Intervista al soprano Melody Moore

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Il soprano americano Melody Moore è uno dei talenti statunitensi più in vista, con una carriera internazionale in ascesa. La stagione in corso ha visto la pubblicazione del suo primo recital intitolato An American Song Album in collaborazione col pianista Bradley Moore per la Pentatone Records. Melody Moore ci racconta della sua carriera e come è nato questo interessantissimo album dedicato alla musica americana contemporanea.
An American Song Album è il suo primo album solistico.  come è nato questo progetto?
Job Maarse, producer  della San Francisco Classical Recordings, mi ha contattata per chiedermi che tipo di album mi sarebbe piaciuto registrare. Io desideravo molto incidere  le ‘Hermit Songs’ di Barber e  ‘The Mystery’ di Floyd. Partendo da queste scelte, due lavori di autori americani, ho cominciato a scegliare i titoli che compongono il resto dell’album.
C’è una raccolta tra quelle da lei interpretate in An American Song Album che lei ama particolarmente eseguire?
Ho appena citato le Hermit Songs. Le conosco da anni, fin da quando studiavo, le ho sentite eseguite da altri e non vedevo l’ora di poterle interpretare. Sono felicissima di averle anche registrate.
Tra gli autori presenti in questa raccolta troviamo il nome di Gordon Getty, del quale lei ha già interpretato  le  opere Plump Jack e The Little Match Girl… Come è nata questa collaborazione?
Tempo fa, sono stata chiamata a sostituire, nel ruolo di Tosca, un soprano che si era ammalato per la serata di apertura della stagione della San Francisco Opera. Gordon Getty era in teatro e, dopo lo spettacolo, mi volle conoscere. Da quel momento, Getty mi ha contattata e chiesto di interpretare suoi lavori. Un incontro che potrei definire “casuale”  che mi ha dato un’importante opportunità artistica.
Il repertorio contemporaneo ha un particolare posto nella sua attività artistica. Ama confrontarsi con autori attuali…
Non è mai stata mia intenzione concentrarmi su lavori contemporanei; sono però all’interno dell’ Adler Fellowship e Merola Program della San Francisco Opera, atti a valorizzare giovani composositori. Ho avuto così modo di affrontare molti lavori di autori. È stata anche una sfida con me stessa: ho scoperto di riuscire a imparare questi ruoli velocemente e di riuscire anche a dare il giusto spessore a  personaggi nuovi. La cosa mi ha fatto molto piacere!
Ha preso parte a prime assolute, con ruoli scritti appositamente sulla sua personalità teatrale e vocale?
Si, nell’opera ‘Heart of a Soldier’, in prima mondiale nel  2011 a San Francisco, ispirata agli attentati dell’11 settembre. Il compositore,  Christopher Theofanidis, l’ho conosciuto mentre lavorava alla composizione. Ne è nata una indimenticabile frequentazione artistica. È stato per me un’onore prendere parte a quest’opera che ricordava l’eroico Rick Rescorla che salvò migliaia di persone in quel tragico giorno.
Ci sono nuovi progetti a tale proposito?
Al momento non sto studiando opere moderne. Ho sempre però la gioia di cantare  autori americani. Sarò a  Philadelphia per una serie di concerti da camera con musiche di Romee, Copland, Blitzstein e Thomson.
Lei canta un repertorio lirico alquanto variegato:  opere di soprano lirico in Mozart, fino a ruoli più drammatici: Puccini, Wagner e Strauss,  che ci pare siano i suoi attuali autori d’opera preferiti… Cosa intende affrontare in futuro?
S
to approfondendo Strauss e Wagner prendendomi il mio tempo e decidendo cosa si adatti meglio alla mia voce – non voglio bruciarmi la carriera con scelte azzardate. Se tutto andrà come spero, vedo sempre di più Wagner nel mio futuro. Con calma e cura mi sto dedicando allo studio di Isolde.
Qual è la sua idea sulla regia d’opera, quanto deve essere moderna? Si è mai trovata in imbarazzo o difficoltà nell’affrontare delle idee visive troppo dirompenti?
Penso che i registi possano e debbano spingersi fin dove la loro immaginazione li porta ENTRO I limiti, però, di una narrazione filologicamente rispettosa. Se la storia si perde in un concept,  la regia non sta più rendendo un servizio al lavoro originale. Anche a me è capitato, come molti cantanti, di provare perplessità e confusione riguardo a idee che mi venivano “spiegate” durante le riunioni di produzione. Rimpiango i tempi in cui tutti quelli che erano coinvolti nella produzione erano coinvolti anche nella visione artistica del prodotto finale che andava in scena.
Lei tiene anche delle masterclass. Cosa trova sia importante trasmettere ai giovani cantanti?
