Johann Strauss Jr. (Vienna, 25 ottobre 1825 – 3 giugno 1899)
A 120 anni dalla morte
“Johann Strauss al momento si trova ad Ischl per l’estate […] e mentre si trova lì, ha iniziato a comporre una nuova operetta in tre atti. Il libretto, lo stanno scrivendo A. M. Willner e Bernhard Buchbinder. Il maestro Strauss, che si è messo al lavoro con grande entusiasmo creativo, intende completarlo per l’estate del 1897”.
In questo breve annuncio, pubblicato l’11 luglio 1896 dall’«Illustrirtes Wiener Extrablatt», è contenuto uno dei primi accenni all’operetta di Strauss, Die Göttin der Vernunft (La Dea della Ragione).In realtà il «grande entusiasmo creativo» a cui si fa riferimento nel breve articolo durò poco, perché nel prosieguo del lavoro si verificarono dissapori con i librettisti riguardanti soprattutto la trama dell’operetta che, ambientata nel periodo del Terrore, si ispirava all’ateo e anticristiano culto della dea ragione che, introdotto dal politico francese Pierre Chaumelle, promuoveva il raggiungimento della verità e della libertà attraverso l’esercizio della ragione umana. Il 10 novembre 1793 Chaumelle organizzò una festa, il cui fulcro fu la Dea Ragione impersonata da un’attrice, forse una cantante lirica parigina, che fu portata seminuda in trionfo nella Cattedrale di Notre-Dame. Strauss, che aveva ricevuto i primi tre numeri dell’operetta intorno al 12 luglio 1896, ricevette dai due librettisti, Alfred Maria Willner e Bernhard Buchbinder, un mese dopo lo scenario, del quale rifiutò il tema ateo e anticristiano soprattutto in considerazione che l’operetta sarebbe stata destinata a un pubblico cattolico come quello austriaco. Strauss cercò allora inutilmente di liberarsi dall’impegno che aveva preso con i due librettisti, ma Willner, che era un avvocato, lo persuase a continuare facendo leva sul fatto che il suo ritiro avrebbe comportato la rottura del contratto. Malvolentieri e malato, Strauss completò in otto mesi la partitura sul cui successo, nonostante gli incoraggiamenti di Willner, il compositore continuò a nutrire seri dubbi e, apparentemente sofferente per una forma di catarro bronchiale, non presenziò alla prima rappresentazione, avvenuta il 13 marzo 1897, al Theater an der Wien sotto la direzione di Adolf Müller, venendo informato per telefono alla fine di ogni atto sull’accoglienza riservata dal pubblico alla sua operetta che tenne il cartellone solo per 36 serate. La critica, come al solito, si divise tra chi, come il recensore della «Deutsche Zeitung» la stroncò, affermando che «l’inventiva e il potere di esecuzione hanno entrambi abbandonato l’anziano compositore» e chi, come quello della «Deutsche Volksblatt», la elogiò in modo sperticato. Sulle colonne del giornale si lesse, infatti:
“[L’operetta] ha mostrato grande freschezza di spirito, un’inesauribile inventiva e ricchezza di melodia che, anche oggi, sono caratteristiche del maestro Strauss a dispetto dei suoi 72 anni. […] Qui Strauss sta facendo apparentemente uno sforzo – più che nei suoi più recenti lavori (Waldmeister e molti altri) per consegnare l’operetta nelle braccia dell’opera comica, e ci sono molte caratteristiche in essa che puntano direttamente al Padre dell’opera comica tedesca, l’immortale Mozart. […] La partitura è lavorata con cura, il che non avveniva nei più recenti lavori di questo compositore; molte sottigliezze strumentali e armoniche, ensemble magnificamente realizzati e finali altamente efficaci mostrano che Strauss ha affrontato il lavoro con serietà con il proposito di produrre più di una pura e semplice musica da operetta”.
L’operetta, caduta in oblio, può essere oggi eseguita grazie a una serie di eventi fortuiti e alla tenacia del professore Christian Pollack che, dopo aver ritrovato la partitura manoscritta e le parti che si trovavano negli archivi del Theater an der Wien, oggi custoditi presso la Österreichische Nationalbibliothek (Biblioteca Nazionale Austriaca), ha realizzato un’edizione critica ricostruendo questo lavoro così come è stato rappresentato la prima volta inserendo soltanto alcuni passi che Strauss aveva aggiunto per la venticinquesima rappresentazione.
