G.Donizetti: “Regnava nel silenzio”, “Lucia, perdona…“ (Lucia di Lammermoor); G.Meyerbeer: “Robert, toi que j’aime”, “Va, dit-elle, va, mon enfant”,”Quand je quittai la Normandie” (Robert le diable); C.M.von Weber /H.Berlioz:”Hélas! sans le revoir (Der Freischütz); G.Rossini:”Ils s’éloignent enfin” (Guillaume Tell); F.Hérold: “Jours de mon enfance” (Le Pré aux clercs); F.Halévy:“Assez longtemps la crainte et la tristesse” (La Juive); H.Berlioz: “Les belles fleurs” (Benvenuto Cellini).Joyce El-Khoury (soprano), Michael Spyres (tenore), Orchestra The Hallé, Carlo Rizzi (direttore). Registrazione: Manchester, The Stoller Hall, febbraio 2017. T.Time:79’15 1 CDOpera Rara ORR252
Écho” è la parte di un dittico che Opera Rara dedica a due figure centrali della storia della vocalità francese del XIX secolo Gilbert Duprez e Julie Dorus-Gras interpretati per l’occasione da Joyce El-Khoury e Michael Spyres. I due prodotti nascono come un vero e proprio dittico accomunati non solo dall’accompagnamento di Carlo Rizzi con i complessi de L’Hallé ma anche da una precisa veste grafica e da rimandi incrociati e interazioni. La parte femminile celebra Julie Dorus-Gras cantante oggi poco ricordata ma amatissima al tempo, formatasi nella miglior scuola belcantista italiana – suoi maestri fu Marco Bordogni il primo Conte di Libenskof rossiniano e Ferdinando Paër – la cantante fu una delle punte dell’Opéra nel momento stesso in cui il nuovo genere del grand’opéra si affermava e si stabilizzava come modello della vita musicale francese divenendo una delle interpreti di riferimento dell’opera di Meyerbeer. La Dorus-Gras doveva avere una voce alquanto particolare, verosimilmente di natura lirica o lirico-leggera stando al suo repertorio di massima ma capace di reggere tessiture anche medio gravi come attesta la presenza fra i suoi ruoli dell’Alice del “Robert le diable” parte spesso affidata a voci Falcon. La El-Khoury è per molti aspetti adatta a rendere questo tipo di vocalità. La natura è quella di un lirico-leggero dal volume limitato ma dalla grande musicalità che si unisce però a un colore insolitamente scuro, dai riflessi bruniti non comune per questa tipologia vocale e un temperamento espressivo decisamente notevole. Posta in apertura la cavatina di Lucia dalla “Lucia di Lammermoor” – unico ruolo italiano del programma che ritornerà anche con il duetto che chiude il I atto dove compare Spyres che firma uno dei migliori Edgardo ascoltati negli ultimi anni per senso dello stile e baldanza vocale – mostra un taglio più drammatico che virtuosistico. Si nota un’interessa più al personaggio che allo sfoggio vocale che porta una lettura quasi da drammatico d’agilità più che da soprano coloratura. Già qui si nota – e sarà una costante di tutto il programma – la grande teatralità della direzione di Rizzi che affronta le singole arie con la stessa tensione espressiva con cui comparirebbero nel loro contesto originario. “Robert le diable” con tre brani e sicuramente l’opera più rappresentata. Se buona è la pronuncia italiana della El-Khoury semplicemente perfetta quella francese – cosa che non stupisce considerando le origini libanesi e quindi francofone della cantante. La cavatina di Alice “Va, dit-elle, va, non enfant” non è certo ideale come tessitura per la sua voce ma ne viene comunque a capo con maestria, la voce accarezza come un guanto la melodia di Meyerbeer, l’interprete evita di forzare giocando le carte di un lirismo pieno e intenso mentre la particolarità timbrica le evita di scurire innaturalmente la voce. Ignoro se la El-Khoury possa sostenere il ruolo in teatro ma le due arie qui presentate – la seconda è “Quand je quitte la Normandie” – sono semplicemente affascinanti. Mentre il passaggio a Isabelle la riporta nel suo alveo naturale permettendole di dar sfoggio delle sue doti di bravura. Insolita e interessante l’aria del “Der Freischütz” di Weber nell’adattamento francese di Berlioz che del ruolo esalta il carattere più lirico rendendola l’aria decisamente più adatta ai mezzi della El-Khoury che canta con intensità la preghiera iniziale e regge con sicurezza anche la sezione più mossa della cabaletta. Ancora Berlioz – questa volta totalmente di sua mano – per l’aria di Teresa “Le belle fleurs!…Un billet…Cellini” resa in tutta la necessaria freschezza giovanile. La Mathilde del “Guillaume Tell” rossiniano è ai limiti delle sue possibilità ma nel recitativo è scandito con grande cura espressiva e l’aria cantata co grande abbandono lirico. Completano il programma arie di Halévy (“La Juive”) ed Hérold (“La Pré aux Clercs”).