Sinfonia in si bemolle maggiore n. 102
Largo, Allegro vivace – Adagio – Menuet. Allegro – Finale. Presto
Durata 24’ca
Decima delle 12 Sinfonie cosiddette “Londinesi”, la Sinfonia n. 102 fu eseguita con un grande successo il 2 febbraio 1796 al King’s Theatre in Haymarket di Londra per l’apertura della stagione teatrale di opere e concerti. L’opera, dunque, appartiene all’ultimo e più maturo periodo della produzione sinfonica di Haydn, essendo stata composta nel 1794, anche se fu eseguita per la prima volta solo due anni dopo, dal momento che Salomon aveva deciso, suo malgrado, la sospensione dell’attività concertistica da lui promossa non potendo mantenere alto il livello qualitativo dei concerti da lui organizzati; i contemporanei disordini francesi, infatti, gli avevano impedito di importare nel territorio inglese talenti stranieri, per cui soltanto nel 1796 il King’s Theatre in Haymarket si assunse l’onere di eseguire questa sinfonia, sperando in un altro successo. Le aspettative non furono disattese nemmeno questa volta e il successo trionfale fu provvidenziale, in quanto evitò una strage; il pubblico, infatti, per chiedere il bis, si accalcò in prossimità del proscenio lasciando vuota quella zona della platea in cui cadde rovinosamente un enorme lampadario che certamente avrebbe potuto provocare un gran numero di vittime. Questo evento, che per molti aspetti apparve miracoloso, fu legato indissolubilmente ad una sinfonia di Haydn, stranamente, non a questa, ma alla n. 96 definita Il miracolo.
Dal punto di vista formale la Sinfonia n. 102 presenta una struttura molto simile a quella delle altre londinesi; il primo movimento, Allegro vivace, in forma-sonata, si apre con un Largo introduttivo nel quale spicca un lungo si bemolle, prima in crescendo e, poi, in decrescendo che, insieme ad un altro tema affidato agli archi, contribuisce a formare il materiale musicale su cui si fonda l’Allegro. Il secondo movimento, Adagio, costituisce una mirabile sintesi tra il tema e variazioni e la forma-sonata la cui influenza è percepibile, in particolar modo, nella struttura tonale del brano. Molto interessante è la strumentazione estremamente delicata che si avvale, soprattutto nella parte conclusiva, delle trombe e dei corni muniti di sordina. Elegante, anche se più veloce del solito, è il Minuetto, mentre il Presto conclusivo è un classico rondò-sonata.
Sinfonia n. 103 “col rullo di timpani” in mi bemolle maggiore Hob. 1:103
Adagio, Allegro con spirito – Andante – Menuetto – Allegro con spirito
Durata: 26’ca
https://www.youtube.com/watch?v=OUZlu4i_QQE
“Un’altra nuova Overture (Sinfonia n. 103), del fertile e affascinante Haydn, è stata eseguita; […] come al solito, ebbe continui colpi di genio sia nella melodia che nell’armonia. L’introduzione ha suscitato il più profondo interesse, l’Allegro affascinò, l’Andante fu bissato, il Minuetto, specialmente il trio, fu vivace e dolce, e l’ultimo movimento fu simile, se non superiore al precedente”.
Con questo breve, quanto entusiastico, commento il «Morning Chronicle» salutò la prima esecuzione della Sinfonia n. 103 di Haydn al King’s Theatre in Haymarket il 2 marzo 1795 durante il quarto concerto della stagione dell’Opera Concerts. Penultima delle 12 sinfonie londinesi, la Sinfonia n. 103, meglio indicata col soprannome col rullo di timpani, perché aperta da un rullo dei timpani, fu composta durante l’inverno 1794-1795 per un organico insolitamente grande per l’epoca, costituito da ben 60 esecutori, diretti dallo stesso Haydn, che, secondo una vecchia consuetudine, era seduto al clavicembalo o al fortepiano, e dal maestro concertatore Viotti. Come tutte le Sinfonie londinesi, eccezion fatta per la Sinfonia n. 95, anche questa presenta un’introduzione lenta, che, secondo quanto riferito dal «Morning Chronicle» nella recensione di cui sopra, aveva suscitato nel pubblico un profondo interesse, dovuto forse alle sonorità cupe e minacciose ottenute, all’inizio, con il celebre rullo del timpano, definito da Luigi Della Croce (Le 107 sinfonie di Haydn, Torino, Eda, 1975, p. 347), un rumore che non ha nulla a che fare con la composizione; forse l’immagine della guerra come nell’andante della sinfonia Militare o nella Messa dei timpani. Il tono cupo di questo celebre incipit è confermato dal tema dell’Adagio, affidato ai violoncelli, ai contrabbassi e ai fagotti, che suonano all’unisono, e sembra rischiarato da una nuova luce soltanto nel momento in cui si passa alla dominante. Il tono cupo di questa introduzione appare, almeno