G.Donizetti:”Ah mes amis”, “Pour me rapprocher de Marie” (La fille du regiment), “Deserto in terra” (Don Sebastiano), “Quanto e bella”, “Una furtiva lagrima” (L’elisir d’amore), “Sogno soave e casto” (Don Pasquale), “Spirto Gentil” (La Favorita), “Vivi tu, te ne scongiuro” (Anna Bolena), “Fra poco a me ricovero” (Lucia di Lammermoor); V.Bellini: “A te, o cara” (I Puritani); G.Verdi: “Parmi veder le lagrime” (Rigoletto).Stephen Costello (tenore), Kaunas City Symphony Orchestra, Constantine Orbelian (direttore). Registrazione:Kaunas Philharmonic, 14-19 Maggio 2017. T.Time: 49’57 1 CD Delos De 3541
Un giovane tenore americano ancora poco noto in Italia, ma con carriera ormai decennale negli Stati Uniti – nonostante l’ancor giovane età – è Stephen Costello, protagonista di un recital solistico prevalentemente donizettiano. Rispetto alla recente e, per molti aspetti, affine incisione di Fabiano è evidente che le possibilità della casa discografica impongono un livello medio della produzione più modesto. Constantine Orbelian è un direttore esperto e di grande mestiere e riesce ad ottenere il meglio dall’orchestra a disposizione, ma, nonostante l’impegno, è innegabile che la Kaunas City Symphony Orchestra non regga il confronto con i complessi londinesi della registrazione precedente. Ma quello che delude particolarmente è la scelta stilistica sottesa all’esecuzione di molti brani: non solo – e si pensa per ragioni economiche – sono omessi gli interventi del coro e dei pertichini presenti in alcune arie, ma molti brani risultano pesantemente tagliati, lasciando un senso di frustrante incompletezza all’ascolto – è il caso delle arie tratte da “Lucia di Lammermoor” e “Rigoletto”, private della cabaletta o della cavatina di Tonio, ridotta solo all’ultima sezione. Il risultato è una durata di neppure un’ora di musica, decisamente troppo poco per gli standard attuali. Sul terreno vocale le cose vanno decisamente meglio: Costello dispone di un ragguardevole materiale vocale, una bella voce di tenore lirico luminosa e autenticamente squillante e le esperienze maturate anche in repertori molto diversi – è stato il creatore del ruolo di Greenhorm/Ishmael in “Moby Dick” di Heggie – hanno sviluppato in lui notevoli doti di fraseggiatore. La pronuncia italiana è nell’insieme nitida, pur con qualche piccolo inciampo, così come quella francese. Il brano meno riuscito è forse quello di apertura che da il titolo alla raccolta: l’”A te, o cara” de “I puritani” è troppo estroverso, troppo diretto, troppo plateale, privo di quell’ideale astrazione che è così tipica delle melodie belliniane. Decisamente più a suo agio nei brani di Donizetti e ci sarebbe solo da appuntare che, tranne poche eccezioni, sono tutti brani fin troppo nazional-popolari… eppure così ricco sarebbe il catalogo del bergamasco al riguardo! Il Tonio della “La Fille du régiment” ha tutto lo squillo richiesto dalla cabaletta del I atto, con i Do presi con slancio a voce piena, ma è soprattutto nella nobile eleganza di “Pour me rapprocher a Marie” che si esaltano le doti di musicalità di Costello. Le stesse doti che ritroviamo nell’austera commozione di “Vivi tu, te ne scongiuro” dall’”Anna Bolena” – fortunatamente eseguito integralmente – e che rappresenta forse il momento migliore di tutta la registrazione, insieme alle arie da “La favorita” e “Don Sebastiano re del Portogallo”, eseguite purtroppo nell’ormai datata versione italiana. Completano il programma un Nemorino ben cantato, ma forse troppo elegante (e con un apprezzabile gioco dinamico in “Una furtiva lagrima”), la scena conclusiva di Edgardo e, unica incursione nel repertorio verdiano, la grande scena del Duca di Mantova che apre il II atto de “Rigoletto”. Purtroppo, dopo un recitativo affrontato con convinzione e una nobile lettura di “Parmi veder le lagrime”, il taglio della cabaletta lascia un senso di frustrante incompletezza con l’assenza di quello sfogo acuto di “Possente amor mi chiama”, che deve completare il lirismo cantabile dell’aria, specie con un tenore dallo squillo facile e sicuro come Costello.