Verona, Teatro Filarmonico: “Fuoco di gioia” con il Coro dell’Arena di Verona

Verona, Teatro Filarmonico, Rassegna autunnale della Fondazione Arena
FUOCO DI GIOIA”
Coro dell’Arena di Verona
Direttore e Maestro del Coro Matteo Valbusa
Pianoforte Patrizia Quarta
In programma musiche di: Gioachino Rossini (“Il Viaggio a Reims”); Vincenzo Bellini (“Il Pirata”); Pietro Mascagni (“Cavalleria Rusticana”); Ruggero Leoncavallo (“Pagliacci”); Franco Faccio (“Amleto”); Giuseppe Verdi (“Otello”, “La forza del destino”), Arrigo Boito (“Mefistofele”)  
Verona, 26 ottobre 2019

In apertura del “Viaggio in Italia nel tempo e negli stili”, titolo di questa rassegna autunnale della Fondazione Arena, esplodono i “fuochi di gioia” del Coro areniano, preparato e diretto da Matteo Valbusa, debuttante sul podio del teatro Filarmonico. Il programma riunisce i cori più celebri e amati del melodramma, da Rossini a Leoncavallo, e celebra il personaggio più impressionante del melodramma, capace ora di amplificare le passioni dei singoli, ora di dare voce a quelle collettive. E tali fuochi risultano essere senz’altro di buon augurio, all’inizio di una stagione a dir poco nera, viste le infauste notizie che giungono da Catania e dal suo Teatro (ai cui artisti e professionisti si rende omaggio all’inizio di questo concerto) che rischia di chiudere i battenti al pubblico e all’arte. Se dunque non possiamo fare la guerra a questo inetto sistema, che non comprende e non garantisce l’alta missione del teatro, che sia il fuoco stesso della musica ad incenerirlo: i nostri artisti continueranno a cantare, con tutto il fiato che hanno in corpo.
La performance della compagine areniana è stata complessivamente soddisfacente, seppur sprovvista del grande sostegno espressivo dell’orchestra, che è stata sostituita per l’occasione dal validissimo accompagnamento pianistico del Maestro Patrizia Quarta. Un plauso particolare va alla sezione maschile, che si è distinta precisione e potenza, come ad esempio nel coro piratesco di Bellini. Valbusa ha inchiodato l’ascolto a tempi estremamente spigliati, senza lasciare spazio alla malinconia, ed ha impastato bene i colori nelle pagine più impressionistiche (come ne “Gli aranci olezzano” della Cavalleria o nel “Don din don” dei Pagliacci). Non è mancato nemmeno un omaggio al veronese Faccio e al suo Amleto, con il coro orgiastico di quell’opera che è un pastiche neogotico di lussureggiante sonorità. Particolarmente suggestivo è stato il “Fuoco di gioia” dell’Otello, ove pure si avvertiva la mancanza della tavolozza timbrica degli strumenti, e gustoso il celebre “Rataplan”, accompagnato al rullante da Alessandro Carobbi. Pregevole il contributo delle soliste Antonella D’Amico, Emanuela Schenale e Alessandra Andreetti, che sono state protagoniste rispettivamente nei cori “Inneggiamo” dalla Cavalleria, “la Vergine degli Angeli” e “Rataplan” da La Forza del destino. La serata, molto gradita da un pubblico sia pure non numeroso, è stata presentata e condotta con molto garbo e competenza da Davide Da Como, che ha sottoposto il Maestro Valbusa ad alcune domande circa l’evoluzione del coro attraverso le opere citate e le richieste, assai impegnative, che le partiture gli rivolgono. Il maestro si è simpaticamente prestato a queste interviste estemporanee e come bis ci ha regalato il coro conclusivo dei Racconti D’Hoffman, pagina di squisita eleganza.