Catania, Teatro Massimo Bellini, Lirica e Balletto, Stagione 2019
“LA CENERENTOLA”
Dramma giocoso in due atti, Libretto di Jacopo Ferretti
Musica di Gioachino Rossini
Angelina LAURA POLVERELLI
Dandini VINCENZO TAORMINA
Don Magnifico LUCA DALL’AMICO
Don Ramiro DAVID ALEGRET
Alidoro MARCO BUSSI
Clorinda MANUELA CUCUCCIO
Tisbe SONIA FORTUNATO
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore José Miguel Pérez-Sierra
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Regia Paolo Gavazzeni, Piero Maranghi
Costumi Giovanna Giorgianni
Luci Antonio Alario
Nuovo allestimento
Catania, 15 dicembre 2019
Cenerentola, fiaba universale senza tempo e senza una patria, in questa ripresa, al Teatro Massimo Bellini di Catania, di una delle sue più famose trasposizioni teatrali, ha trovato la sua perfetta ambientazione nel capoluogo etneo, i cui luoghi più significativi, rappresentati dal Duomo, da Palazzo Biscari, da Porta Uzeda, dai Faraglioni, dalla fontana dell’Amenano, dalla Pescheria e dal Teatro greco-romano, si sono materializzati attraverso delle videoproiezioni di Patrick Gallenti. Queste videoproiezioni, che si aprono con i titoli di testa e si chiudono con quelli di coda, contribuiscono a creare un vero e proprio film muto, all’interno del quale recitano, in abiti da scena, gli interpreti dell’opera. Ciò determina un’accentuazione del comico e, quasi, grottesco, di alcuni personaggi e soprattutto di Clorinda, Tisbe e Don Magnifico che si rivelano essere, come del resto tutti i componenti del cast, degli ottimi attori recitando anche con il corpo e con una mimica facciale messa in rilievo dai primi piani. Il film si chiude con l’immagine del Teatro Massimo Bellini proiettata dietro Angelina che, nello splendido finale dell’opera, è quasi incoronata regina di quel mondo pieno di illusioni che è appunto il teatro. Tutto questo, insieme a due divani e qualche sedia in velluto rosso, costituisce la scenografia all’interno della quale gli interpreti, ben diretti dai registi Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, si muovono in modo da realizzare un contrasto tra i personaggi comici come i suddetti Clorinda, Tisbe e Don Magnifico, la cui gestualità da marionette sembra alludere al carattere poco autentico dei loro sentimenti, e quelli “seri”, Cenerentola, Don Ramiro e Alidoro, i cui gesti sono molto più composti e, quindi, realmente umani. Unico appunto a questo impianto visivo originale e di indubbio interesse è la scelta, della quale si fa a volte abuso, di allargare il palcoscenico alla platea all’interno della quale sul finire del primo atto sono entrati Clorinda, Tisbe, Dandini e Don Ramiro. Coerenti e realizzati con gusto i costumi di Giovanna Gorgianni e perfettamente funzionali allo spettacolo le luci di Antonio Alario.
Passando all’aspetto musicale va segnalata la concertazione, caratterizzata, per quanto riguarda i tempi, da una lettura briosa della partitura, da parte di José Miguel Pérez-Sierra sin dall’ouverture dove anche il tema del crescendo ha conquistato smalto e brillantezza. Il brio dei tempi non ha trovato una perfetta corrispondenza in quella leggerezza che ci si sarebbe attesi dalle sonorità, le quali, soprattutto nelle strette dei pezzi d’assieme, hanno soverchiato i cantanti. Intonazione e fraseggio curati hanno caratterizzato la prova di Laura Polverelli, un’Angelina scenicamente convincente che, tuttavia, per quanto attiene all’aspetto vocale, ha mostrato di essere più a suo agio nel settore acuto piuttosto che in quello centrale. Al suo fianco David Alegret si è distinto per una certa cura del fraseggio e grande senso dello stile, restituendo sulla scena un Don Ramiro veramente nobile sia sul piano vocale che scenico. Una vocalità possente e dal bel tirmbro brunito hanno evidenziato Vincenzo Taormina e Marco Bussi, rispettivamente, un Dandini frizzante e un Alidoro pienamente convincente e dalla linea di canto autorevole. Splendido attore, Luca Dall’Amico ha avuto il compito ingrato di sostenere una parte come quella di Don Magnifico di cui sono stati interpreti grandi bassi come Enzo Dara, famoso per i sillabati, che, purtroppo, nella sua prestazione, sia pure corretta nel fraseggio e nell’intonazione, non sono stati resi con quello stesso smalto. Infine, vocalmente ben centrate, Manuela Cucuccio e Sonia Fortunato sono state delle frizzanti ed eleganti interpreti di Clorinda e Tisbe e ottima la prova del coro, come sempre ben preparato da Luigi Petrozziello.