Teatro del Maggio Musicale Fiorentino – 82° Maggio Musicale Fiorentino
“LE NOZZE DI FIGARO”
Commedia per musica in quattro atti K. 492, Libretto di Lorenzo Da Ponte dalla commedia “La folle journée ou Le mariage de Figaro” di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Il conte di Almaviva MATTIA OLIVIERI
La contessa di Almaviva SERENA GAMBERONI
Susanna VALENTINA MASTRANGELO
Figaro SIMONE DEL SAVIO
Cherubino MIRIAM ALBANO
Marcellina PATRIZIA CIGNA
Don Bartolo EMANUELE CORDARO
Basilio DAVE MONACO
Don Curzio CLAUDIO ZAZZARO
Barbarina COSTANZA FONTANA
Antonio PATRIZIO LA PLACA
Due contadine ELENA BAZZO, NADIA PIRAZZINI
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Kristiina Poska
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Regia Sonia Bergamasco
Scene Marco Rossi
Costumi Gianluca Sbicca
Luci Cesare Accetta
Movimenti coreografici Paolo Arcangeli
Firenze, 17 giugno 2019
Parte con questa produzione il progetto triennale intitolato “Mozart al femminile”, al quale hanno aderito tre registe di diversa estrazione per i tre titoli della trilogia dapontiana; si inizia quest’anno con “Le Nozze di Figaro” affidate a Sonia Bergamasco, si prosegue al Maggio Musicale 2020 con Elena Bucci, attrice e regista tra teatro e cinema, che metterà in scena “Così fan tutte”, per terminare nel 2021 con Nicola Raab, regista d’opera di carriera ventennale, che curerà la regia di “Don Giovanni”. Sonia Bergamasco, attrice teatrale formatasi al Piccolo con Strehler, approdata al cinema e alla televisione e nota al grande pubblico come Livia, l’eterna fidanzata del commissario Montalbano nella fiction televisiva, giunge al suo debutto assoluto nell’Opera lirica con alle spalle anche una solida formazione pianistica. Ed è un debutto felice: nel suo lavoro si leggono la conoscenza dei meccanismi teatrali, la volontà di respirare con la musica e l’intenzione di accostarsi ad un genere con freschezza, ma anche con rispetto. Lo spettacolo è fluido, pieno di grazia e humour, la commedia domina sugli eventuali sottotesti tenebrosi o tragici; il sorriso, la dimensione positiva dell’amore, la fiducia nell’intelligenza umana appaiono fin dall’inizio condurre la vicenda ad un epilogo felice.Chi si aspetta che gli spettacoli di un festival debbano necessariamente lasciare il segno perché sovvertono una tradizione o portano alla luce significati mai immaginati resterà deluso: queste “Nozze” mirano con semplicità e brio, grazie ad un cast di cantanti che recitano benissimo, a svolgere con chiarezza una vicenda, sottolineando senza enfasi gli stati d’animo e caratterizzando personaggi decisamente simpatici – compreso il Conte, che è un po’ farabutto, ci prova a fare i suoi comodi, ma alla fine è umano anche lui e non tutti i suoi sentimenti sono spregevoli. Le scene di Marco Rossi sono in armonia con la visione registica, caratterizzate da semplicità geometrica di forme e freschezza di colori; il verde smeraldo domina nei pannelli verticali e nelle pavimentazioni, i pochi oggetti (una dormeuse, un clavicembalo, un biliardo) sono monocolore e in contrasto; coerentemente anche i costumi di Gianluca Sbicca perseguono l’eleganza per la via più semplice e diretta: un colore per ogni personaggio in forme settecentesche alleggerite. Figaro è rosso fegato, Susanna del colore del sole, il Conte è in bianco come la Contessa, che però ha un nastro in vita e scarpe rosse, candido è anche Cherubino; i personaggi antagonisti Bartolo, Basilio, Marcellina hanno le sfumature del blu: turchino, blu elettrico, blu di Prussia; il coro di contadini indossa il verde dello sfondo con guarnizioni fiorite e così via. Il tutto è vivificato dalle luci efficaci di Cesare Accetta che nell’ultimo atto creano un bellissimo notturno nel giardino, in cui gli alberi sono semplici silhouette nere che si stagliano contro il cielo violetto. La cura dei cromatismi nei minimi dettagli valorizza l’essenzialità di forme e l’economia di mezzi si traduce in finezza e non in povertà.