inizialmente, attenuato dal gaio primo tema dell’Allegro, ma ritorna sia all’interno di esso rimodellando la struttura della forma-sonata, quando gli archi gravi ne riprendono il tema nella parte centrale dello sviluppo, sia nella sezione conclusiva dopo la ripresa e prima della breve coda. Il secondo movimento, Andante più tosto allegretto, segue, dal punto di vista formale, la struttura del tema e variazioni, particolarmente cara ad Haydn soprattutto nella prima serie delle sinfonie londinesi dove era stata adottata nella n. 94, nella n. 95 e nella n. 97. Anche la struttura formale di questo movimento appare rinnovata, in quanto ad essere variati sono due temi entrambi popolari, probabilmente di origine croata, uno in do minore, affidato ai violini, ed uno in do maggiore, esposto dall’oboe, che si presenta come una parafrasi del primo. Tra le variazioni, che registrano un’alternanza tra maggiore e minore, spicca una affidata al violino solista che assume una funzione concertante. Il terzo movimento è un classico Minuetto haydniano, il cui incipit ricalca, sia pure in una tonalità diversa, quello della Sinfonia n. 102 con la dominante ribattuta e ornata con le tipiche acciaccature. Il Finale, Allegro con spirito, è un rondò-sonata che si apre con due temi, uno affidato ai corni e l’altro ai violini, la cui esposizione è simile a quella di una doppia fuga.
Sinfonia n. 104 “London” (o “Salomon”, “Della zampogna”) in re maggiore Hob. I: 104
Adagio, Allegro – Andante – Menuetto. Allegro – Finale. Allegro spiritoso
Durata: 27’
“L’intera compagnia si compiacque in modo completo e anch’io. Io feci 4000 gulden questa sera: una tale cosa è possibile solo in Inghilterra”.
Haydn, la sera della prima esecuzione della Sinfonia n. 104 “London” avvenuta al King’s Theatre in Haymarket di Londra il 13 aprile 1795 per l’organizzazione Opera Concerts sotto la sua personale direzione era certamente soddisfatto non solo per il lauto guadagno a cui fece riferimento in questa annotazione sul suo diario, ma anche per il successo strepitoso, destinato a ripetersi poco meno di un mese dopo, il 4 maggio 1795, in un concerto di addio in cui erano in programma soltanto sue composizioni, fra cui la Sinfonia n. 104. La sinfonia è un vero e proprio addio non solo nei confronti del pubblico inglese, ma anche al genere sinfonico in senso ampio, in quanto, oltre ad essere l’ultima delle 12 sinfonie londinesi, è anche l’ultima composizione scritta in questa forma. Essa presenta tre titoli: il primo, London, si riferisce alla città che gli aveva tributato i maggiori successi negli ultimi anni al punto tale da tentarlo di prendere la cittadinanza inglese; il secondo, Salomon, in riferimento all’impresario Peter Salomon che nel 1790 aveva commissionato ad Haydn la composizione delle prime sei sinfonie londinesi, e, infine, il terzo, della zampogna, per il lungo pedale della parte iniziale del Finale, affidato ai bassi e ai corni, che ricorda l’effetto della cornamusa.
Come tutte le altre sinfonie londinesi, eccezion fatta per la n. 95, il primo movimento si apre con un Adagio introduttivo, teso e inquietante nella scrittura armonica e nella tonalità di re minore, ma anche marziale nel caratteristico ritmo puntato di apertura; esso contrasta con il carattere sereno dell’Allegro, in forma-sonata e monotematico, in quanto il secondo tema non è nient’altro che la ripresa del primo trasposto in la maggiore. Il secondo movimento, Andante, è, per quanto riguarda la forma, una contaminazione tra quella del rondò e quella della variazione. Il tema, esposto dagli archi e ripreso dagli strumentini, è molto bello e prelude ad una fortissima esplosione dell’intera orchestra a cui segue una pausa generale di tutti gli strumenti; la violenta sonorità orchestrale e, per contrasto, la successiva pausa degli strumenti con l’assoluto silenzio che l’accompagna, contribuiscono, assieme agli altri elementi citati, a rendere il movimento estremamente vario tanto da sorprendere e lasciare attonito l’uditorio. Il terzo movimento, un Menuetto ricorda, per l’andamento veloce, lo scherzo, mentre il Trio si segnala per la preziosa orchestrazione nella quale emerge il sottile gioco di richiami tra gli strumentini e gli archi. Il Finale riceve forma e ispirazione, come accade molto spesso negli ultimi movimenti delle sinfonie di Haydn, da un tema popolare tratto da una ballata croata e si segnala per i timbri da zampogna che caratterizzano i pedali, tenuti da archi e corni, dando alla sinfonia uno dei tre soprannomi con cui è conosciuta.