Torino, Auditorium Giovanni Agnelli, Lingotto Musica, Stagione 2019/20
Malmö Symphony Orchestra
Direttore Robert Trevino
Violino Alena Baeva
Johannes Brahms: Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 77
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92
Torino, 4 febbraio 2020
Lingottomusica , il 4 febbraio programma il conc.op77 per violino e orchestra di Brahms e di Beethoven la Sinfonia n.7.
Complesso ospite la Malmö Symphony, diretta dal texano Robert Trevino, solista per Brahms la bellissima violinista russa Alena Baeva .La Baeva che imbraccia un meraviglioso Guarnieri del Gesù del 1738, sfodera un suono meraviglioso e una tecnica agguerritissima, il volume è però contenutissimo. Per non farne scomparire il suono tra flutti dell’orchestra, Trevino tiene al minimo il complesso svedese che purtroppo evidenzia le sue debolezze nella gamma bassa della sonorità. La sezione violini (10 primi e 6 secondi) tiene bene; viole (6) e violoncelli (4!), già a ranghi ridotti, scompaiono dall’impasto sonoro. Le criticità maggiori sono dei fiati. I corni, ma è storia comune di moltissime orchestre, soffrono gli attacchi in piano; i legni, a tratti, perdono concentrazione. Conclusione: il grandioso concerto di Brahms non ha avuto una performance indimenticabile. Gli applausi sono comunque stati abbondanti. La Baeva non si è negata a qualche uscita di ringraziamento con sfoggio di un magnifico abito nero fiorito, ma, a disappunto del pubblico, niente bis. La violinista aveva tenuto lo stesso comportamento, a inizio dicembre, in RAI dopo il concerto in re minore di Richard Strauss. Il sottrarsi ai bis deve essere una sua presa di posizione programmata. Ed è, a nostro avviso, un errore, perché avendo un bellissimo suono e una tecnica sorprendente, ma volume contenutissimo, in pezzi solistici o cameristici potrebbe con più facilità evidenziare e far apprezzare quelle doti che nel concerto con orchestra possono venir offuscate.
Seconda parte della serata e altro monumento: Beethoven la settima sinfonia. Dopo la prestazione dell’orchestra in Brahms, c’era da temere dall’orchestra il peggio, invece: una gioia. Trevino ha esibito grandissimo mestiere e buona sensibilità artistica. Le difficoltà dell’orchestra di Malmö, comparse tutte nel concerto brahmsiano, di cui Trevino è da quest’anno direttore principale, devono essergli ben note e quindi ben presente come impostare le sue esibizioni per un risultato soddisfacente: sonorità concrete e tempi scorrevoli. Wagner definì la settima sinfonia “apoteosi della danza”. Trevino conferma la definizione accostandogli forse gli aggettivi “paesana e popolare”. Vi domina un profumo d’aria fresca e campestre. Dopo una compassata ma serena introduzione ci si butta in un vivace e frizzante vivace. Il divino “allegretto” ha il passo di una passeggiata nei boschi in amabile compagnia. A spronbattuto, e come avrebbe potuto essere altrimenti, il presto e con lo stesso entusiasmo il finale allegro con brio. Le cellule ritmiche di quest’ultimo tempo, in alcune esecuzioni, anche di grandissimi direttori, sono eccessivamente ossessive, Trevino non le attenua ma le stempera nell’entusiasmo orchestrale complessivo. L’orchestra ospite non si può sottrarre ai fuori programma, soprattutto quando il pubblico, qui galvanizzato dalle note di Beethoven, approva fragorosamente. Trevino dopo ringraziamenti e lodi alla città in texa-italiano lancia l’orchestra in due fuori programma: di Larsson, non noto autore svedese, e nella notissima danza ungherese n.5 di Brahms. I bis sono ancora all’insegna della danza e dell’esuberanza, caratteri in cui l’orchestra se la cava bene, superando o almeno nascondendo i propri limiti.