Staatsoper Stuttgart, Stagione Lirica 2018/19
“MEFISTOFELE”
Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo. Libretto di Arrigo Boito,da Johann Wolfgang Goethe.
Musica di Arrigo Boito
Mefistofele MIKA KARES
Faust ANTONELLO PALOMBI
Margherita/Elena OLGA BUSUIOC
Marta/Pantalis FIORELLA HINCAPIÉ
“MEFISTOFELE”
Opera in un prologo, quattro atti e un epilogo. Libretto di Arrigo Boito,da Johann Wolfgang Goethe.
Musica di Arrigo Boito
Mefistofele MIKA KARES
Faust ANTONELLO PALOMBI
Margherita/Elena OLGA BUSUIOC
Marta/Pantalis FIORELLA HINCAPIÉ
Wagner/Nerèo CHRISTOPHER SOKOLOWSKI
Orchestra, Coro e Coro di voci bianche della Staatsoper Stuttgart.
Direttore Daniele Callegari
Maestro del Coro Manuel Pujol
Coro di voci bianche diretto da Bernhard Moncado
Regia Alex Ollé (La Fura dels Baus)
Direttore Daniele Callegari
Maestro del Coro Manuel Pujol
Coro di voci bianche diretto da Bernhard Moncado
Regia Alex Ollé (La Fura dels Baus)
Scene Alfons Flores
Costumi Lluc Castells
Lighting Designer Urs Schönebaum, Georg Veit
Drammaturgia Franz-Erdmann-Meyer-Herder
Lighting Designer Urs Schönebaum, Georg Veit
Drammaturgia Franz-Erdmann-Meyer-Herder
Coproduzione con l’ Opéra de Lyon
Stuttgart, 16 giugno 2019
Anche l’ ultima produzione della stagione alla Staatsoper Stuttgart ha ricevuto un caldo e sincero successo. La direzione artistica ha scelto di presentare un nuovo allestimento del Mefistofele di Arrigo Boito, un’ opera che in passato apparteneva al grande repertorio ma ai giorni nostri è un po’ passata di moda. Come testimonianza degli esiti artistici prodotti dall’ ambiente culturale italiano di fine Ottocento, in cui si cercava con urgenza un successore alla figura dominante di Giuseppe Verdi, il lavoro non manca di interesse. Oggi però si può dire con sicurezza che il tentativo di mettere in musica il monumentale poema di Wolfgang Goethe era decisamente al di sopra delle possibilità artistiche di Arrigo Boito. L’artista padovano era un raffinato uomo di cultura, un viaggiatore appassionato in grado di padroneggiare bene le lingue straniere e quindi molto informato su quello che in campo teatrale si produceva al di là dei confini italiani. Va ricordato a questo proposito che Boito fu uno dei primi appassionati divulgatori italiani della musica di Wagner, il quale lo ringraziò personalmente del suo impegno con la famosa Lettera ad un amico italiano. Anche in seguito al grande successo della collaborazione artistica con Verdi, dopo il 1890 Boito divenne una specie di Pontifex Maximus della vita musicale italiana e il suo aiuto fu molto importante per l’ affermazione di giovani artisti di talento come Giacomo Puccini e in seguito Arturo Toscanini, che fu da lui raccomandato per la direzione musicale della Scala. Come compositore Boito però non era dotato di grande ispirazione e oggi la musica del Mefistofele suona antiquata nella sua malriuscita mescolanza di cromatismi wagneriani e melodie che somigliano molto a quelle delle romanze da salotto di Francesco Paolo Tosti o Antonio Buzzi-Peccia. Dal punto di vista della realizzazione, con le sue opulente scene corali l’ opera di Boito offre però ottime possibilità a un teatro di mettere in mostra il livello artistico delle masse. Per questo spettacolo coprodotto dalla Staatsoper Stuttgart insieme all’ Opéra de Lyon la messinscena è stata affidata a Alex Ollé, uno dei direttori artistici del collettivo teatrale La Fura dels Baus. Il gruppo catalano è celebre per la spettacolarità dei suoi allestimenti, che secondo la mia opinione non si adattano molto bene al teatro d’ opera e finiscono molto spesso per risolversi in installazioni di arte moderna del tutto estranee al significato della musica. In questo caso, però, lo stile pompieristico della musica di Boito veniva evidenziato in maniera molto efficace dall’ allestimento. La scena ideata da Alfons Flores per il Prologo e l’ Epilogo è divisa in due piani: nella parte superiore si vede una struttura di parallelepipedi luminosi che richiama vagamente il Denkmal für die ermordeten Juden Europas di Berlino, contrapposta a un sotterraneo che serve da residenza a Mefistofele. Nel primo atto la scena resta invariata, mentre gli atti centrali si svolgono in una struttura metallica a gradini che viene illuminata da luci stroboscopiche, come una discoteca di bassa qualità. Nel complesso, la messinscena risulta gradevole e molto ben curata negli effetti, con una recitazione efficace sia da parte delle masse che dei solisti. Per quanto riguarda la parte musicale, lo stile spesso virtuosistico della scrittura orchestrale di Arrigo Boito e la presenza di opulente scene di massa costituiscono una sfida interessante per i direttori d’ orchestra. Daniele Callegari, direttore milanese di ottima carriera internazionale, ha evidenziato molto bene tutte le raffinatezze dinamiche della partitura e ha dato un ottimo respiro di insieme alle scene corali splendidamente ralizzate dal Coro della Staatsoper che ha dimostrato anche le sue ottime capacità attoriali. La Staatsorchester Stuttgart ha suonato con grande precisione e bellezza di suono. Le grandiose conclusioni del Prologo e dell’ Epilogo, insieme alle tinte orchestrali cupe e livide del Preludio alla scena del carcere, erano i momenti migliori di un’ interpretazione autorevole e molto curata in tutti i particolari. Molto positiva nel complesso è stata anche la prova della compagnia di canto.
Il quarantenne basso finlandese Mika Kares, membro stabile dell’ ensemble della Bayerische Staatsoper, possiede il talento istrionico e il carisma scenico richiesti dal ruolo di Mefistofele. La voce non è proprio quella del basso profondo dalle risonanze demoniache, ma il fraseggio era molto fine e ricco di dettagli nelle arie. Per molti aspetti una sorpresa e una vera rivelazione è stata la prova del trentatreenne soprano moldavo Olga Busuioc, dotata di mezzi vocali davvero fuori dal comune. Il timbro è di splendida qualità, con acuti luminosi e sonori. La passionalità delle due figure femminili che per il protagonista simboleggiano gli aspetti contrastanti della vita è stata resa in maniera splendida dalla giovane cantante, davvero un’ artista da seguire con attenzione nei prossimi anni. Professionalmente corretta, anche se non molto significativa, la prestazione di Antonello Palombi come Faust, che ha dovuto imparare la parte scenica in soli sei giorni essendo arrivato poco prima della prova generale a sostituire un collega che aveva dato forfait. Nei ruoli minori, Fiorella Hincapiè e Christopher Sokolowski, due giovani cantanti dell’ Opernstudio, hanno messo in mostra voci di bel timbro e intonazione molto precisa. Nel complesso, un’ esecuzione molto riuscita di un’ opera che non capita spesso di vedere in teatro. Dopo questo spettacolo e alcune riprese la stagione alla Staatsoper Stuttgart riprenderà in settembre. Il primo nuovo allestimento sarà il Don Carlo nella versione in cinque atti, cantato in francese. Foto Thomas Aurin