Vincitore del primo primo al National Broadcast Competition nel 1997 e del Government of Canada Award dal 2003 al 2005, Tomás Cotik ha all’attivo una notevole produzione discografica, consistente in più di una quindicina di Cd pubblicati da importanti etichette come Gramophone, American Record Guide, Fafare, Scherzo, Downbeat e Music Web. Il suo vasto repertorio va da Schubert a Mozart, da Piazzolla a Bach del quale ha inciso recentemente per l’etichetta Centaur le Sonate e partite per violino solo. Oggi lo abbiamo incontrato per questa intervista.
Maestro Cotik, può raccontarci come è nata la sua passione per la musica? …e per il violino?
Quando avevo 5 anni, sentii a casa, a Buenos Aires, in Argentina un vinile dei Solisti di Zagabria. La musica e il suono degli archi e in particolare il suono del violino in quei lavori di Rossini, Boccherini, e Haydn mi commossero al punto tale da far scorrere le lacrime sul mio viso. Immediatamente chiesi ai miei genitori di suonare il violino. In apparenza era una specie di moda iniziare i bambini alla musica con il flauto dolce. In realtà non piaceva affatto, e per tre anni ho dovuto insistere nei confronti dei miei genitori, che provengono da studi scientifici, che volevo studiare il violino.
Con il passare degli anni, ci sono molti altri aspetti che apprezzo della musica, come quel primitivo, immediato legame, quel potere delle musica di comunicare e commuovere per mezzo del suono, che continua ad essere essenziale perché io faccia ciò che faccio.
Lei vanta un’intensa attività concertistica in tutto il mondo. C’è un’opera o un autore che ama particolarmente eseguire?
Colloco in cima alla lista delle mie preferenze la musica della prima Scuola di Vienna e del primo Romanticismo. Mi sono anche concentrato su un ampio spettro di musica che varia dalle esecuzioni storicamente fedeli del Barocco ai lavori del mio compatriota Piazzolla. La mia discografia riflette quel quid della musica che io sento in profonda connessione con Schubert, Mozart, Bach e Piazzolla. Detto questo, mi piacciano le sfide e studiare nuovi programmi; usufruisco anche di richieste che mi portano a esplorare pezzi che avrei scelto necessariamente da solo. I tal senso sono venute decine di prime esecuzioni di autori contemporanei e collaborazioni nel genere del pop che includevano registrazioni con Natalie Cole, Gloria Estefan, Barry Gibb, George Benson, Smokey Robinson, Donna Summer, Bobby McFerrin e Chick Corea.
… e un compositore la cui musica sente lontana dal suo modo di sentire?
Certamente ci sono compositori che al momento sento lontani, ma esito a dirne I nomi. Il mio apprezzamento e la comprensione dell’arte cambia nel corso del tempo.
Tra tutti i suoi cd ce n’è uno al quale è rimasto particolarmente legato dal punto di vista emotivo? Se sì, perché?
Il mio primo album, pubblicato nel 2012, contenente la Fantasia, Rondò e il Duo in la maggiore di Schubert, è per me molto significativo. È stato un sogno lungamente in sospeso per me registrare quell’album. La musica in sé è sublime. Potrebbe in certi momenti suonare facile, eppure è estremamente impegnativa. Inoltre, essendo anche il produttore, ho dovuto risolvere molte questioni logistiche per la prima volta e ho imparato moltissimo. Credo di aver avuto il mio primo capello bianco durante quella registrazione. Nello stesso tempo, tutto il processo è venuto molto naturale e la positiva accoglienza dell’incisione mi ha incoraggiato a proseguire con molti altri progetti come le sonate per violino di Mozart e ora le sonate e partite di Bach.
Ci può descrivere la sua giornata normale? Quante ore di tempo dedica allo studio?
Metto passione in ciò che faccio e godo nel fare il mio lavoro, esercitarmi, suonare, insegnare ai miei studenti della Portland State University o scrivere articoli. Tutte quelle cose sono correlate e mi aiutano a crescere come musicista. Non è un lavoro d’ufficio. Non finisce mai.
