Milano, Teatro alla Scala, stagione recital di canto 2019 /2020
Baritono Matthias Goerne
Pianoforte Leif Ove Andsnes
Franz Schubert:“Die Winterreise” D.911
Milano, 3 dicembre 2019
Contrariamente al programma annunciato (interamente dedicato a Schumann), Matthias Goerne, ed il suo pianista Leif Ove Andsnes, ieri sera al Teatro alla Scala hanno interpretato Die Winterreise (Il viaggio d’inverno) di Franz Schubert. Prima e graditissima sorpresa dello scrivente, che considera Die Winterreise, il miglior ciclo di Lieder di Schubert.
A pochi minuti dall’inizio del concerto si è notato che l’accordatore indugiava nel verificare il suo prezioso lavoro. Un particolare, che potrebbe sembrare insignificante, ma che dimostrava invece l’attenzione alla qualità nei minimi dettagli. Di li a poco, quando Matthias Goerne ed il suo pianista Leif Ove Andsnes fanno risuonare le prime note di Gute Nacht (il primo dei 24 lieder che compongono il ciclo su testi di Wilhelm Müller) nella sala del Piermarini (che avrebbe meritato una presenza di pubblico più nutrita), ne abbiamo la conferma. La voce di Goerne ha iniziato a inanellare ogni frase e ogni nota, in totale sintonia con lo spirito profondo di questo ciclo schubertiano: il viaggio invernale di un viandante, metafora del non facile cammino della vita umana che trova l’inevitabile conclusione nella morte. La totale sintonia tra la voce e il pianoforte ha fatto sì che ogni Lied fosse perfettamente caratterizzato senza però perdere di vista il racconto nella sua globalità. La voce di Goerne, sicura, potente, ricca di colori e sfumature ha trasmesso al pubblico il significato più profondo di ogni frase. Di certo, per assistere ad un concerto del genere, è quasi d’obbligo un minimo di preparazione da parte dello spettatore: così come la conoscenza del tedesco sarebbe la conditio sine qua per apprezzare appieno la bellezza suprema raggiunta da Goerne e Andsnes. Ma anche per chi non capisce la lingua, Goerne ha saputo, con le sue espressioni e i gesti, trasmettere il significato del lieder: le gioia, i dolori, la solitudine. Sentimenti che ciascuno di noi trova ad affrontare nell’attraversare la vita. Si arriva così a all’ultimo lied: Der Leiermann(l’uomo con l’organetto), nel quale la musica dell’organetto accompagna il viandante alla sua meta senza ritorno. Possiamo alla fine azzardare che questo ciclo rappresenti una sorta di “Passione” laica dell’uomo (Schubert stesso paragona l’essere umano ad un dio, esattamente nel Lied n. 22 Der Mut (Il coraggio): Will kein Gott auf Erden sein, sind wir selber Götter! (Se non vi è alcun Dio sulla Terra, noi stessi siamo dei!), così come le Passioni secondo Matteo o Giovanni di Johann Sebastian Bach, lo sono sul piano religioso.
Successo pieno e convinto per questa serata che non poteva essere la migliore apertura della stagione 2019/20 dei recital di canto scaligeri. Abbiamo assistito a quanto di meglio possa offrire la scuola e la cultura tedesca…aspettiamo, con Tosca, la risposta italiana. Foto Caroline De Bon