Richard Strauss (Monaco di Baviera 1864 – Garmisch-Partenkirchen 1949)
“Guntram” op. 25, opera in tre atti su libretto proprio
Prima rappresentazione: Weimar, Teatro Granducale di corte, 10 maggio 1894
“Considero la sua produzione operistica di livello superiore a quella sinfonica e credo che questo giudizio sarà condiviso dai posteri”.
Questo giudizio, espresso da Mahler nel 1906, un anno dopo la prima rappresentazione di Salomè, suona quasi profetico perché basato soltanto sulle prime esperienze operistiche di Strauss, che, Salomè a parte, non sembravano prefigurare una fulgida carriera di operista. Eppure i primi passi di Strauss nel mondo del teatro non furono salutati da folgoranti successi; la sua prima opera, Guntram, alla prima rappresentazione avvenuta il 10 maggio 1894 con la moglie Pauline de Ahna nella parte della protagonista femminile (Freihild) e Heinrich Zeller in quella di Guntram, ebbe solo un successo di stima. Anche Verdi, una volta ricevuta la partitura da Strauss, espresse un apprezzamento di stima nella lettera del 27 gennaio 1895:
“Egr. Signore! Da qualche giorno ho ricevuto il suo lavoro ch’Ella m’ha gentilmente inviato; e che tanto successo ebbe! Io parto oggi stesso per Milano […] e mi è mancato il tempo di leggere il suo spartito; ma dall’occhiata data alla sfuggita quà e là sullo spartito, ho visto che questa sua, Guntram, è lavoro fatto da mano molto esperta. Peccato che io non capisca la sua lingua originale, non per giudicare […] ma per ammirare maggiormente e rallegrarmi con Lei. La ringrazio di tanta sua squisita cortesia e mi dico con stima G. Verdi”.
Non ebbero migliore fortuna le sue rare successive riprese, rispettivamente, a Monaco nel 1895, a Praga, dove vennero apportati ampi tagli, nel 1901, e a Francoforte nel 1910, in seguito alle quali l’opera sparì dalle scene per circa 24 anni. Nel 1934 la Radio di Berlino mandò in onda un’edizione, sempre ampiamente rimaneggiata, diretta da Hans Rosbaud, il cui successo indusse Strauss a scriverne una nuova versione accorciata e con un’orchestrazione più leggera. Rappresentata per la prima volta a Weimar nel 1940, questa nuova redazione s’impose nel repertorio diventando la versione ancora oggi eseguita. Composta su libretto proprio, quest’opera ebbe una lunga gestazione; la prima idea risale al 1887, come si evince da una lettera di Strauss a Bülow nella quale il compositore accennava ad un originale tragico libretto di un’opera in tre atti inventato da lui stesso. La stesura del libretto fu lunga ed elaborata, in quanto, iniziata il 6 settembre 1888, fu completata il 17 marzo 1892; non meno lunga fu la stesura dell’opera che, completata nella versione per canto e pianoforte il 24 dicembre 1892, fu pronta nella partitura orchestrale il 5 maggio 1893.
Definito da Strauss originale nella già citata lettera a Bülow perché non tratto da un’opera letteraria, il testo è ispirato da un’occasionale articolo pubblicato sulla rivista viennese «Neue Freie Presse» e dedicato alle confraternite medievali dell’Austria, in parte artistiche e in parte religiose, i cui membri erano chiamati Fedeli d’amore. Tra questi figura il Minnesänger Guntram, il cui amore impossibile per la bella Freihild, moglie del duca Robert, s’inserisce all’interno di una trama e di una concezione drammaturgica, nelle quali è estremamente evidente l’influenza wagneriana sin dall’ambientazione medievale, affine al Tannhäuser, con il quale condivide anche la presenza di una donna che svolge un ruolo redentore.
Atto primo
L’opera è introdotta da un preludio, pagina orchestrale di un certo livello amata da Mahler e anche dallo stesso Strauss il quale introdusse la citazione di uno dei suoi temi in Ein Heldenlben. Questo preludio fa tesoro delle esperienze maturate nei poemi sinfonici nonostante l’influenza wagneriana evidente già nelle sonorità chiare e luminose, quasi “spirituali”, dei legni sul tremolo degli archi della parte introduttiva che ricorda, per l’insistenza sui suoni acuti, il preludio all’atto primo del Lohengrin. Pur ritornando all’interno dell’opera, gli spunti tematici utilizzati in questa pagina sinfonica, non costituiscono veri e propri Leitmotiv wagneriani, ma servono a delineare le caratteristiche morali del protagonista dall’accesa e quasi mistica spiritualità resa dall’insistenza sui suoni acuti dei flauti nella parte iniziale (Es. 1), la solenne nobiltà della confraternita dei Fedeli d’Amore a cui Guntram appartiene (Es. 2) e lo spirito cavalleresco che lo anima e nel quale lo stesso compositore sembra identificarsi (Es. 3).