Veniamo al suo doppio album dedicato a Bach. Ci può parlare delle difficoltà tecniche ed espressive che pongono questi lavori di Bach?
Questi lavori sono iconici, sono stati incisi da tutti i più grandi artisti, e sono notoriamente molti impegnativi dal punto di vista tecnico e musicale. Per la loro natura di essere per violino solo, non c’è nulla di nascosto. Eppure la maggiore difficoltà, credo, risiede nell’interpretazione; come trovare la rotta giusta nel conflitto e nelle contraddizioni tra opposti andamenti e tradizioni nell’interpretazione di Bach. Di recente ho scritto un lungo articolo su quell’importante questione e mi piacerebbe condividere solo qualche paragrafo qui:
“In quanto musicista, sento la responsabilità di cercare di capire e continuare a imparare cose sull’autore e sulla musica che eseguo. Quando è toccato a Bach, parte di questa curiosità per me significò informarmi su cosa ci sembra di conoscere sulla prassi esecutiva storica, anche solo per ispirare la mia interpretazione o condividere le informazioni come i miei studenti e scatenare la loro curiosità nel momento in cui loro sviluppano le interpretazioni.”
E tuttavia, cercare di trovare dei consigli per i miei studenti è terribilmente difficoltoso. Bach non scrisse nulla su come eseguire i suoi lavori. Dobbiamo affidarci ai suoi contemporanei, amici, parenti e studenti per tentare di comprendere il significato dei simboli e delle questioni tecniche e stilistiche in questi lavori, al fine di catturare l’intenzione del compositore e influenzare l’esecuzione della musica. Ogni esecuzione, allora come oggi, perfino dello stesso esecutore, sarebbe, ed è, ogni volta, differente. Ci sono molte cose che non conosco… e più leggo, più “So di non sapere”.
La frase di Socrate, per quanto cliché, potrebbe davvero trovare qui la sua applicazione, ed eppure, ironicamente, in questo contesto, non c’è alcuna registrazione nella quale Socrate in persona la dica. Socrate non produsse alcuno scritto. È conosciuto principalmente attraverso i racconti di scrittori classici dopo la sua vita.
Ricostruire un’immagine storica e filologica basata sulla diversa e qualche volta contraddittoria natura delle fonti esistenti nella sua vita è il “Problema Socratico” che noi incontriamo anche nell’interpretazione di Bach. Dobbiamo accettare che ci sono molte congetture; non sappiamo esattamente se i trattati vanno applicati in modo specifico alla musica di Bach in generale o a questi lavori in particolare. La percezione degli autori è soggettiva e condizionata dal tempo e dal luogo. Barocco e stile Galante si sovrappongono nel tempo, in più ci sono varianti francesi, italiane e tedesche. L’interpretazione dei trattati da parte nostra è anche soggettiva. La maggior parte delle nostre interpretazioni e ragionamenti potrebbe in ultima analisi essere frutto del nostro gusto personale.
Andando sul personale, che rapporto ha con la spiritualità?
Questa è una buona e difficile domanda! Il termine spiritualità in sé è stato sviluppato e ha esteso il suo significato nel tempo. In alcune delle sue connotazioni non vorrei fare riferimento ad esso e ammetto che non mi piace parlarne.
Tuttavia, quando ho ricordato in precedenza il modo in cui la mia passione per la musica ha avuto origine, potrebbe essere evidente che alcuni degli aspetti più importanti della vita e dell’esperienza trascendono la visione materialista del mondo.
La musica di Bach è un preciso esempio di arte che cerca probabilmente un significato e un’esperienza universali, qualcosa che tocca tutti noi. E anche nella musica di Bach sento la nozione della trascendenza.Per me, l’arte, suonare, insegnare, registrare sono tentativi di trascendere e di trovare dei legami. Questo viaggio di Bach, stranamente, mi ha fatto pensare a filosofie lontane e alla trascendenza dell’umanità.
