Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Reynaldo Hahn, dalla Belle Époque agli ‘anni ruggenti’”, 21 Settembre-26 Ottobre 2019
“SE I MIEI VERSI AVESSERO LE ALI”
Baritono Tassis Christoyannis
Pianoforte Jeff Cohen
Selezione di “mélodies” di Reynaldo Hahn
Venezia, 22 settembre 2019
Nel firmamento della mélodie, risplendono astri, che rispondono al nome di Chausson, Duparc, Fauré, Debussy, Poulenc, tanto meglio conosciuti in quanto le loro melodie sono state registrate più volte con ogni genere di voci e in versioni diverse (in particolare con orchestra). All’estremo opposto migliaia di altri lavori – di cui sarebbe vano elencare i nomi dei rispettivi autori – giacciono nell’oblio più totale. Tra questi due estremi, spicca l’interessante figura di Reynaldo Hahn, che occupa un posto non di primissimo piano, ma certamente ragguardevole, tra i musicisti proiettati verso la posterità. Personaggio emblematico della Belle Époque, trait d’union tra il romanticismo e gli anni ruggenti, fu intimo amico di Marcel Proust e autore di alcune mélodies, il cui successo non è mai venuto meno, come “Si mes vers avaient des ailes”, L’Heure exquise, D’une prison, À Chloris. Già si è accennato all’ampiezza e alla varietà del catalogo di questo artista, ricordato tutt’al più per la sola produzione melodica, senza considerare, ad esempio, l’opera lirica La Carmélite, il Concerto per pianoforte, l’oratorio Prométhée triomphant, il balletto Le Dieu bleu o l’operetta Le Temps d’aimer. Ma il dato più sconcertante è che dei lavori di Hahn per voce e pianoforte – una produzione peraltro molto apprezzata dagli studiosi – quasi tre quarti non sono stati incisi su disco, se non in edizioni con diffusione estremamente limitata. Per colmare questa incredibile lacuna, il Palazzetto Bru Zane ha intrapreso il progetto di registrare l’integrale delle sue mélodies, che uscirà in cofanetto il prossimo ottobre. Intanto il concerto di cui ci occupiamo ne ha proposto una selezione con l’intervento dei due artisti impegnati nella registrazione, cui si è appena fatto cenno, tra l’altro, particolarmente amati dal pubblico veneziano – il baritono Tassis Christoyannis e il pianista Jeff Cohen, suo fedele accompagnatore – dandoci l’illusione di riascoltare la sua voce, tanto amata nella Belle Époque, che nei salotti aristocratici parigini incantò personaggi del calibro di Marcel Proust o Jean Cocteau.
Il cantante di origine greca – sempre magistralmente accompagnato da un impeccabile e partecipe Cohen – ha dimostrato ancora una volta di conoscere tutti i segreti legati a questo repertorio, sfoggiando una squisita dizione, una contenuta eppure efficace gestualità, un assoluto controllo dei propri mezzi vocali, un’adesione totale ad ogni minima inflessione del testo anche con un uso sempre opportuno del falsetto e delle mezze voci, forse retaggio dell’insegnamento di Aldo Protti, con cui a suo tempo si perfezionò in Italia. L’arte sottile di Christoyannis si è colta – per fare qualche esempio – nell’incantesimo notturno della celebre Heure exquise, da “Chansons grises”, il primo dei cicli importanti di mélodies di Reynaldo Hahn, comprendente sette poesie di Paul Verlaine; nell’aura romantica, ereditata da Massenet, di Paysage, da “Premier Recueil”, o di Aimons-nous!, da “Troisième Volume”, entrambe nobili melodie, in cui si è goduta una vocalità sensuale, sostenuta dalle sonorità inebrianti del pianoforte; nella vaga malinconia della famosa À Chloris, da “Second Recueil”, in cui Hahn cita Bach non per sfoggio superficiale ma per rievocare lo spirito della sua musica. Citiamo ancora, per la finezza dell’interpretazione: “Encor sur le pavé sonne mon pas nocturne”, da “Les Feuilles blessées”, caratterizzate da un rinnovamento del linguaggio, influenzato dal simbolismo; Sous l’oranger (Tango habanera), da “Neuf Mélodies retrouvées”, ammiccante al folklore ispanico; o, ancora, La barcheta e Che pecà!, da “Venezia”, ricche di colore locale, in cui si è gustato un caratteristico dialetto veneziano antico, insieme a una irresistibile verve, a trionfale conclusione del programma. Dopodiché applausi a non finire si sono placati solo per la concessione di due bis: “Si me vers avaient des ailes”, doveroso riferimento al titolo del concerto e Fêtes galantes, che hanno confermato Reynaldo Hahn un vero maestro della mélodie française.