Brett Dean (n. 1961): “Hamlet” (2017)

Opera in due atti. Musica di Brett Dean. Libretto di Matthew Jocelyn adapted from William Shakespeare’s play. World premiere performed at Glyndebourne on 11 june 2017. Allan Clayton (Hamlet); Rod Gilfry (Claudius); David Putt Philip (Laertes); Barbara Hannigan (Ophelia); Kim Begley (Polonius), Jacques Imbrailo (Horatio); James Newby (Marcellus/Player 4); Sarah Connolly (Gertrude); John Tmlinson (Ghost of old Hamlet/Gravedigger/Player 1); Rupert Enticknap (Rosencrantz); Christopher Lowrey (Guildenstern); James Crabb (accordionist). London Philharmonic Orchestra. The Glyndebourne Chorus. Vladimir Jurowski (direttore). Jeremy Bines (maestro del coro). Neil Armfield (regia), Ralph Myers (scene). Denni Sayers (movimenti scenici). Alice Babidge (costumi) Jon Clark (luci). Registrazione: Glyndebourne 30 giugno e 6 luglio 2017. 1 DVD Opus Arte OA1254D.

Amleto, la famosa tragedia di Shakespeare, ha costituito sempre una fonte d’ispirazione per il teatro musicale arrivando a contare circa 26 trasposizioni operistiche a partire da quella di Francesco Gasperini del 1706 fino a quella di Nancy van de Vate del 2009 senza dimenticare l’Amleto (1865) di Franco Faccio  su libretto di Arrigo Boito e l’Hamlet di Ambroise Thomas (1868), ma nessuna di queste si era avvalsa direttamente del testo di Shakespeare, come questo nuovo Hamlet firmato dal compositore australiano Brett Dean e dal regista canadese Matthew Jocelyn il quale, riprendendo e “contaminando” le tre versioni principali della tragedia, l’ha ridotta al punto tale che soltanto il 20% dell’originale shakespeariano è rimasto nel libretto.  Nonostante questa pesante riduzione e l’aggiunta di nuovi versi per i cori, la forza tragica del capolavoro di Shakespeare resta intatta dal momento che tutti gli snodi delle vicenda sono delineati con grande chiarezza. Perfettamente funzionale a questa riduzione della tragedia di Shakespeare è la musica di Brett Dean che, come da lui stesso confessato nell’intervista inserita nel Booklet del DVD pubblicato da Opus Arte, accettò il consiglio di un giovane tenore di scegliere come soggetto per una sua nuova opera la famosa tragedia di Shakespeare dopo qualche iniziale titubanza. Avvalendosi di un enorme dispiegamento di forze costituite da tre ensemble strumentali, dalla musica elettronica oltreché dall’orchestra, Dean non solo scrive una partitura ricca di effetti sonori, ma riesce a creare una crescente tensione che conduce al finale tragico con momenti fortemente drammatici come il colloquio tra Hamlet e la madre alla fine del primo atto e la scena della pazzia di Ofelia nel secondo atto. Merito della musica di Dean è, inoltre, quello di far risaltare l’inglese di Shakespeare in tutta la sua forza e bellezza attraverso un’attenzione alla linea del canto e nonostante il dispiegamento di forze strumentali che avrebbero potuto facilmente fagocitare i cantanti. Un tocco di comicità è dato, invece, dai due personaggi Rosencrantz e Guildestern, le cui parti scritte per controtenore danno quell’impressione di irrealtà tale da renderli delle caricature.
Composta su commissione di David Pickard, direttore generale del Festival di Glyndebourne, il cui palcoscenico ha visto la prima rappresentazione l’11 giugno 2017, l’opera è disponibile in DVD per l’etichetta Opus Arte che ha registrato proprio questa prima nella quale ogni aspetto, da quello musicale a quello visivo, appare perfettamente funzionale alla messa in scena di questa tragedia. Essenziali, ma comunque eleganti, le scene di Ralph Myers rappresentano, con l’unica eccezione del tetro e buio cimitero, gli interni di un palazzo reale con alte pareti e porte. Attenta ai dettagli è la regia di Neil Armfield che, creando una particolare gestualità per ogni personaggio, cura anche la mimica facciale esaltando quell’espressività del volto e del corpo che costituisce una caratteristica fondamentale del teatro. Funzionali i costumi, nel complesso borghesi, di Alice Babidge e scelte con cura le luci di Jon Clark.
Passando all’aspetto musicale innanzitutto va segnalata la splendida concertazione di Vladimir Jurowski il quale, alle prese con una partitura estremamente complessa e piena di effetti, non si lascia mai andare a sonorità esagerate, ma riesce sempre a controllarle in modo da far risaltare il canto. La sua concertazione riesce, inoltre, a creare quella tensione tragica richiesta dalla partitura sfruttando gli effetti sonori di cui essa è piena. Nel cast giganteggia l’Hamlet di Allan Clayton che, dotato di una voce omogenea e dal timbro chiaro, riesce a rendere bene il carattere tragico del suo personaggio sia scenicamente che vocalmente. Di grande forza tragica è, infatti, il suo grido I loved Ophelia nella scena del cimitero del secondo atto. L’artista, bravo
, inoltre, nella parte iniziale, quando, accennando al famoso monologo or not to be, rappresenta bene l’alienazione della mente del personaggio che sta interpretando, sfoggia scenicamente uno strapotere fisico che gli consente di rappresentare il carattere nervoso, tragico e, nella scena della rappresentazione teatrale, istrionico di Amleto. Nel cast spicca anche Barbara Hannigan, una perfetta Ophelia sia sul piano vocale grazie a una voce dal timbro chiaro ben proiettata sugli acuti che su quello scenico. Di grande forza tragica la sua interpretazione della follia del suo personaggio nel secondo atto attraverso una vocalità alienata (basti ascoltare con quale varietà di colori ripete la parola never) e una recitazione nervosa, quasi “animalesca”, che trova anche nelle allucinate espressioni del volto il suo perfetto corollario. Voce dal bel timbro scuro ben proiettata sugli acuti, Rod Gilfry è un Claudius convincente sia quando deve rappresentare il carattere regale del suo personaggio, dando ad esso la necessaria autorevolezza, sia quando deve rappresentarne il lato umano nella scena che lo vede in ginocchio chiedere a Dio perdono del suo delitto. Vocalmente perfetta per il ruolo, Sarah Connolly è una Gertrude di grande forza drammatica sia nel colloquio-duetto che la vede protagonista con Hamlet nel finale del primo atto, sia nel momento della morte per avvelenamento. Perfettamente in ruolo tutti gli altri personaggi: David Putt Philip (Laertes), Kim Begley (Polonius), Jacques Imbrailo (Horatio); James Newby (Marcellus); John Tmlinson (Ghost of old Hamlet/Gravedigger) e, Rupert Enticknap e Christopher Lowrey, bravi nel rendere il carattere marionettistico, rispettivamente, di  Rosencrantz e Guildenstern. Ottima, infine, la prova del Glyndebourne Chorus ben preparato e diretto da Jeremy Bines.