“Giselle” di Akram Khan al Teatro Real di Madrid

Madrid, Teatro Real, Temporada 2019-2020
“GISELLE”
Balletto in due atti ispirato al modello di Adolphe Adam
Regia e coreografia Akram Khan
Musica Vincenzo Lamagna
Giselle TAMARA ROJO
Albrecht JAMES STREETER
Hilarion JEFFREY CIRIO
Bathilde ISABELLE BROUWERS
Myrtha STINA QUAGEBEUR
Parias / Villi Corpo di ballo dell’English National Ballet
Orquesta Titular del Teatro Real
English National Ballet
Orchestrazione e direttore Gavin Sutherland
Scene costumi Tim Yip
Luci Mark Henderson
Madrid, 10 ottobre 2019
La prima ballerina della storia a interpretare il ruolo di Giselle fu Carlotta Grisi, il 28 giugno 1841 all’Opéra Le Peletier di Parigi, con la coreografia di Jean Coralli e Jules Perrot. In quello stesso anno nascevano Auguste Renoir a Limoges, Edoardo d’Inghilterra (futuro re Edoardo VII) a Londra e Antonin Dvořák a Praga, compositore ceco d’una versatilità davvero peculiare. Questi pochi elementi bastano per suggerire in quale contesto storico sia nato e si sia diffuso questo balletto romantico (forse, insieme al Lago dei cigni, il balletto romantico per eccellenza). Ma i classici, se davvero sono tali, si riscrivono sempre. La seconda versione di Giselle, innovatrice e controversa, fu creata da Mats Ek nel 1982 per il Cullberg Ballet; conservava la musica originale di Adolphe Adam e percorse tutto il mondo con le migliori compagnie (godendo ancora oggi di grande diffusione: una delle ultime produzioni viste in Italia fu al Teatro Regio di Torino, con il Ballet de l’Opéra de Lyon nel 2013). Altra versione, molto probabilmente destinata a convertirsi in un “nuovo classico”, è quella del coreografo di origini bangladesi Akram Khan, creata nel 2016 per l’English National Ballet di Londra. Questa volta, però, la musica di Adam è sostituita da una nuova partitura di Vincenzo Lamagna, funzionale all’ambientazione di Khan. L’insistenza su ritmi quasi tribali e la povertà di disegni melodici introduce perfettamente nel ghetto in cui si sviluppa la storia. In alcune sequenza la musica è registrata, in altre si sovrappone o cede il passo a numeri eseguiti dal vivo, alternandosi sempre pezzi in cui predominano le percussioni, gli archi o i fiati, per arricchire soprattutto la complessità dei momenti corali dello spettacolo. I paria sono un gruppo di lavoratori immigrati che lavorano in una fabbrica di abiti; dopo il lavoro rimangono chiusi dietro un alto muro, confinati in uno spazio che serve come intrattenimento e distrazione per i padroni dello stabilimento. Nel corso del I atto agisce una Giselle forte, esperta della vita, lontanissima dall’ingenua fragilità del personaggio romantico. Entra in scena Albrecht, giovane altolocato, che si cambia di abito e si mischia ai lavoratori con intenzione di sedurre Giselle. Quando però riesce ad avvicinarsi alla fanciulla, è interrotto dalle sirene che annunciano l’ingresso dei padroni: la parete di fondo si apre e lascia vedere l’esterno, con i padroni alla ricerca di distrazioni e divertimento. I paria iniziano una danza di stile irlandese, nella quale le gambe si intrecciano costantemente a ritmo frenetico e con una gestualità molto drammatica; è uno dei momenti più intensi e belli, soprattutto perché il corpo di ballo è brillante e molto professionale. Giselle è interpretata dall’étoile spagnola (anzi: madrilena) Tamara Rojo, che il pubblico è abituato ad ammirare nei ruoli più tradizionali del balletto classico; per questo, è ancora più significativo vederla impegnata in una parte nuova e dirompente, con una serenità e una sicurezza impressionanti; anche tecnicamente, dimostra tutta la versatilità di cui una ballerina di oggi dovrebbe disporre, per passare da un classico a una nuova produzione e lasciarvi un segno personale. Tamara Rojo è anche la direttrice artistica della compagnia inglese e spiega di aver centrato i suoi sforzi sulla ricerca di nuove emozioni e nuova visione dei balletti classici, al fine di avvicinarli al