Direttamente legata al preludio, al quale segue senza soluzione di continuità marcando ancora di più la scrittura sinfonica dell’opera, la scena iniziale, che si svolge in una foresta all’interno della proprietà del Duca Robert, ritrae Guntram mentre sta distribuendo dei pasti ai poveri dai quali ascolta le denunce contro il Duca che tiranneggia la popolazione. Rimasto solo, Guntram, su un accompagnamento orchestrale nel quale ritornano i temi del preludio, si produce in un appassionato canto di lode a Dio (Ein glückliches Loos!), nel quale manifesta i suoi propositi di aiutare la popolazione. In questo brano di acceso lirismo la voce di Guntram, che duetta con un violino solista, è trattata come uno strumento dell’orchestra a marcare ancora una volta la concezione sinfonica della partitura. Il legame con la produzione sinfonica precedente è ancora evidente nella citazione del tema dell’infanzia di Tod und Verklärung nel momento in cui Guntram rievoca la sua infanzia.
L’ingresso di Freihild, moglie infelice del Duca Robert, avviene in una vera e propria epifania di luce dal momento che è introdotto da un tema armonico esposto dai violini divisi nelle parti acute del registro nonostante la situazione tragica di cui è protagonista. La donna, disperata perché costretta a vivere con un marito crudele, vorrebbe gettarsi nel lago, ma è salvata da Guntram; tra i due sboccia l’amore, espresso con cromatismi di vaga ascendenza tristaniana che sostengono il lirico, anche se un po’ lungo, duetto dei due protagonisti. Su un tremolo dei violini si sente la voce del vecchio Duca che, sopraggiunto insieme con Robert e la sua corte, dopo aver chiamato la nuora, si produce in un assolo rivolto sempre alla donna (Frihild, mein Kind). Alla fine il vecchio Duca, riconoscente nei confronti di Guntram, invita quest’ultimo ad una festa al castello.
Atto secondo
Un breve preludio di carattere cortigiano, del quale nell’edizione in ascolto è tagliata la lirica sezione centrale, introduce l’atto secondo aperto da quattro Minnesänger che inneggiano al duca (Heilden Herscher) su un semplice accompagnamento delle arpe sostenute dai pizzicati degli archi. Guntram, da parte sua, risponde con un canto (Ich schaue) nel quale, oltre a celebrare la bellezza femminile, esalta la libertà e la pace della natura contro il dispotismo del tiranno, suscitando la reazione di Robert. Il suo canto, aperto da un recitativo solenne, accompagnato dall’arpa e sostenuto da brevi interventi degli archi, si articola in una serie di episodi lirici nei quali ritornano anche alcuni temi già sentiti nel primo atto. Molto elaborata è la scrittura orchestrale con episodi contrappuntistici e un valzer lento che diventerà una costante della scrittura operistica di Strauss. Scoppia una rivolta di popolo a favore del quale Guntram prende posizione, suscitando le ire di Robert che lo assale con la spada. Guntram, per difendersi, lo ferisce a morte e il vecchio duca è costretto ad arrestarlo, mentre Freihild, che ormai ha ceduto all’amore per Guntram, manifesta la sua volontà di salvarlo in una pagina, che in certi passi presenta uno struggente lirismo, aperta da un a solo del violino solista.
Atto terzo
Un breve preludio, nel quale ritornano alcuni temi già uditi negli atti precedenti, introduce, ambientandola con i timbri scuri del corno inglese e dei corni, la tetra prima scena dell’atto terzo che si svolge nel carcere dove langue Guntram. Un coro di Monaci intona, in modo solenne, il Requiem, mentre Guntram è in preda ad una forma di agitazione. Nel carcere lo raggiunge Freihild che, dopo aver dato vita, insieme all’uomo amato, ad un duetto pieno di passione (Was ist dir) e intriso di momenti lirici a cui partecipano gli strumenti solisti e in particolar modo il violino, gli offre la libertà rifiutata orgogliosamente dall’uomo. Nel frattempo giunge Freihold, maestro della consorteria cristiana dei Fedeli d’Amore, che accusa, in modo solenne, Guntram di avere tradito gli ideali della Società a cui apparteneva. Il nostro protagonista vorrebbe fare penitanza, ma rifiuta di sottoporsi al giudizio dei Fedeli d’Amore rimettendosi totalmente nelle mani di Dio e rivendicando la sua individualità anche nel peccato che intende espiare solo nel suo cuore, dove è stato concepito. Nel rifiuto di Guntram di espiare il suo peccato in una forma collettiva si può leggere la critica di Strauss stesso al Cattolicesimo che fa della comunità, intesa come ecclesia, uno dei suoi assi portanti. Alla fine Guntram rivolge alla donna, diventata la nuova duchessa, un appassionato addio (Freihild, leb’ wohl!) al quale non sono estranei echi tristaniani sia in alcuni passi dalla scrittura cromatica sia nei tre conclusivi e rasserenanti accordi di sol bemolle maggiore che ricordano, per l’orchestrazione e l’uso delle dinamiche, quelli conclusivi del Tristano di Wagner.