evitare la tragedia finale. Completamente diversa è, infine, la caratterizzazione del personaggio di Pereo che presenta tutti i crismi del tenore amoroso per la scrittura intrisa di accenti teneri e lirici, anche se il suo duetto d’amore con Mirra mostra tutta la sua artificiosità dovuta alla mancanza di sincerità della protagonista. Residuo della tragedia greca, il coro si presenta, anch’esso in tutta la sua ieraticità. Si tratta di un’opera di un certo interesse che acuisce il rammarico per la morte prematura di un compositore di talento che avrebbe potuto dare alla musica frutti di sicuro valore artistico.