pubblico di oggi. Questa brillante étoile ha ballato per il Royal Ballet, ha vinto il premio Lawrence Olivier 2010, il premio Benois de la Dance, il premio al Valore Léonide Massine e tanti altri; si è formata nella scuola madrilena del maestro Víctor Ullate (lo stesso gruppo che ora rischia il dissolvimento per interruzione dei finanziamenti da parte delle istituzioni pubbliche spagnole). James Streeter (Albrecht) è il partner ideale della Rojo, e i passi a due danno sempre prova di perfetto virtuosismo. La scoperta della serata è Jeffrey Cirio (Hilarion), che deve disimpegnare qualcosa di simile a un maestro di cerimonie nelle vesti di Joker, dirigere le danze e soprattutto rimescolare i generi: hip hop, danza contemporanea, passi classici e neoclassici … Con questo personaggio Akram ha voluto dar corpo alla sua ambizione sperimentatrice, inserendo nella trama precisamente il personaggio che rispecchia un linguaggio nuovo, fluido, leggero, bello e attuale. Il padre di Bathilde riconosce Albrecht e lo invita a tornare al suo mondo: è il momento in cui Giselle impazzisce di dolore, annuncia pubblicamente di essere incinta, ma viene immobilizzata dai paria e muore. Nel I atto regna la penombra di un costante grigio: il muro, gli abiti, le tonalità e le luci hanno sempre la stessa sfumatura senza grandi cambiamenti; solo nel quadro finale tutto si dipinge di rosso, e con l’ingresso dei padroni in abiti barocchi, carichi di grandi volumi, entrano in scena il brillio, la stravaganza e la fastosità. Il II atto si ambienta in una fabbrica ormai abbandonata e in rovina, dove abitano Giselle e le sue compagne di lavoro, dal momento che molte di loro sono vissute e morte in questo luogo. Albrecht, sconsolato per la morte di Giselle, torna al ghetto e si confronta con le villi. Queste ultime si presentano come guerriere nordiche, armate di lance e di un atteggiamento molto fiero; ovviamente intenzionate a vendicarsi delle ingiustizie subite in vita, sfidano Albrecht, invitando Giselle ad abbandonare il suo corpo senza vita e unirsi alle forze del regno dei morti. Il II atto è caratterizzato da un’estetica preraffaellita, con abiti in organza, capelli disciolti in una atmosfera medievale e poetica. Ottima la prestazione del corpo di ballo e di Myrtha, interpretata da una Stina Quagebeur aerea, leggera e drammatica. Gli artisti principali risultano scelti molto bene, dal momento che ballare in stile classico è sempre molto difficile e richiede tecnica depurata e molto allenamento, ma interpretare un balletto moderno e far sì che i suoi disegni rimangano nella memoria del pubblico è una sfida ancor più difficile e al tempo stesso una grande opportunità per tutta la squadra di produzione. Sfida vinta, proprio perché l’affiatamento e la chiarezza del discorso coreografico si sono imposti come se si trattasse di un titolo del repertorio, ben collaudato e già riconoscibile. Il II atto termina con il perdono di Giselle nei confronti di Albrecht e la rottura del cerchio di vendetta: lo spirito si unisce alle villi mentre l’uomo resta emarginato dentro la sua stessa comunità, disorientato e totalmente solo. L’English National Ballet, dopo tredici anni di assenza, ritorna al Teatro Real di Madrid con un ensemble di 47 ballerini; in più, Tim Yip è lo scenografo e costumista, noto soprattutto per i contributi ai film sulle arti marziali (ha vinto un Oscar per La tigre e il dragone); Mark Henderson alle luci, anche lui vincitore di un premio Tony per The history boys; Gavin Sutherland direttore musicale che vanta grande esperienza in compagnie come il Northern Ballet, Birmingham Royal Ballet, etc.; e, ovviamente, il poliedrico Akram Khan, coreografo di Kylie Minogue, Florence and the Machine, i giochi olimpici di Londra nel 2012, premio Olivier 2019 e una quantità innumerevole di altri riconoscimenti. Il pubblico entusiasta ha applaudito per molti minuti il nuovo classico-contemporaneo.   Foto Javier del Real © Teatro Real de Madrid