Venezia, Palazzetto Bru Zane: “Salotti parigini” con Judith van Wanroij e Francisco Poyato

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Reynaldo Hahn, dalla Belle Époque agli Anni Ruggenti”, 21 settembre – 26 ottobre 2019
SALOTTI PARIGINI”
Soprano Judith van Wanroij
Pianoforte Francisco Poyato
Mélodies di Reynaldo Hahn, Pauline Viardot, Claude Debussy, Georges Bizet, Gabriel Fauré
Venezia, 11 ottobre 2019
Prosegue con successo il festival d’autunno del Palazzetto Bru Zane, dedicato in questa undicesima stagione veneziana a Reynaldo Hahn e ai generi musicali francesi in voga, grosso modo, dalla fine dell’Ottocento agli Anni Trenta del Novecento. Nel concerto, di cui ci occupiamo, era protagonista la Mélodie, regina dei salotti parigini negli anni della Terza Repubblica, un’epoca in cui il loro ruolo di promozione e divulgazione di nuove composizioni diventa determinante, dopo il ritiro dello Stato dalla politica musicale. Nobili e aristocratici (spesso donne, a loro volta musiciste di talento), aprono a compositori ed interpreti le loro dimore, che diventano così luoghi cruciali, in cui un artista si gioca la reputazione. Tale era il salotto di Madame Verdurin, descritto da Proust, o quello della principessa di Polignac – la figlia del magnate delle macchine da cucire, Isaac Merritt Singer –, che commissionò lavori a Fauré, Stravinskij, Satie, de Falla, Poulenc e ad altri ancora, e alla quale furono dedicate molte partiture. È in tali ambienti, frequentati da persone, animate da un sincero interesse per la produzione musicale, che Reynaldo Hahn muove i primi passi e scopre il repertorio da camera del suo tempo. Il concerto ha offerto un florilegio di raffinate composizioni firmate da Hahn – vero mattatore in questo campo – e da altri autori di analoghe partiture – spesso impreziosite dalla finezza dell’armonia, coniugata alla perfetta aderenza della linea vocale al testo poetico – appartenenti a un repertorio più intimo, rispetto all’opera lirica, nel quale brillavano i grandi cantanti dell’epoca.
Solo interpreti particolarmente sensibili e preparati – per quanto riguarda sia il canto che l’accompagnamento – sono in grado di eseguire degnamente il repertorio relativo alla mélodie française. E tali erano quelli proposti – non è una novità! – dal Palazzetto Bru Zane. Judith van Wanroij, soprano d’origine olandese, affermatasi da tempo a livello internazionale come interprete di opere e operette, anche francesi – tra l’altro, in collaborazione con lo stesso Palazzetto Bru Zane, per cui ha cantato in varie sedi europee – ha eseguito con voce ferma, timbro puro, sicuro controllo dei propri mezzi espressivi – tra mezze voci, acuti radiosi e una sobria mimica – il variegato programma del concerto. L’ha superbamente sostenuta il pianoforte – sensibile, musicalissimo, assolutamente nitido negli accordi come nella condotta delle parti – di Francisco Poyato, un eccellente musicista, formatosi a Barcellona e successivamente specializzatosi nel campo liederistico presso l’Universität Mozarteum di Salisburgo, nonché avvalendosi dell’insegnamento di altri insigni maestri, tra cui il grande Fischer-Dieskau. La soirée si è conseguentemente svolta all’insegna del buon gusto e della totale aderenza al testo nella sua intima unione con la musica. Si è pienamente apprezzato il raffinato eclettismo di Reynaldo Hahn: dall’aura romantica di “Si mes vers avaient des ailes” – dolcissimo incanto d’amore e di poesia, su versi di Victor Hugo – agli stilemi arcaicizzanti della concitata “Quand je fus pris au pavillon” – su versi di Charles d’Orléans – e della giustamente famosa À Chloris – che evocando Bach canta l’intima gioia dell’amore, su versi di Théophile de Viau –, ai toni crepuscolari della Chanson d’automne, su versi di Paul Verlaine.
Ma la vera chicca della serata sono state alcune mélodies di Pauline Viardot, una compositrice sconosciuta al grande pubblico, che si è rivelata una delle tante piacevolissime sorprese, cui ci ha abituato il Palazzetto Bru Zane. Insigne figura di intellettuale e di musicista, ebbe tra i suoi maestri Liszt (pianoforte) e Reicha (composizione) e tra i suoi amici George Sand e Ivan Turgenev, inoltre intrattenne proficui rapporti con i più grandi compositori di Francia come Gounod, Berlioz, Saint-Saëns, Massenet e Fauré. Alla morte della sorella Maria – la futura Malibran! – si dedicò al canto, oltre che alla composizione. Di ragguardevole livello si sono rivelati i suoi lavori proposti: Les Filles de Cadix, piena di verve spagnoleggiante, su una poesia di Alfred de Musset, la mesta Hai Luli, su versi di Xavier de Maistre, e “Aimez-moi” di poeta ignoto, punteggiata da “glaciali” accordi ribattuti. Inutile soffermarsi sui pregi delle celebri Trois Chansons de Bilitis, su poesie di Pierre Louÿs, intrise di impressionismo e simbolismo: La languida Flûte de Pan, l’appassionata e sottilmente sensuale Chevelure e Le Tombeau des naïades, che fa pensare a Maeterlinck. Per non parlare dei titoli proposti di Bizet (la moraleggiante Coccinelle, su versi di Victor Hugo) e di Fauré (Clair de Lune, su versi di Paul Verlaine) dal raffinato accompagnamento del pianoforte, e Les Roses d’Ispahan, su versi di Leconte de Lisle, che canta classicamente la donna paragonandola ai più bei fiori. Successo estremamente caloroso. Un bis quasi d’obbligo: L’Heure exquise, mélodie tra le più fascinose di Hahn.