Quando insegno, chiedo sempre ai miei studenti cosa vorrebbero affinare durante la masterclass. Gli studenti possono sapere di essere più deboli sul versante della presenza scenica o della lingua/dizione. Altri mi chiedono di voler essere aiutati ad affrontare frasi musicali con una migliore gestione del fiato. Verifico sempre le loro  necessità e da lì partiamo. Non mi piace adottare lo stesso approccio con tutti i cantanti. Ognuno ha il proprio percorso; bisogna ascoltare i loro bisogni. Penso che la cosa più importante da trasmettere ai cantanti emergenti sia la fiducia in quello che potrà essere la loro professione. Se possiamo aiutarli a  credere nelle loro scelte, potranno esprimere ciò che hanno dentro, così come è  altrettanto importante liberare la loro personalità e sensibilità; questo li aiuterà nel loro intento.

American soprano Melody Moore is one of America’s most exciting talents, enjoying a thriving career on the world’s leading stages. The current season marks the release of her first solo album entitled An American Song Album with pianist Bradley Moore on Pentatone Records. She graciously found some of her precious time to sit down for us and answer a few questions about her career.
How did your last album An American Song Album  originated? What is the idea behind this project?
The album originated when producer Job Maarse of San Francisco Classical Recordings reached out to ask what type of recital album I may be interested in doing. I knew that I wanted to record the ‘Hermit Songs’ of Barber and had always wanted to record ‘The Mystery’ by Floyd. From there, as those two larger sets were written by Americans in English, I began to craft the rest of the album accordingly and we came up with the title.
Among the numbers included in An American Song Album, is there one that you do love performing?
For me, the Hermit Songs were a dream come true to record and sing. I have known them and heard others perform them for years  – all through college and in recital programs. I really wanted to get my hands on them. So happy to have done them.
Among the authors featured in this album, we can find Gordon Getty, whose operas Plump Jack e The little Match Girl you have already performed… How did this collaboration start?
Some years ago, I stepped into opening night of the San Francisco Opera season as ‘Tosca’ when a soprano had become ill. Gordon Getty was at that performance and made a point to greet me that evening at the opening night party. Since that time, Mr. Getty has reached out and asked me to collaborate on several of his own operas as well as standard opera repertoire. I could not be more grateful for that fortunate turn of events.
The contemporary repertoire has a particular importance in your artistic path. Do you like focusing on contemporary works?
I never ‘intended’ to focus on contemporary works, but as a member of both the Merola and Adler programs of San Francisco Opera, we were exposed to many works by contemporary composers. I have found a real ability to learn these pieces quickly and imbue them with character and it has become a joy for me.
Have you ever debuted a work, singing a role tailored on your theatrical and vocal personality?
In a way, yes, I have. The opera, ‘Heart of a Soldier’ that was world premiered in San Francisco in 2011 concerning the 9/11 attacks, was written by Christopher Theofanidis with my voice in mind as we workshopped the piece and continued to get to know one another. That time in my life was unforgettable and it was an honor to perform and remember Rick Rescorla for his heroic and life-saving actions that day.
With regard to this, have you got new projects in the works?
I don’t, per se, have any contemporary operas in the works. I am performing a salon series in Philadelphia with works by composers like Rorem, Copland, Blitzstein and Thomson and that will be great fun.
Your operatic repertoire is is pretty varied, ranging from Mozart’s soprano roles, to Puccini, Wagner and Strauss’s more vocally dramatic roles, that you seem to prefer lately… What’s in store for the future?
For the future, I am delving into more Strauss and Wagner on my own time and deciding what fits into my voice in the appropriate way – keeping longevity of career in mind. If things go as I expect, I would like to see more Wagner in my immediate future. One role I’m working diligently to study is Isolde.
What’s your idea of directing opera and how far directors can push themselves in terms of modernity? Have you ever felt embarrassed or not at ease in dealing with some productions that you found too disruptive?
I think directors can and should push themselves as far as their imaginations can go WITHIN the bounds of respectful story-telling. If the story itself gets lost in a concept, I believe the direction is no longer serving the original vision anymore. I have, as most singers have, felt some conundrum and confusion over a concept that was “explained” to me at production meetings. I long for a time when all parties of the production are included in the artistic vision of the final on-stage product.
You hold masterclasses, too. What do you think is important to pass on to newcoming singers?
When I teach, I ask the student what they would like to fine tune because each person comes to the class with their own preparedness intact. The student may feel that they are weaker in areas of stage-presence or in their language/diction. The singer may want help with getting through a phrase with enough breath. I allow them to ascertain these areas of need and we go from there. I don’t like the same tactic being superimposed on varied types of singers. One path is for one person – not many. We must listen to what the student needs.
I think the most important thing to pass to newcoming singers is confidence in what they are bringing to the table. If we can help them stand erect and own their choices, they deliver what’s inside them. If we unblock obstacles to their message, they can deliver it.
Versione italiana a cura di Paolo Tancredi
Photo credits: Edison Fabián Araya Pérez, Jiyang Chen, Chip Gillespie.