Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista: “Anni ruggenti”, concerto finale del Festival Reynaldo Hahn

Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Festival Reynaldo Hahn “dalla Belle Époque agli Anni Ruggenti”, 21 settembre-26 ottobre 2019
“ANNI RUGGENTI”
Soprano Marie Perbost
Mezzosoprano Violette Polchi
Tenore Sahy Ratia
Baritono Philippe Estèphe
Pianoforte Marine Thoreau La Salle
Reynaldo Hahn Estratti da operette (Malvina, Brummel, Ciboulette) e commedie musicali (Le Temps d’aimer, Mozart, Ô mon bel inconnu), oltre a due mélodies (“Sérénade”, “En vous disant adieu”)
Venezia, 26 ottobre 2019
Gran finale per il festival dedicato a Reynaldo Hahn, alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, con una spumeggiante rassegna, composta prevalentemente di arie e pezzi d’insieme, tratti da operette e commedie musicali dell’autore franco-venezuelano, che proprio grazie alla produzione relativa a questi generi più leggeri, si conquistò la notorietà, dopo esserci cimentato, senza troppa fortuna, nella lirica.
Accedendo, all’indomani della Seconda guerra mondiale, alla direzione dell’Opéra di Parigi, Hahn ottenne finalmente il riconoscimento da parte del mondo musicale ufficiale, che per molto tempo lo aveva ignorato. L’allievo di Jules Massenet aveva avuto molti anni prima la possibilità di far rappresentare due sue opere sulla scena prestigiosa dell’Opéra-Comique a Parigi – L’Île du rêve nel 1898 e La Carmélite nel 1902 –, ma di fronte a questi suoi primi saggi nel genere lirico, pur accolti con favore dal pubblico, la stampa si era dimostrata alquanto tiepida, spingendo il giovane, delicato compositore a ritornare alle sue mélodies da salotto. Hahn si sarebbe volto allora ad altri luoghi e altri generi, soprattutto al balletto e all’operetta, senza peraltro abbandonare l’opera. Nel 1919 si rappresentò al teatro di Monte-Carlo la sua Nausicaa; qualche anno dopo, nel 1921, approfittando della sua posizione di direttore musicale del casinò di Cannes, fece rappresentare, nello stesso casinò, la sua Colombe de Bouddha. Nondimeno la notorietà gli arrivò dalle scene “leggere”. L’affermazione dell’operetta Ciboulette al Théâtre des Variétés (1923) pose il musicista agli avamposti della Parigi spensierata e ne fece il naturale successore di André Messager. Così quando quest’ultimo rinunciò a mettere in musica il Mozart del suo amico Sacha Guitry, ad Hahn giustamente fu affidato il progetto di questa commedia musicale, che sarebbe stata realizzata nel 1925. Seguirono altre commedie musicali – Le Temps d’aimer (1926) e Une revue (1926) – e altre operette – Brummell (1931), Ô mon bel inconnu (1933) e Malvina (1935) –, che si tradussero in una serie di successi, grazie ai quali Hahn divenne – almeno in questo ambito – un autore di fondamentale importanza. Di questa produzione “leggera”, che percorse e interpretò gli Anni Ruggenti, la serata veneziana ha offerto un colorato florilegio.
Completamente calati nell’atmosfera e nei personaggi – degni di uno scanzonato vaudeville – sono apparsi il soprano Marie Perbost, il mezzosoprano Violette Polchi, il tenore Sahy Ratia e il baritono Philippe Estèphe, validamente accompagnati al pianoforte da Marine Thoreau La Salle. I cantanti hanno unito a un perfetto fraseggio – sempre molto espressivo, di vota in volta leggero o volutamente caricato – una vocalità analogamente irreprensibile: timbricamente pura ed omogenea, capace di aderire ad ogni inflessione del testo, tra delicate sfumature e marcati contrasti; il tutto sottolineato da una gestualità discreta, eppure suggestiva. Ha trovato il giusto tono disincantato Philippe Estèphe nel Rondeau de François (da Le Temps d’aimer), rivelando certi aspetti paaradossali della professione di attore. Divertente Sahy Ratia nei Couplets de François (da Le Temps d’aimer), un valzerino veloce, pieno di verve, nel rallegrarsi che l’amante non è gli più ribelle o nei Couplets d’Arthur (da Malvina), nevrotica invettiva contro la rivoluzione a Parigi, che danneggia il commercio. Espressiva Violette Polchi nell’Air de Mozart (da Mozart), trasognato vagheggiamento da parte del musicista, che sogna di conquistare la capitale francese, o nella celebre Dernière Valse (da Une revue), un valzer triste, l’ultimo ballato con l’amante prima dell’addio. Analogamente efficace Marie Perbost nei Couplets de Ciboulette (da Ciboulette), che giocano beffardamente con il significato di “banlieue”, o nei Couplets de Malvina (da Malvina), quasi un lungo recitativo sull’importanza che hanno i nomi di persona, in cui ripete di preferire comunque quello del suo Valérien. Perfetto l’accordo tra i cantanti nei pezzi d’insieme, come il Duo de Malvina et Adèle (da Malvina), dove soprano e mezzosoprano hanno saputo esprimere il rapporto affettuoso tra le due sorelle, in vena di confidenze sui loro innamorati; o il Duo de Monsieur et Madame Chocart (da Malvina), un valzer lento, in cui i due coniugi – mezzosoprano e baritono – rievocano appassionatamente il loro amore di fronte alla quercia su cui a suo tempo avevano inciso i loro nomi; o, ancora, il Duo d’Antoinette et Jean-Paul (da Ô mon bel inconnu), brano dal piglio concitato e sbarazzino, che si fa beffe del senso morale (tanto la trasgressione è avvenuta “per la prima volta”). Particolarmente apprezzato è stato il Trio de Brummel (da Brummel), con i personaggi – soprano, tenore e baritono –, che cantano in inglese vecchie canzoncine della loro infanzia, tra le quali fa capolino la citazione di “God save the King!”. Tra i quartetti merita ricordare “Pleurez avec moi!” e “En vous disant adieu” (da Chansons et Madrigaux), rivisitazioni dell’antica forma del madrigale, dove si è imposto il perfetto insieme, a rendere il carattere larmoyant di questo dittico sulle pene d’amore. Opposta l’atmosfera del quartetto Le Verbe Aimer (da Une revue), un brano pieno di verve e passione, in cui si sono decantate le gioie dell’amore. Grandi applausi, placati dal bis di quest’ultimo quartetto.