Bari, TeatroTeam, Stagione di Danza 2019/2020
“IL LAGO DEI CIGNI”
Musica Piotr Il’ič Čaikovskij
Coreografie Fredy Franzutti
Odette e Odile NURIA SALADO FUSTÈ
Principe Siegfried MATIAS IACOIANNI
Rothbart ALESSANDRO DE CEGLIA
Madre del Principe BEATRICE BARTOLOMEI
Promessa fidanzata ALICE LEONCINI
Balletto del Sud diretto da Fredy Franzutti:
Eva Colomina, Ana Clara Iribarne, Benedetta Maldina, Rachele Rossi, Alessandra Buffelli, Chiara Dell’Arte, Sveva De Meo, Gloria Fabbri, Naomi Margheriti, Aurora Marino, Luana Panico, Elisa Storti, Sarah Wright, Edward Blackburn, Alessandro Cavallo, Ovidiu Chitanu, Paolo Ciofini, Lorenzo Lupi, Lucio Mautone, Valerio Torelli.
Scene Francesco Palma
Maestro di ballo e ripetitore Francesco Sorrentino
Bari, 10 dicembre 2019
“Il Lago dei Cigni” presentato dal Balletto del Sud, con le coreografie di Fredy Franzutti, nel consueto appuntamento pre-natalizio, ha conquistato il pubblico di Bari. La cospicua presenza di spettatori appassionati di arte coreutica e soprattutto legati a questa compagnia di balletto, mostra quanto hanno apprezzato e copiosamente applaudito il corpo di ballo e il suo coreografo, anche dopo la chiusura del sipario, grazie alla stupefacente e piacevole rilettura di Franzutti, del balletto classico de Il Lago dei Cigni. Pervasi da una forte tensione dinamica, i Balletti di Franzutti sfuggono ad un astratto formalismo per suscitare emozioni diverse che nascono da una complessa partitura creata dal movimento, dalla musica, dagli elementi visuali. Questo spettacolo ha una radicata forza comunicativa, si presta a una dettagliata analisi, si può definire un aggregato intelligente di diversi linguaggi corporei e visivi, in grado di catturare la sensibilità dello spettatore, trascinandolo sensibilmente nella complicata trama del dualismo tra la vita e la morte, la carne e lo spirito. Costruito sulle musiche del grande maestro Čaikovskij, insieme alla raffinatezza dei costumi, particolarmente arricchiti dai dettagliati accessori, acconciature e colori, da apparati scenografici propriamente adattati a ogni situazione scenica del balletto, insieme all’uso opportuno delle luci, ha convinto il pubblico che ha rispettosamente assistito, incuriosito dalla innovativa e personale rivisitazione di Franzutti che ha preso in considerazione un’opera che nell’originale allestimento coreografico (1895), reso dal grande coreografo Marius Petipa insieme a Lev Ivanov, nella Russia zarista, ha conquistato i più grandi palcoscenici di tutto il mondo, per più di un secolo.
Fredy Franzutti ha ambientato il suo Lago dei Cigni nella Baviera “fin de siècle”, fra il XIX secolo e il primo dopoguerra, fra le famiglie benestanti del luogo spicca la signora Jodie Anne (Beatrice Bartolomei) che cercherà di convincere suo figlio Siegfried, splendidamente interpretato da Matias Iaconianni, a prendere in sposa una delle giovani ragazze (Alice Leoncini ) di buona famiglia. Ma Siegfried incontrerà una figura demoniaca nelle vesti di Rothbart, interpretato da uno dei più bravi ballerini della compagnia, Alessandro De Ceglia, che lo condurrà verso il bosco, dove incontrerà Odette il bellissimo Cigno Bianco, di cui si invaghirà. Siegfried dopo le diverse vicissitudini decide di seguire la sua amata Odette e prenderà le vesti di cigno rinunciando ad essere un umano. Quello che appare preponderante è la reale vicinanza di Franzutti alla vita quotidiana, infatti mostra uno spaccato di vita sociale che si lega ad intrighi, gelosie, amori, sete di potere, ma soprattutto al desiderio di ogni genitore di contribuire alla realizzazione del proprio figlio. In questo dettaglio scenico drammatico, simbolica appare la scena finale in cui la madre di Siegfried, sola illuminata in un chiaroscuro, si lascerà andare in un addolorato pianto, quando trova sulle sponde del lago solo gli abiti del proprio figlio, che ha coraggiosamente deciso da solo sul futuro della sua vita.