Il cast è composto da cantanti giovani, che recitano con personalità e padronanza della scena, tutti dotati di ottima presenza, capaci di entrare nel loro personaggio con convinzione e credibilità. Vocalmente domina il bellissimo strumento di Valentina Mastrangelo, morbido, ricco e luminoso; la sua Susanna sprizza gioventù e femminilità con un canto sempre facile, fraseggio intelligente e dizione chiarissima, recitativi compresi. Suo degno compagno è il Figaro dalla personalità volitiva e carismatica e dalla voce scura e sonora di Simone del Savio, che riesce a disegnare un personaggio scenicamente accattivante e interessante nel canto ricco di intenzioni espressive e gradevole nel timbro, al di là di qualche nasalità di troppo.Ottima nella raffigurazione scenica e nel fraseggio musicale è la Contessa di Serena Gamberoni, opportunamente in bilico tra la fierezza e la malinconia, la vivacità della gioventù e una maturità che si annuncia segnata dalla delusione; una maggiore morbidezza, una più dolce levigatezza di suono tra piano e pianissimo avrebbe reso pienamente compiuta la caratterizzazione, rendendo giustizia alla scrittura delle sue due bellissime arie. Mattia Olivieri è autorevole nella presenza fisica e piuttosto incisivo vocalmente; delinea un Conte decisamente giovane e per questo impulsivo, più passionale che nobile. È una chiave di lettura interessante, perseguita con coerenza e canto corretto; ho l’impressione che dal punto di vista puramente vocale gli si addicano di più i ruoli prettamente baritonali – più acuti – del repertorio ottocentesco, tuttavia la personalità di interprete certo non gli manca. Miriam Albano è un mezzosoprano chiaro dal timbro limpido e dolce, molto giovane, canta con ottima padronanza dei suoi mezzi e porta in scena un Cherubino tenero, dai risvolti buffi, altissimo e impacciato, con una mimica di trascinante simpatia. Emanuele Cordaro, che sostituisce all’ultimo momento l’indisposto Adriano Gramigni, è un Bartolo in crescendo: inizia con un’aria della vendetta ben cantata ma non troppo sonora e prende quota scaldandosi via via con un’azione scenica efficace e una voce sempre più cospicua e autorevole. Patrizia Cigna è una garanzia di musicalità, intelligenza interpretativa e saldezza tecnica; la sua aria da sorbetto è una piccola gemma di belcanto con colorature fluidissime e intonazione sempre centrata. La sua Marcellina è una madama piccante piena di verve che infine trova la sua dimensione nella tenerezza materna.Un Basilio vivacissimo porta in scena Dave Monaco, nei panni del tenore caratterista che si tuffa con partecipazione e riveste di comica tragicità i nonsense della sua aria. Efficaci e all’altezza del compito si rivelano nei loro piccoli ruoli Claudio Zazzaro, Costanza Fontana, Patrizio La Placa, Elena Bazzo e Nadia Pirazzini. Discontinua, a tratti pesante, a tratti lenta, la direzione di Kristiina Poska non si caratterizza in una particolare direzione, o almeno io non riesco a cogliere un taglio interpretativo; l’esecuzione procede con fraseggio meccanico e l’Orchestra del Maggio va incontro ad imprecisioni di attacco e scollamenti con il palcoscenico del tutto insoliti; dopo l’intervallo qualcosa si assesta e gli ultimi due atti vanno decisamente meglio. Tutto fila liscio invece nella prestazione del Coro diretto da Lorenzo Fratini. Come curiosità sulla prassi esecutiva adottata, si nota che i cantanti – non tutti, per la verità – inseriscono qua e là appoggiature e alcune sobrie variazioni nei da capo. Al termine per i protagonisti è un trionfo di applausi, tutti sono rumorosamente festeggiati dal pubblico che riempie quasi totalmente la sala e si rivela caldo ed entusiasta.