Johann Strauss Jr. (Vienna, 25 ottobre 1825 – 3 giugno 1899)
A 120 anni dalla morte.
Rappresentata per la prima volta il 12 ottobre 1894 al Theater an der Wien, Jabuka costituì il fulcro delle celebrazioni per il 50° anniversario del debutto artistico di Strauss avvenuto il 15 ottobre 1844, ottenendo un grande successo grazie anche alla presenza nel cast di Alexander Girardi e nonostante la debolezza del libretto, opera di Max Kalbeck per quanto riguarda la trama e di Gustav Davis, autore dei versi dei numeri musicali. Stimato giornalista e autore della traduzione in tedesco del libretto della Sposa Venduta di Smetana che, andata in scena a Vienna nel 1892, aveva destato impressioni positive in Strauss, Max Kalbeck propendeva perché fosse realizzata come opera, mentre Davis spingeva per l’operetta. Alla fine il dissidio tra i due librettisti, che a un certo punto interruppero la loro collaborazione, portò alla redazione di un libretto debole sulla cui scelta dell’argomento aveva certo influito il successo dell’opera di Smetana. Nonostante l’esito trionfale della prima, dovuto anche alla musica esaltata da Christian Pollack che ne ha curato l’edizione, avvalendosi della partitura originale, l’operetta non si è affermata nel repertorio sparendo presto dai cartelloni.
L’azione si svolge in Serbia nel XIX secolo e nel primo atto è ambientata nella locanda di Staklo, tra le città di Gradinaz (Gradinac) e Raviza (Ravica), dove uomini e donne del luogo si ritrovano per prendere parte a Jabuka, l’annuale festa delle mele, in base alla quale un ragazzo, dopo aver morso la mela, la porge a una ragazza di cui è innamorato. Quest’ultima, se interessata, morde anche lei la mela e ne mangia un boccone, in caso contrario la restituisce senza averla assaggiata. Nella locanda giungono Mirko e Vasil, due nobili decaduti, che per sistemare i loro problemi finanziari, vorrebbero vendere il loro, ormai fatiscente, castello a Bambora, un ricco proprietario di una fabbrica di amido, o, in alternativa, ad impalmare due ricche spose, ma sono sbeffeggiati dalla popolazione per la loro povertà. Proprio quando Staklo rivela loro che alla festa parteciperà Jelka, la figlia di Mischa un ricco agricoltore, entrano nella locanda Joschko, un ufficiale giudiziario, che si lamenta del fatto che tutti preferiscono pagare i debiti piuttosto che farsi pignorare i beni. Egli è riuscito, infatti, a sequestrare qualche vecchio abito che il suo aiutante Franjo porta in un sacco. La presenza dell’ufficiale giudiziario preoccupa i due fratelli i quali temono che egli pignori i loro beni prima che abbiano avuto la possibilità di venderli. Mirko, allora, cerca di distrarlo, mentre Vasil, dopo aver accolto Bambora con la figlia Annita, inizia a giocare a carte con lui. Alla fine giunge, insieme con la bellissima figlia Jelka e sua zia Petrija, Mischa, il ricco agricoltore che, però, è sconvolto in quanto non potrà andare alla festa, essendosi rotta la sua carrozza.
Nel secondo atto l’azione si svolge nel castello di Mirko e Vasil a Gradinaz, dove i servitori, che chiedono a gran voce di essere pagati, vengono placati da Mirko che li invita a partecipare gratuitamente alla festa nel castello dove giungono Bambora e sua figlia Annita, di cui Vasil è innamorato. Mirko, da parte sua, cerca di trasformare il castello in modo che agli occhi di Jelka e della sua famiglia sembri una locanda di Raviza. Nel castello arrivano Joschko, vestito come un magnate, Petrija, l’oste Staklo e Jelka che non nasconde la sua sorpresa per l’insolito aspetto della locanda e nel rivedere Mirko il quale, per la giovane, che, sconvolta chiede una stanza per sé, fa predisporre la sua camera da letto. Mentre Mirko accoglie gli agricoltori locali spacciandoli per ospiti nobili, Joschko, che sta apponendo i sigilli ai beni dei due fratelli, è presentato da Vasil, come il Conte di Gradinaz, un suo zio esperto di antiquariato che sta mettendo il suo sigillo di approvazione su vari oggetti di famiglia. Jabuka ha inizio e tutti i ragazzi consegnano le mele alle ragazze; tra questi vi è Mirko che consegna la sua a Jelka la quale, dopo un momento di esitazione, a differenza delle altre ragazze, la getta ai piedi dell’uomo tra il riso generale. Mirko pur offeso, dichiara di essere ancora interessato a lei.
L’atto terzo si svolge sempre nel castello di Mirko e Vasil, dove Mischa, padre di Jelka, apprende che la figlia si trova nella camera da letto di Mirko e a Gradinaz non a Raviza. La situazione si complica, quando Joschko, in preda ai fumi dell’alcool, racconta la sua verità sulla sua identità destando una forte preoccupazione in Bambora che va immediatamente alla ricerca della figlia. Mischa, da parte sua, dopo aver accusato Joschko di frode, gli chiede di sistemare le cose tra Mirko e la Jelka la quale, derisa dalle altre ragazze che le dicono di prendere un manico di scopa per ballare con esso, alla fine decide di ricambiare l’amore di Mirko. Nel finale Annita e Vasil e Jelka e Mirko cantano una canzone d’amore nel tripudio generale.
Una grande inventiva melodica e la presenza di ritmi di origine slava contraddistinguono questa partitura piena di pezzi d’assieme e nella quale emergono, oltre ai bei cori e ai finali d’atto finemente costruiti come spesso accade nelle operette di Strauss, pagine come il duetto tra Jelka e Mirko Vergebens, dass ich spähe, verlassen liegt Ort (Invano cerco, abbandonato in questo luogo) e quello tra Annita e Vasil nel secondo atto, Es war einmal, es war einmal im Märchen nur (C’era una volta, solo in una fiaba).Dedichiamo a Johann Strauss una serie di uscite atte a esplorare lavori teatrali poco noti.
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