È molto spesso fuori casa per lavoro? C’è qualcosa che Le manca della sua casa, quando è lontano?
Mi manca la mia famiglia e la routine, quando viaggio molto. Viaggiare mi dà l’opportunità di suonare di volta in volta per un pubblico diverso, cosa che mi piace molto. In quel senso le incisioni sono un bel completamento nei termini di essere capace di raggiungere un pubblico lontano e ampio.
C’è qualcosa che le manca in generale nella sua vita?
Certamente, se non dovessi andare sempre di corsa. C’è molto da fare se ci fosse solo più tempo.
Si ricorda del primo disco da lei acquistato?
Non ricordo. Ma ricordo di essere cresciuto appassionandomi, in periodo diversi, alle registrazioni di Glenn Gould, Maria Callas, Carlo Kleiber e Heifetz.
Ha un sogno nel cassetto, dal punto di vista professionale, che le piacerebbe realizzare?
Deve essere solo uno? Si realizzerà ancora se lo dico? Lasciatemi solo dire che spero di crescere in modo organico nei termini di ciò che già sto facendo. Suonare in nuovi posti, instaurare nuove collaborazioni con musicisti ispirati, fare nuove incisioni e aiutare maggiormente i miei studenti ad avvicinarsi a realizzare i loro sogni.
Prossimi impegni importanti?
Attualmente sto lavorando a nuovi arrangiamenti della musica di Astor Piazzolla e non vedo l’ora, questa estate, di suonare e insegnare al Round Top Music Festival e al Miami Classical Music Festival.Maestro Cotik, could you tell us how did your passion for music originate? …and what about the violin one?
When I was 5 years old I heard at home in Buenos Aires, Argentina, a vinyl from The Soloists of Zagreb. The music, and the sound of the string instruments, and in particular the sound of the violin in those works by Rossini, Boccherini and Haydn moved me in a way that made tears came down my face. I right away asked my parents to play the violin. It apparently was a kind of fashion to start children in music with the recorder. I really didn’t like it, and it took me 3 years of insisting my parents, who comes from the sciences, that that I really wanted to learn the violin.
Fast forward many years, there are many other layers that I appreciate in music, yet that primal imminent connection, that power of music to communicate and touch through sound, keeps being essential to why I do what I do.
You have performed countless concerts worldwide. Is there a work or an author that you like to perform in particular?
I place an emphasis on the music of the first Viennese school and early Romantic music. I’ve also focused on a wide spectrum of music ranging from historically informed baroque performances to the works of my countryman Piazzolla. My discography reflects some of the music I feel a deep connection to, Schubert, Mozart, Bach and Piazzolla. Having said so, I like challenges and learning new programs; I also enjoy requests that take me to explore pieces I wouldn’t have necessarily chosen myself. Along those lines come dozens of premieres by contemporary composers and pop music collaborations that included recordings with Natalie Cole, Gloria Estefan, Barry Gibb, George Benson, Smokey Robinson, Donna Summer, Bobby McFerrin, and Chick Corea.
…and a composer that you just can’t relate to?
Of course there are composers that I momentarily relate less to, but I am hesitant to say names. My appreciation and understanding of art changes through time.
Among all your album, is there one to which you are particularly linked to, from an emotional point of view? If yes, why?
My very first album, released in 2012, containing Schubert’s Fantasy, Rondo and Duo in A major is very meaningful to me. It was a long pending dream for me to record that album. The music itself is sublime. It might at moments sound deceptively easy, yet it is extremely challenging. Furthermore, as the producer, I had to solve so many logistical issues for the first time and learned so much. I believe I got my first white hair during that recording. At the same time, all the process fell very natural and the recording’s positive reception encouraged me to follow many other ambitious recording projects like the 4 CD set of Mozart’s Violin Sonatas and now Bach’s Sonatas and Partitas.
