Napoli, Teatro di San Carlo, stagione 2018-2019
“IL LAGO DEI CIGNI”
Musica Piötr Il’ic Čjajkovskj
Coreografia Ricardo Nuňez da Marius Petipa e Lev Ivanov ripresa da Patrizia Manieri
Odette/Odile Marianela Nuňez
Sigfried Vadim Muntagirov
Rasputin Ertugrel Gjoni
La regina Madre Natalia Mele
Scene e costumi Philip Binot
Direttore Aleksej Baklan
Direttore del Corpo di Ballo Giuseppe Picone
Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo
Napoli, 31 marzo 2019
Il lago dei cigni, nell’immaginario collettivo balletto classico per eccellenza, conferma la propria capacità di calamitare l’attenzione del pubblico sull’evento coreutico, al di là dei nomi di richiamo che si possono trovare tra gli ospiti. Così è stato ancora una volta al San Carlo di Napoli, dove il grande titolo ĉajkovskjano è tornato dopo ben quattordici anni di assenza, nella versione di Ricardo Nuňez ripresa da Patrizia Manieri. Stelle ospiti Marianela Nuňez, Maia Makhateli (in coppia con Alessandro Staiano), Vadim Muntagirov.
Non vorremmo scadere nell’ovvietà elencando i numeri musicali e coreutici che tutti conoscono e nei quali il corpo di ballo del Massimo partenopeo diretta da Giuseppe Picone si è dato ben da fare, dimostrando compattezza e pulizia, benché composto da un gran numero di danzatori aggiunti che hanno dovuto, in un lasso di tempo brevissimo, omologarsi al lavoro degli stabili. In proposito c’è da dire subito che la prima recita, dedicata alla memoria del Maestro Roberto Fascilla recentemente scomparso, è stata ‘introdotta’ dalla lettura, da parte di Danilo Di Leo in rappresentanza dei danzatori, di un testo informativo riguardante la protesta volta a denunciare l’invisibilità del settore danza a livello ministeriale, poiché le presunte stabilizzazioni appaiono rivolte solo alle altre maestranze e, ancora una volta, i tersicorei rischiano di passare dall’invisibilità burocratica all’inesistenza di fatto. Di Leo ha sottolineato al pubblico come, su sessanta persone in scena, solo quindici abbiano un contratto stabile, e ha invitato il pubblico a sostenere i danzatori e la danza. Si tratta di un discorso lungo e complesso che non è possibile affrontare in questa sede o su questo tipo di testata, ma non è errato informare il pubblico, spesso ignaro di quanto in realtà succede e delle dinamiche perverse che non rendono giustizia ai lavoratori.
L’imponenza dell’allestimento, impreziosito dalla bellezza delle scene di Philip Binot (in cui Klimdt si palesa all’occhio) e dei costumi, sostiene in buona parte i grandi titoli del repertorio classico, ma la recita in cui ha debuttato la tanto attesa Marianela Nuňez ha visto una buona prestazione di solisti e masse. Partendo dal corpo di ballo, emerge per linee Luisa Ieluzzi; spicca nel I atto il Pas de Trois, in cui Claudia D’Antonio, Sara Sancamillo e Salvatore Manzo hanno dato bella prova di sé sia sul versante tecnico sia stilistico, brillando ciascuno nelle proprie caratteristiche distintive. A proprio agio nella danza napoletana del III atto Giovanna Sorrentino e Carlo De Martino. Ertugrel Gjoni ha sostituito il primo ballerino Edmondo Tucci – fermo a causa di un infortunio – nel ruolo di Rasputin (personaggio comprimario in luogo del tradizionale Rotbarth, in una lettura che trasferisce la storia alla corte degli Zar), dando corpo a una figura oscura ma non troppo, apparentemente distaccato nella resa emotiva, benché la fisicità lo rendesse adatto al ruolo. Il Siegfried di Vladimir Muntagirov è, come di consueto, ineccepibile sul lato tecnico ma probabilmente meno penetrante dal punto di vista del carisma scenico.
La tanto attesa guest star della produzione ha invece scatenato ovazioni e, al contempo, religiosi silenzi di ammirazione e di studio per la sua Odette/Odile. Una indiscussa superiorità stilistica rende la Nuňez un’artista poetica, di misurata compostezza nella gestione dell’espressività, in funzione della quale è capace di piegare la sua prodigiosa tecnica, che smette di essere virtuosismo anche nei momenti di maggiore difficoltà. Capace di rendere espressivi persino i tours con un solo cenno della testa, poco incline alla tensione ginnica che oggi pervade i palcoscenici della danza, l’étoile argentina è un esempio per le giovanissime generazioni, cui sembra sempre difficile far comprendere il lato artistico di un’arte come la danza. L’orchestra, tenuta per lo più ‘bassa’ – e quindi poco vibrante nei momenti tragici, è stata diretta dal Maestro Aleksej Baklan, un ‘figlio della danza’, si potrebbe dire, poiché nato da due solisti dell’Opera di Kiev.
La messa in scena de “Il lago dei cigni” è stata inoltre arricchita da un’esposizione fotografica ideata e curata da Luigi Bilancio, Aqua, Nel Foyer delle carrozze si sono potuti ammirare particolari ritratti di alcuni danzatori sancarliani, immortalati in un connubio con uno dei più importanti elementi della natura, l’acqua, in una sintesi dinamica di staticità e movimento, frutto della personale visione del fotografo.
Per chi volesse tornare sulle sponde del “Lago”, il balletto tornerà in scena al San Carlo nel mese di giugno, nella speranza che anche i lavoratori di questo difficilissimo settore possano vedere riconosciuti i propri diritti e la propria dignità di artisti. Foto Francesco Squeglia