Tragedia lirica in tre atti. Testi di Salvatore Cammarano e Adolphe Nourrit. Michael Fabiano (Poliuto). Ana Maria Martinez (Paolina). Igor Golovatenko (Severo). Matthew Rose (Callistene). Emanuele D’Aguanno (Nearco). Timothy Robinson (Felice). Gyula Rab e Adam Marsdem (Cristiani) London Philharmonic Orchestra. Enrique Mazzola (direttore). The Glyndebourne Chorus. Jeremy Bines (direttore). Regia Mariane Clément. Designer Julia Hansen. Luci Bernd Purkrabe. Registrazione: Glyndebourne, 15 luglio 2015 T. Time: 117′. 1 DVD Opus Arte OA 1211 D, 2016
Tra l’estate e l’autunno del 1838 Donizetti, deluso per la sua mancata nomina a direttore del Conservatorio di Napoli attribuita a Saverio Mercadante e per l’impossibilità di rappresentare al San Carlo Poliuto a causa della censura contraria all’allestimento di un’opera di argomento sacro nella stagione autunnale, decise di lasciare Napoli per trasferirsi a Parigi dove lo attendeva un contratto con l’Opéra. Per il pubblico francese egli scelse proprio Poliuto su un testo che Cammarano aveva ricavato da Polyeucte martyr di Pierre Corneille, ma l’opera diventò Les Martyrs nella traduzione di Scribe che aggiunse un IV atto e balli per adattarla al grand-opéra. Anche Donizetti dovette intervenire sulla musica riscrivendo i recitativi, il finale del I atto, aggiungendo nuove arie e terzetti e scrivendo ex-novo la musica della danza e del IV atto. Il San Carlo avrebbe ospitato la prima della versione italiana il 30 novembre 1848, alcuni mesi dopo la morte di Donizetti avvenuta l’8 aprile. In seguito la fortuna di Poliuto è stata indissolubilmente legata a grandi interpreti come Enrico Tamberlik, Francesco Tamagno, Beniamino Gigli e Maria Caniglia. L’opera, dopo aver vissuto una storica ripresa scaligera nel 1960 con la Callas e Corelli, ha suscitato un rinnovato interesse solo negli ultimi anni, dopo una ripresa a Roma (1989) e due produzioni a Bergamo rispettivamente nel 1993 e nel 2010, l’ultima delle quali è stata registrata dalla Bongiovanni.
Pubblicata dall’etichetta Opus Arte nel 2016, questa produzione, andata in scena a Glyndebourne nel mese di luglio del 2015 e realizzata sull’edizione critica curata dai famosi studiosi donizettiani William Ashbrook e Roger Parker, è dunque la seconda versione in DVD di questo gioiello del compositore bergamasco che meriterebbe maggiore fortuna nei teatri. Non particolarmente accattivante dal punto di vista visivo, questa produzione si presenta essenziale per quanto riguarda le scene di Julia Hansen, ridotte a delle quinte mobili che vengono scomposte e ricomposte per dar vita ai diversi ambienti peraltro mai delineati in modo tale da riprodurre luoghi precisi, o a un letto, che nel secondo atto introduce il pubblico nella casa di Felice. A un vago contesto storico novecentesco alludono i costumi costituiti da divise militari che sembrano evocare un non ben precisato regime totalitario secondo una prassi fin troppo diffusa nei teatri contemporanei tanto che l’impressione del déjà vu è molto forte. Per il resto la regia di Mariane Clément segue il libretto con una certa coerenza con l’impianto scenico mentre molto ben dosate sono le luci di Bernd Purkrabe e raffinate sono le videoproiezioni di cui è costellato questo spettacolo senza grandi pretese, ma nel complesso godibile.
Sul piano musicale Enrique Mazzola, sul podio della London Philharmonic Orchestra, dà della partitura, alla quale opera dei piccoli tagli in qualche coda e nella ripetizione della cabaletta dell’aria di Poliuto dell’atto secondo, una lettura sostanzialmente corretta sia per quanto riguarda i tempi che le sonorità. Nel complesso convincente il cast vocale a partire da Ana Maria Martinez (Paolina), che, dotata di buona tecnica, evidente nelle agilità sempre ben risolte, e di una voce nel complesso omogenea, appare sicura vocalmente e ben calata nella parte esprimendo con intensa partecipazione i sentimenti che travagliano il suo personaggio. Un Poliuto pienamente convincente dal punto vista interpretativo è anche Michael Fabiano, che, dotato di un voce omogenea e dal timbro chiaro, esibisce un fraseggio e un’intonazione curati. Di spessore il Severo di Igor Golovatenko, che alterna accenti particolarmente dolci quando deve esprimere il suo amore per Paolina ad altri autoritari che si addicono al suo ruolo di proconsole evidenti soprattutto nel momento del suo ingresso in scena. Completano il cast Matthew Rose, a suo agio nel ruolo di Callistene, Emanuele D’Aguanno (Nearco), che, nonostante la sua presenza sia limitata a interventi da pertichino, mostra una fraseggio e un’intonazione curati, Timothy Robinson, Gyula Rab e Adam Marsdem, corretti nella parte di Felice il primo e in quella dei Cristiani gli altri. Buona la prova del Glyndebourne Chorus ben preparato da Jeremy Bines.