Il linguaggio coreografico pantomimico iniziale, festoso e solare ben interpretato da un corpo di ballo omogeneo con variegate qualità artistiche ma che ben si intersecano, ha dato vita a un gioco coreografico, fatto di quella danza “pura” che Franzutti abilmente manipola nell’ambito di questa escogitazione linguistica del movimento, basato su salti, grandi passi, pirouette e fouettés en tournant, questi ultimi virtuosisticamente realizzati dalla protagonista Nuria Salado Fustè, che in modo encomiastico ha indossato i panni di Odile e di Odette. Un segnale eclettico del linguaggio stilistico del coreografo è evidenziato in quest’opera, dalla combinazione di diversi stili coreografici tra cui spicca anche quello contemporaneo, soprattutto nelle variazioni corali dei cigni, o in alcuni Pas de deux di Siegfried e Odette/Odile, e di Siegfried e Rothbart. L’immediatezza comunicativa dei corpi, un messaggio di senso comune dell’identità di genere, si percepisce nella scelta del coreografo quando ha deciso di adottare un corpo di ballo, i Cigni, costituito da uomini e donne, vestiti ambedue di bianco, quasi identici nell’abito, e di primo impatto difficilmente distinguibili nel genere, se non fosse che l’uomo mostra le linee nude delle gambe, dove subito si ammira la massiccia allungata massa muscolare, mentre le donne indossano le scarpe da punta. Si denota una omologazione delle parti, e il messaggio che prontamente arriva è quello che non ci sono limiti dettati dalla differenza di genere, poiché si estingue quel senso di individualità, nonostante fin dalla originale creazione dell’opera tale ruolo fu affidato alle donne o agli uomini in più recenti rivisitazioni. Ma come spiega Franzutti, Rothbart è il demone assetato di anime sia maschili che femminili, le conquista liberando ognuno dalle proprie fatiche e dalla dura vita quotidiana donando in cambio bellezza e vita eterna, non esita a chiedere il sacrificio del corpo per guadagnarsi l’anima. Altro momento molto accattivante è il passo a tre di Odile (il Cigno Nero), Siegfried e Rothbart, una sensuale, affascinante sfida dell’ultimo nei confronti degli altri due, una dichiarazione di conquista che mostra l’amore come desiderio e tentazione dell’anima, da cui traspare paura, fascino, attrazione e fuga.
Un plauso particolare va a tutti ballerini della compagnia, hanno con grande professionalità interpretato un balletto non facile, grazie alla fresca e dinamica vivacità atletica. Alessandro De Ceglia si è distinto per la profonda abilità interpretativa che ha mostrato anche in altri ruoli, oltre che per la competenza di saper dominare la scena, grazie alla propria forza tecnica. Un complimento personale va ad Alice Leocini, per il percorso di crescita artistico maturato rispetto alla scorsa stagione, è riuscita a dare tante emozioni, sfruttando le potenziali attitudini al balletto classico. Mentre Matias Iaconianni ha incantato per le sue ripetute pirouettes e per la mimesi gestuale adottata, ha infatti danzato e sapientemente incarnato il suo ruolo. Si sono inoltre distinti anche Beatrice Bartolomei e Alessandro Cavallo, nelle propria performance con grande abilità esecutiva, regalando bellezza ed eleganza nel movimento.