Could you describe us a day in your life? How much time do you devote to studying?
I am passionate about what I do and I do enjoy my work a lot, be it practicing, performing, teaching my students at Portland State University or writing articles. All those are related and help me grow as a musician. It’s not a 9 to 5 job. It never ends.
Let’s talk about your double Bach album. Could you tell us about the technical and expressive difficulties implied in these Bach compositions?
These works are iconic, have been recorded by every major artist, and are famously very challenging technically and musically. Through its nature of being for solo violin, there is nowhere to ‘hide’. Yet the major difficulty I believe, relies in the interpretation; how to navigate the conflict and contradictions between the opposing trends and traditions in Bach interpretation. I recently wrote a long article about that very issue. And I would like to share just a few paragraphs here:
As a musician, I feel the responsibility to try to understand and keep learning about the music and the composer I am performing. When it came to Bach, part of this curiosity for me meant informing myself about what we seem to know in regards to historical performance practice, be it only to inspire my interpretation or to share the information with my students and spark their curiosity as they develop their own interpretations.
And yet, trying to come up with any advice for my students is terribly difficult. Bach did not write anything about how to perform his own works. We need to rely on his contemporaries, friends, relatives, and students to try to understand the significance of the symbols and the technical and stylistic issues in these works with the goal of capturing the composer’s intention and affect of the music. Every performance back then and today, even by the same performer, would be, and is, different each time. There are so many things that I don’t know…and the more I read, the more “I know that I know nothing.”
Socrates’s phrase, however cliché, genuinely might apply here, and yet, ironically, in this context, Socrates himself was never recorded saying it. Socrates made no writings. He is known mainly through the accounts of Classical writers after his lifetime.
Reconstructing a historical and philosophical image based on the variable and sometimes contradictory nature of the existing sources on his life is the “Socratic Problem” we also encounter in Bach interpretation. We have to accept that there is a lot of guesswork; we don’t know exactly if the treatises apply specifically to Bach’s music as a whole or to these works in particular. The perception of the authors is subjective and conditioned by time and location. Baroque and Galant styles overlap in time, plus there were French, Italian, and German variants. The interpretation of the treatise writings by us is also subjective. Most of our interpretation and reasoning might ultimately be personal taste.
What’s your relation with spirituality?
That’s a very good and difficult question! The term ‘spirituality’ itself has developed and expanded over time. In some of its connotations I would not relate to it and I admit that I don’t like speaking about it. Yet, as I mentioned earlier how my passion for music originated, it might be evident that I acknowledge that some of the most important aspects in life and the human experience go beyond a materialist view of the world.
The music of Bach is a precise example of art possibly seeking a universal significance and experience, something that touch us all. And also in Bach’s music I sense the notion of transcendence.
For me, art, playing music, teaching, recording are attempts to transcend and connect. This Bach journey, interestingly, enough made me think about far out philosophies and the transcendence of humanity.
Are you often away from home? What do you miss the most when you are far from home?
I do miss my family and routine when I travel a lot. Traveling gives me the opportunity to play for different audiences, which I do enjoy a lot. In that sense recordings are a nice complement in terms of being able to reach audiences far and wide.
Is there anything missing in your life, in general?
Of course, otherwise I wouldn’t be running. There’s so much to do and only so much time.
Do you remember the first record you have ever bought?
I don’t remember. But I remember growing up having periods of fascination with the recordings of Glenn Gould, Maria Callas, Carlos Kleiber and Heifetz.
Career-wise, do you have a dream that you would like to see coming true?
Does it need to be only one? Will it still happen if I say it? Let me just say that I hope to continue growing organically in terms of what I am already doing. Performing in new venues, forging new collaborations with inspiring musicians, doing new recordings, and helping more students get closer to their own dreams.
What’s in store for you professionally?
I am currently working on some new arrangements of music by Astor Piazzolla and looking forward to this summer to play and teach at the Round Top Music Festival and the Miami Classical Music Festival.