“Semele” di Handel all’Accademia di Santa Cecilia di Roma

Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Stagione 2018/2019, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia
“SEMELE”
Oratorio drammatico in tre atti,
libretto di William Congrave
Musica di Georg Friedrich Handel
Semele LOUISE ALDER
Jupiter  HUGO HYMAS
Cadmus/Somnus  GIANLUCA BURATTO
Ino/Juno  LUCILE RICHARDOT
Athamas CARLO VISTOLI
Iris EMILY OWEN
Cupid ANGELA HICKS
Apollo PETER DAVOREN
Endless Pleasure ALISON PONSFORD-HILL
High Priest DANIEL D’SOUZA
English Baroque Soloists e Monteverdi Choir
Direttore John Eliot Gardiner
Regia Thomas Guthrie
Costumi Patricia Hofstede
Luci Rick Fischer
Esecuzione in forma semiscenica
Roma, 08 maggio 2019

Insolito, ibrido componimento, al limite fra l’oratorio e l’opera, tratto da un soggetto mitologico profano proveniente dalle metamorfosi di Ovidio, Semele viene presentata in forma semiscenica in uno splendido concerto fuori abbonamento offerto nell’ambito della stagione in corso alla Accademia di Santa Cecilia diretto dal maestro John Eliot Gardiner alla guida dell’English Baroque Soloists  e del Monteverdi Choir. L’idea è quella di realizzare una rappresentazione che esalti proprio la natura ambigua della composizione, sospesa tra il rigore classico dell’oratorio e il teatro d’opera nella quale i piani  della leggerezza ammiccante  e compiaciutamente autoironica si alternano a quello del dramma di un personaggio mortale il cui destino viene travolto sì dai capricci degli dei immortali  ma si compie dolorosamente anche nella sostanziale assoluta indifferenza finale del padre, del promesso sposo e della sorella. E così la narrazione procede scorrevole nonostante la lunghezza del testo tra gag divertenti, sempre misurate e di buon gusto e momenti di rara intensità drammatica sapientemente alternati. A ricordarci che questo mondo classico riproposto non è un archetipo astratto ed ingessato della classicità ma l’immagine che probabilmente gli inglesi ne avevano alla metà del ‘700, la recitazione cercata per il personaggio di Juno, eccessiva, estroversa ed irresistibilmente britannica in contrasto con quella  del resto del cast misurata, in perfetta armonia con la musica e a tratti quando necessario coturnata. Superfluo lodare la competenza tecnica e stilistica di John Eliot Gardiner, dell’orchestra e del coro e soprattutto il loro evidente affiatamento. Magnifica la qualità del suono, la precisione degli attacchi, il ritmo della narrazione e la chiarezza della concertazione. Straordinaria la capacità di non rendere mai meccaniche le simmetriche ripetizioni  dei temi esposti e del testo legate allo stile della struttura compositiva, vitalizzandole al contrario oltre che con le variazioni musicali soprattutto con il sapergli conferire una diversa, nuova espressione  attraverso il colore del suono e l’accentazione della parola e sostenute in questo intento con grande omogeneità dalle intenzioni della regia affidata a Thomas Guthrie. Bravissima, intensa ed applaudita Louise Alder nel ruolo eponimo, la quale a dispetto di qualche sporadica fissità del suono ha interpretato il suo personaggio con inappuntabile musicalità, spericolate e mai meccaniche colorature e raffinata sensibilità. Hugo Hymas ha mostrato nei panni di Jupiter una voce assai ben governata  a servizio di una musicalità elegante ed espressiva e ben ha mostrato di meritare l’applauso a scena aperta al termine della sua aria. Gianluca Buratto nel doppio ruolo di Cadmus e Somnus ha saputo trovare il giusto colore espressivo per entrambi passando disinvoltamente dalla grandiosa autorevolezza del sovrano al tono furbesco e per l’appunto assonnato del dio del sonno grazie ad un uso sapiente del timbro vocale. Stessa considerazione può esser fatta per Lucile Richardot anch’essa impegnata nella doppia parte di Juno e di Ino risolte però assai brillantemente più sul piano complessivo della recitazione e di una evidente compiaciuta simpatia che non della vocalità, nonostante un volume ed un colore non comuni. Magnifico infine l’Athamas interpretato dal controtenore Carlo Vistoli per precisione nelle agilità, nobiltà di fraseggio e capacità espressiva e anche egli premiato da un caloroso applauso del pubblico al termine dell’aria. Infine assai bravi gli interpreti dei ruoli minori tutti in perfetta sintonia con le intenzioni del direttore, frutto evidente del parlare un linguaggio musicale comune e non del ritrovarsi in un allestimento preconfezionato stile musical da luogo di vacanze. Alla fine lunghissimi e calorosi applausi per tutti gli interpreti della serata che hanno avuto il grande merito di far ascoltare in modo piacevole, divertente e mai paludato tre ore di splendida musica. Foto: Musacchio, Ianniello & Pasqualini