Milano, Teatro alla Scala: la Tosca di Saioa Hernández

Milano, Teatro alla Scala- Stagione d’Opera e Balletto 2019-2020
“TOSCA”
Melodramma in tre atti – Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
Musica di Giacomo Puccini
(Nuova edizione critica a cura di Roger Parker, versione Roma 1900)
Floria Tosca SAIOA HERNÁNDEZ
Mario Cavaradossi FRANCESCO MELI
Il Barone Scarpia LUCA SALSI
Il sagrestano ALFONSO ANTONIOZZI
Cesare Angelotti CARLO CIGNI
Spoletta CARLO BOSI
Sciarrone GIULIO MASTROTOTARO
Un carceriere ERNESTO PANARIELLO
Un pastore GIANLUIGI SARTORI
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Riccardo Chailly
Maestro del coro Bruno Casoni
Regia Davide Livermore
Scene Giò Forma
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Antonio Castro
Video D-Wok
Nuova produzione Teatro Alla Scala
Milano, 8 gennaio 2020
Che fosse una serata particolare si è compreso subito fin dall’ingresso nel foyer: al momento del ritiro del programma di sala (come sempre  un vero e proprio saggio, fonte preziosissima d’informazioni e di bellezza), ci è stato consegnato, infatti,  un cofanetto che racchiude  la copia anastatica del libretto di sala originale della Prima assoluta di Tosca a Roma al Teatro Costanzi, anche grazie alla collaborazione con l’editore Treccani.
Il Teatro alla Scala consegna questo libretto, con le varianti che Chailly ha deciso di rispettare, varianti e/o aggiunte che poi lo stesso Puccini decise di togliere in seguito. Ci si appresta ad assistere alla ripresa della “Urfassung”, come direbbero i tedeschi, della prima edizione, come diremmo noi, di Tosca. Su questo punto il M° Chailly, il regista Davide Livermore avevano rilasciato diverse interviste, mettendo in chiaro la situazione: avrebbero ripreso nota per nota, parola per parola, l’edizione che gli spettatori romani ascoltarono e videro in quel giorno del 1900. Riccardo Chailly ha dato un’interpretazione di altissima levatura, che rivela tutti i passaggi che Puccini dedica alla musica sua coeva: da Wagner (i leitmotiv-le melodie guida), a Mahler, a Schoenberg (vi è un passaggio del preludio del terzo atto che richiama chiaramente la sua Notte Trasfigurata). L’Orchestra del Teatro alla Scala,  qui si è superata: ottoni lucenti, archi setosi, sensuali, legni precisi ed avvolgenti, percussioni perfette… una meraviglia! Non meno accurata è stata la cura che Chailly ha posto al canto e al fraseggio pucciniano: la Hernández, Meli, Salsi, Antoniozzi (eccellente Sacrestano), ma anche tutti gli altri interpreti hanno espresso la massima attenzione alla parola scenica.  Saioa Hernández ha dipinto una Tosca giovane, divisa tra il fatto di essere una diva ed il suo amore morboso e geloso per Cavaradossi ed inconsciamente al centro di una partita politica maggiore di lei. Vocalmente emozionante, con una voce dalla gamma ampia e piena, uno smalto molto personale e piacevole, dizione perfetta. La Hernández “è Tosca”: il suo  Vissi d’arte, “recitato”, cantato come una preghiera, come una riflessione,  come Puccini l’ha scritta e voluta, ricca di sfumature, ma dove, quando il passaggio musicale lo richiede, dispiega la sua cavata sicura e potente. Tutta la sua interpretazione di Tosca è stata nel segno dell’eccellenza:dal Ma falle gli occhi neri a Scarpia davanti a Dio: semplicemente ci si dimenticava di ascoltare il soprano e ci si ritrovava accanto a Tosca. Francesco Meli (Mario Cavaradossi) forse non ha certo la voce d’oro di qualche suo collega del passato, ma ne sfrutta tutte le  potenzialità: da Recondita Armonia a Vittoria, Vittoria, per arrivare ad un Lucean le stelle sognato, sensuale da brivido, con la frase “disciogliea dai veli” cantata in pianissimo, perfettamente centrando quello che Cavaradossi potesse provare in quel momento: il ricordo sensuale  della sua amata Tosca. Luca Salsi è stato uno Scarpia intenso, emozionante, senza eccessi, con tutte le sottigliezze, la protervia, la superbia, la lascivia di questo personaggio. Il regista Livermore non ha realizzato nulla di rivoluzionario, tranne la soluzione finale,  nel quale Tosca non si lanciava da Castel Sant’Angelo, ma veniva vista (rappresentata da una figurante) o quasi assunta in cielo o come se si vedesse da sotto precipitare, con dipinto in volto tutto l’orrore di quel gesto estremo. Il vero banco di prova  è il secondo atto. Qui si è totalmente immersi nel dramma e nella musica. Grazie alla discreta, sapiente, attenta regia di David Livermore, il confronto Scarpia-Tosca-Cavaradossi viene interpretato “in punta di coltello”. In questo ambito anche il fatto che Tosca oltre a pugnalare più volte Scarpia, lo finisca strozzandolo, riflette le parole del libretto e le note sul pentagramma: ti soffoca il sangue, ti soffoca il sangue. Un altro esempio di quanto Livermore abbia seguito la partitura dei sentimenti nella sua regia. Tornando al 1° Atto, nei momenti che precedono l’entrata di Scarpia,  i movimenti scenici delle masse e la scena seguono quello che Puccini aveva previsto in partitura: un susseguirsi di melodie, armonie, voci e strumenti che poi sfociano nell’entrata plateale di Scarpia dal centro del palcoscenico. Altro aspetto da sottolineare del lavoro di Livermore è stata la cura profusa  nella recitazione dei cantanti, arrivando per via registica a quello che Chailly aveva curato musicalmente. In conclusione: GRAZIE PUCCINI per averci donato un vero capolavoro e grazie agli interpreti che ci hanno regalato una serata magica. Alla fine, Il pubblico in sala non voleva proprio andarsene… Foto Brescia & Amisano