Johann Strauss Jr. (Vienna, 25 ottobre 1825 – 3 giugno 1899)
A 120 anni dalla morte
Ritter Pásmán (Cavaliere Pásmán), l’unica opera di Strauss su libretto di Ludwig Doczi, con il quale aveva già collaborato per la rielaborazione di Simplicius, alla prima rappresentazione avvenuta il 1° gennaio 1892 all’Hofoper (Opera di corte), oggi Staatsoper, di Vienna, non aveva regalato grandi soddisfazioni al suo autore. L’opera era rimasta, infatti, in cartellone per appena nove serate ed erano stati pochi i teatri all’estero e, in particolar modo, quelli di Praga, Berlino e Monaco che avevano deciso di allestirla. Questo scarso successo, se non si vuole parlare di vero e proprio insuccesso, dal momento che alla prima l’opera venne accolta con freddezza dal pubblico e la stampa si divise tra chi la elogiò e chi la stroncò, come il critico del «Wiener Abendpost», il quale lamentò che i personaggi non erano stati caratterizzati in modo distinto dal punto di vista musicale, fu la causa di una grande delusione per Strauss che decise di ritornare al genere che gli era più congeniale, quello dell’operetta. Si rivolse, allora, a Hugo Wittmann e Julius Bauer, due librettisti di successo, che gli inviarono il plot e i versi dei numeri musicali di Fürstin Ninetta (Principessa Ninetta), ma non i dialoghi, sui cui dettagli Bauer mantenne una forma di mistero. Completata la partitura nell’autunno del 1892, l’operetta fu messa in prova al Theater an der Wien con la concertazione del giovane direttore Adolf Müller, ma per Strauss le sorprese non erano ancora finite. Il compositore, presente alla prova generale, espresse il suo disappunto sui dialoghi che riteneva non corrispondenti alla concezione della sua musica, tanto che laconicamente commentò: «Questo libretto non ha affatto bisogno di musica». L’operetta, andata in scena il 10 gennaio 1893 in un teatro per la prima volta illuminato dalla luce elettrica e alla presenza dell’Imperatore Francesco Giuseppe e dello stesso Strauss, che prese posto tra il pubblico e non sul podio come aveva fatto per i lavori teatrali precedenti, ottenne un buon successo tanto che tenne il cartellone per ben 76 serate e fu richiesta da una dozzina di teatri di città dell’Impero Austro-Ungarico, ma dal 1905 è sparita dalle scene.
Il primo atto si svolge nella sala d’ingresso di un hotel di Sorrento che si affaccia sulla spiaggia; qui il barone Mörsburg, seduto a un tavolo, è informato dal cameriere Emilio e dal proprietario dell’albergo Wirth sull’imminente celebrazione delle nozze tra Adelheid e Ferdinand, che in quel momento sono seduti a un altro tavolo, quando riceve un telegramma con il quale, la sua amica Principessa Ninetta Campocasso gli chiede di prenotargli una camera in albergo. Vedova di un principe italiano, ma originaria della Russia, giunge poco dopo in hotel sotto le mentite spoglie di Carlino. Il travestimento, che non inganna il Barone il quale la riconosce immediatamente, ottiene il suo effetto sugli altri ospiti dell’hotel tanto che le donne restano affascinate dalla sua bellezza. Nell’hotel giungono anche Anastasia Knapp, madre di Ferdinand e vedova, Prosper Möbius, padre di Adelheid e anche lui vedovo, che, innamorati in giovinezza, non avevano avuto il consenso al loro matrimonio da parte delle famiglie, Cassim Pascha, che ha viaggiato al seguito di un circo italiano dove si è esibito come ipnotizzatore, nel quale il Barone riconosce un nobile russo di nome Tatischeff, il suo servitore Rustan, e, infine, il console tedesco, von Rübke, venuto da Napoli per celebrare il matrimonio. Quest’ultimo, già indispettito per il rifiuto opposto l’anno precedente dalla giovane sposa a una sua offerta di matrimonio, scoprendo, a un controllo dei documenti, che la madre di Ferdinand si chiama Anastasia Möbius dal momento che il giorno prima a Nizza si era sposata con Prosper, blocca la celebrazione delle nozze dichiarando che Ferdinand e Adelaide sono fratellastro e sorellastra e aggiungendo che il matrimonio si sarebbe potuto celebrare solo nel caso in cui i rispettivi genitori divorziassero. Questa ipotesi è immediatamente scartata, in quanto per divorziare sarebbero stati necessari validi motivi, come l’infedeltà o la violenza. Del resto la coppia, da poco ricomposta, non ha alcuna intenzione di divorziare dietro falsi pretesti.
Nel secondo atto la scena si sposta sulla terrazza dello stesso hotel, dove Ferdinand, intento a dipingere un quadro, è osservato da una bella ragazza nella quale riconosce la principessa Ninetta che ha ripreso le vesti femminili e della quale il pittore tesse l’elogio. Mentre il cameriere Emilio diffonde l’allarmante notizia secondo la quale tra gli ospiti ci sarebbe un brigante che ha già rubato e ucciso sulla strada che porta al Vesuvio, riappare Ninetta che affascina tutti gli uomini presenti e alla quale Cassim, dopo essersi offerto di insegnarle l’arte dell’ipnosi, chiede di accompagnarlo per un’escursione sul Vesuvio suscitando in Emilio il sospetto che l’uomo sia il pericoloso bandito. La Principessa, però, dopo essere sparita, riappare pochi attimi dopo travestita da ragazzino e suscitando così l’ammirazione di Anastasia, mentre Cassim fa una passeggiata sulla spiaggia in cerca di Ninetta. Ritornato solo dalla spiaggia, Cassim, che, a causa del fez da lui indossato perché aveva ricoperto l’incarico di ministro delle finanze egiziano, è chiamato il Turco, viene accusato dagli altri di essere il bandito e di aver ucciso sia Carlino che Ninetta. L’uomo si difende dicendo di aver acquistato l’hotel di cui è l’unico proprietario, ma nel frattempo vengono chiamati un giudice e la polizia, di fronte a cui gli altri ospiti lo accusano di essere l’assassino di Ninetta e di Carlino.
Il breve terzo atto si svolge nel salone dei banchetti dell’hotel, dove la rivelazione del barone Mörsburg riguardante i travestimenti di Ninetta produce lo scioglimento. Anastasia, infatti, schiaffeggia il marito che aveva corteggiato la Principessa dando così lo spunto perché il Barone proclami il divorzio fra i due. Ferdinand e Adelheid possono dunque sposarsi, mentre Cassim e Ninetta, che scoprono di essere cugini, litigano per la proprietà dell’hotel.
Anche in questa partitura, aperta da un breve preludio, in sostituzione della tradizionale ouverture, a cui segue un coro, cantato in italiano (Ah venite belle donne) che serve ad ambientare la vicenda, non manca la tipica vena melodica straussiana che trova i suoi momenti più intensi dal punto di vista lirico nel bel duetto tra Adelheid e Ferdinand (Ich wähle mur ein still) e nell’aria Einst träumte mir (Una volta ho sognato), cantata nel terzo atto da Cassim, dalla cui melodia Strauss ha tratto il Ninetta-Walzer, mentre l’ironia del compositore si esprime in pagine come il couplet di Cassim (Pascholl, noch heute wird gepackt). Tra le pagine più note della partitura si segnala, infine, la Pizzicato-Polka, che, utilizzata come intermezzo nel terzo atto, si è affermata nel repertorio sinfonico.Dedichiamo a Johann Strauss una serie di uscite atte a esplorare lavori teatrali poco noti.