Opera in un atto op. 64 dall’antico dramma giapponese Terakoya. Simon Pauly (Gemba); Clemens Bieber (Matsuo); Fionnuala McCarthy (Schio); Jana Kurucová (Kotaro); Kathryn Lewek (Kwan Shusai); Stephen Bronk (Genzo); Elena Zhidkova (Tonami); Hulkar Sabirova (Choma); Matthew Peña (Slotterer). Orchestra della Deutsche Oper di Berlino. Jacques Lacombe (direttore). Registrazione dal vivo: Deutsche Oper di Berlino, 18 e 19 maggio 2012. T. Time: 43’03”. CPO 777 813-2
Poliedrica figura di compositore, direttore d’orchestra, pianista e insegnante, Felix von Weingartner fu certamente una delle personalità più importanti del panorama musicale europeo della prima metà dell’Ottocento. Nato a Zara nel 1863, Weingartner, dopo aver compiuto gli studi a Graz, a Lipsia e in seguito a Weimar dove divenne il pupillo di Franz Liszt, ottenne diversi incarichi a Königsberg, Danzica, Mannheim e Monaco prima di succedere, nel 1907, a Mahler sul podio dei Wiener Philharmoniker alla cui guida rimase fino al 1927. Continuò a dirigere fino al 1937, cinque anni prima della morte che lo avrebbe colto il 7 maggio del 1942 a Winterthur in Svizzera. Pur avendo conseguito una grande fama come direttore d’orchestra la cui attività è testimoniata da una discreta produzione discografica, Weingartner considerava la composizione la sua autentica vocazione tanto da dedicare ad essa le prime ore della giornata. La sua produzione notevole, composta in diversi generi, da quello sinfonico alla musica da camera e all’opera, non fu particolarmente apprezzata dai contemporanei i quali ritenevano quasi impossibile che uno stimato direttore d’orchestra potesse essere anche un buon compositore.
All’interno della produzione di Weingartner, di un certo interesse, è sicuramente l’opera in un atto Die Dorfschule (La scuola del villaggio) che, registrata dal vivo nel 2012 a Berlino, ma pubblicata di recente dall’etichetta CPO, aveva visto le scene per la prima volta il 13 maggio del 1920 alla Staatsoper di Vienna, sebbene fosse stata composta due anni prima su un libretto che lo stesso compositore trasse da Terakoya, l’atto principale della tragedia giapponese Sugawara Denju Tenarai Kagami, scritta da quattro autori diversi, che aveva già ispirato la giovanile opera Gisei di Carl Orff e che in Germania era conosciuta in una traduzione di Karl Florenz, risalente al 1900 e alla quale il compositore si mantenne estremamente fedele.
La truce vicenda, che costituisce la base della trama, si svolge in un villaggio giapponese dove un insegnante Genzo, nella sua casa adibita a scuola, insegna a scrivere ai bambini del villaggio e a Kwan Shusai che, in accordo con la moglie, spaccia per suo figlio. In realtà questo bambino è il figlio del vecchio imperatore ucciso in seguito ad un complotto che ha messo sul trono un nuovo imperatore. Essendo Kwan Shusai il legittimo erede al trono, il ragazzo costituisce un pericolo per il nuovo imperatore che vorrebbe eliminarlo tramite suoi seguaci tra cui l’infido Matsuo e il ciambellano Gemba. Preoccupato per il futuro del Giappone, Genzo, allora, mette in atto uno stratagemma: al posto di Kwan Shusai uccide un bambino, a lui molto somigliante, che gli era stato affidato proprio quel giorno da Schio, moglie di Matsuo, al quale presenta la testa mozzata dopo l’esecuzione. Alla fine, però, lo stratagemma non sortisce l’effetto sperato, in quanto Matsuo e la moglie, volendo espiare, decidono di sacrificare quello che ritengono il loro figlio.
Senza cedere a facili orientalismi di facciata, la musica di Weingartner, che commenta con forza drammatica la truce vicenda, ma sa anche aprire degli squarci ironici come nella rappresentazione del Balbuziente, mostra la sua matrice wagneriana sia nell’uso dei Leitmotiv sia nel trattamento dell’orchestra, i cui timbri appaiono pienamente esaltati grazie anche alla scelta di introdurre episodi solistici di particolare suggestione. Suggestivo è anche il Finale, nel quale non mancano echi straussiani.
Meritoria è la scelta da parte della CPO di pubblicare la presente registrazione di quest’opera, che, se non fa comunque gridare al capolavoro ingiustamente dimenticato, consente di conoscere un lavoro di un certo interesse di un autore meno noto come Weingartner ma sicuramente di grandi doti musicali. Il prodotto è, comunque, pregevole nella realizzazione a partire dalla concertazione di Jacques Lacombe, il quale, sul podio dell’orchestra della Deutsche Oper di Berlino, non solo trova tempi e sonorità adeguati, ma riesce ad esaltare tutte le finezze orchestrali di questa complessa partitura integrando perfettamente il tessuto strumentale con le voci. Ottimo anche il cast di cantanti perfettamente adeguati a un’opera vocalmente impegnativa a partire da Clemens Bieber che, esibendo una voce da vero e proprio Heldentenor, è un Matsuo capace anche di slanci lirici come si può notare nel passo Es war kein Opfer. Dal canto suo anche Stephen Bronk (Genzo) appare perfettamente in ruolo potendo contare su una voce di autentico Heldenbariton con ottima proiezione sugli acuti. Simon Pauly è un Gemba vocalmente perentorio, bravo nel rendere il carattere spietato del suo personaggio votato a compiere la sua truce missione. Pienamente convincenti e attente al fraseggio, particolarmente curato, sono le prove di Elena Zhidkova (Tonami) e di Fionnuala McCarthy (Schio), entrambe dotate di una voce omogenea e con buona proiezione sugli acuti. Perfettamente in ruolo gli altri artisti: Kathryn Lewek (Kwan Shusai), Jana Kurucová (Kotaro), Hulkar Sabirova (Choma) e Matthew Peña, un ironico balbuziente.