Palermo, Teatro Massimo, Stagione lirica 2019
“IDOMENEO, RE DI CRETA”
Dramma per musica in tre atti, Libretto di Giambattista Varesco.
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo RENÉ BARBERA
Idamante AYA WAKIZONO
Ilia CARMELA REMIGIO
Elettra ELEONORA BURATTO
Arbace GIOVANNI SALA
Gran sacerdote di Nettuno CARLOS NATALE
La voce RENZO RAN
Due cretesi GABRIELLA BARRESI, MANUELA CIOTTO
Due troiani COSIMO DIANO, CARLO MORGANTE
Orchestra e Coro del Teatro Massimo
Direttore Daniel Cohen
Direttore del Coro Piero Monti
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Regista collaboratore e light designer Massimo Gasparon
Coach dei movimenti Deda Cristina Colonna
Allestimento del Teatro delle Muse di Ancona
Palermo, 16 aprile 2019 (prima rappresentazione)
Molto apprezzato l’Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart, quinto appuntamento della stagione d’opera del Teatro Massimo di Palermo. La produzione, del Teatro delle Muse di Ancona, curata per la regia, le scene e i costumi da Pier Luigi Pizzi, ha infatti convinto per l’intelligenza della messa in scena e per il cast vocale di assoluto rilievo. La scena, incorniciata da possenti colonne e architravi, semplificate tuttavia negli stilemi architettonici grecizzanti, è stata organizzata su tre livelli e ha comunque essenzialmente gravitato sul centro ideale: il proscenio ha accolto la gran parte della drammatizzazione; il livello centrale, rialzato, sin dalla prima scena ha rappresentato il dove in cui si enfatizza la solitudine dei personaggi; sullo sfondo, marosi sapientemente foggiati sono la sede dell’altrove, del divino, dell’ignoto. Elemento scenico ricorrente è la nave, la concava nave dell’epos Greco che, con la sua foggia panciuta al centro e affusolata a prora e a prua, viene riproposta ora nella sua funzione più propria, ora, ridotta, come letto, luogo della meditazione sugli eventi e sulla condizione umana.
È il mare lo spazio del destino. In tal senso è risultata particolarmente efficace la rappresentazione del mostro, un attore che, a bordo della nave piroetta, con essa a simulare un gorgo nefando. Luci e costumi sono stati pensati per articolare l’opposizione fra bianco e nero. I guerrieri dalle lance lunghissime, i cimieri e gli scudi tondi, vestono di nero lucente, così come Idomeneo, il figlio Idamante e i reduci da Ilio. Candide sono invece le tuniche morbide di Ilia e delle donne. Il viola della divisione, dell’alterigia, della gelosia è, con un forte distinguo cromatico, proprio di Elettra. Come i costumi, anche le luci, di Pizzi e Massimo Gasparon (light designer), hanno giocato assai sulla dicotomia chiaro-scuro e sono state efficaci nella loro apparente semplicità. L’Orchestra del Teatro Massimo, condotta brillantemente dal Maestro Daniel Cohen, ha restituito la vivacità drammatica della partitura mozartiana. Il Coro del Teatro Massimo, preparato dal Maestro Piero Monti, ha ancora una volta dato prova di valore, mostrandosi preciso e puntuale. Di ottimo livello il cast. René Barbera è stato un Idomeneo sufficientemente vigorso e efficace, corretta nelle agilità, anche se la tessitura piuttosto centrale del ruolo non è totalmente nelle sue corde. Ilia trova nella voce solida del soprano Carmela Remigio accenti particolarmente vibranti e ricchi di pathos, lontani da stereotopi interpretativi legati a questo ruolo. Complessivamente valide le prove di Aya Wakizono (Idamente) ed Eleonora Buratto (Elettra). La Wakizono è compita e garbata, ha cantato con precisione esibendo una vocalità sufficientemente adatta al ruolo. La Buratto ha buone intenzioni interpretative, è un’Elettra di buona linea di canto però più orientata a orizzonti lirico-patetici. Positivo l’apporto di Giovanni Sala ha dato voce ad un Arbace sicuro ed espressivo. Corrretto il resto della compagnia di canto:Cosimo Diano e Carlo Morgante, due troiani, Gabriella Barresi e Manuela Ciotto, due cretesi, Carlos Natale, sacerdote di Nettuno. La voce profonda di Renzo Ran è stata infine quella del deus ex machina che risolve gli intrecci e pone condizioni sulla felicità o l’infelicità degli uomini. Repliche fino al 28 aprile. Foto Rosellina Garbo