L’azione si svolge nel 1794 durante il periodo del Terrore a Châlons dove è di stanza il quartiere generale dell’esercito; all’inizio del primo atto donne e ragazze del luogo si offrono per lavorare al seguito dell’esercito, dichiarandosi disponibili a fare qualunque cosa, ma vengono insultate dal sergente Pandore che ne annota i nomi. La scelta sarà, infatti, fatta, come da tradizione, dal capitano. Entra nel frattempo l’arrogante colonnello Furieux, che, essendo furibondo perché non ha trovato nulla fuori posto durante l’ispezione delle sue truppe, cerca di calmarsi vantandosi con le donne dei suoi successi. Jacquelin, un caricaturista ricercato a causa delle sue caricature di personaggi politici, che vorrebbe fuggire dalla Francia insieme con la cantante Ernestine, sta cercando di ottenere il passaporto che gli viene negato da Furieux il quale, pretendendo di incontrare la donna entro la fine della giornata, lo minaccia di condannarlo a morte. Jacquelin dichiara, allora, che Ernestine è trattenuta a Parigi perché temporaneamente scritturata dal direttore di un teatro come Dea Ragione. Entra Bonhomme, un proprietario terriero, che dice di averla vista a Parigi e di essere stato costretto a celebrare un finto matrimonio con lei, aggiungendo di essersi rifugiato a Châlons nella speranza di essere sfuggito alla donna. Il successivo arrivo della Contessa Mathilde de Nevers suggerisce uno stratagemma ai due uomini che la inducono, per poter fuggire, di fingersi Ernestine. Furieux invita la finta Ernestine a cenare con gli ufficiali i quali le chiedono di indossare il costume della Dea Ragione. La donna, dal canto suo, sceglie il Capitano Robert come suo protettore, suscitando l’ira di Furieux. Alla fine dell’atto, però, giunge la vera Ernestine con un mandato della Convenzione Nazionale in base al quale la donna ha il potere di nominare un delegato di Châlons. Nomina Bonhomme e smaschera la Contessa, ma Bonhomme, fresco della nomina, con la sua autorità salva quest’ultima affermando che è la Dea.
Nei giardini della scuola del convento della Sorelle della Castità il Capitano Robert sveglia con un bacio la Contessa che sta dormendo tra i cespugli di rose e che vorrebbe baciare ancora, ma si vede opporre un netto rifiuto. Bonhomme, preoccupato sia perché dovrebbe sposare Ernestine sia per la Contessa, ricorda la sua giovinezza felice, quando entra Ernestine che, trovandolo insieme con la Contessa, litiga con quest’ultima. La situazione si complica quando giungono Furieux e Bonhomme i quali litigano a causa della Contessa. Furieux, dopo aver scoperto la vera identità dei personaggi e in particolare di Jacquelin, un caricaturista ricercato, della Dea che in realtà è una nobildonna, accusa alla fine Robert di tradimento, ma Bonhomme li salva, dando loro rifugio nella sua tenuta e minacciando Furieux di arrestarlo in caso di un suo intervento. Alla fine del secondo atto Ernestine indossa il costume della Dea e distrae tutti ballando sul tavolo.
Nell’atto terzo la scena si sposta nel castello di Bonhomme nei pressi di Châlons dove si assiste allo scioglimento con la ricomposizione delle coppie. Ernestine, che, dopo aver ottenuto i passaporti, li consegna a Robert e alla Contessa che si sposano, convola a nozze con Jacquelin, come del resto anche Bonhomme con la cameriera della Contessa Susette.
Anche in questo lavoro è possibile notare la vena melodica di Strauss evidente già nella briosa ouverture, che, finemente orchestrata con uno splendido a solo del violino, si muove a ritmi di valzer e di marce. Tra le pagine più belle, in quanto caratterizzate da una scrittura più lirica, si distinguono, l’aria della Contessa Ein Lied? Ein Lied? (Una canzone? Una canzone?) e il duetto tra la Contessa e Robert dell’atto secondo Won bin ich? (Dove sono?) introdotto da un bel “duetto” tra il flauto e il primo violino e il Walzer di Bonhomme, Schöne wilde Jugendzeit (Bel selvaggio periodo della gioventù), ricco di invetiva melodica. Carattere brillante presentanto altri personaggi, come Furieux sin dalla sua aria di presentazione Soeben hab ich inspiziert die Mannaschaft (Ho appena ispezionato gli uomini) ed Ernestine e Jacquelin, autori di un frizzante duetto nell’atto secondo, Als ich noch war Grisette (Quando ero ancora una grisette). Dedichiamo a Johann Strauss una serie di uscite atte a esplorare lavori teatrali poco noti.