A 260 anni dalla morte del compositore
Opera lirica in tre atti su libretto di Giacomo Rossi. Sonia Prina (Silla), Martina Belli (Claudio), Sunhae Im (Metella), Vivica Geneaux (Lepido), Roberta Invernizzi (Flavia) Francesca Lombardi Mazzulli (Celia), Luca Tittoto (Il Dio). Europa Galante, Fabio Biondi (direttore). Registrazione. Konzethaus Wien. Gennaio 2017. 2 CD Glossa Music GCD 923408.
Opera lirica in tre atti su libretto di Giacomo Rossi. Sonia Prina (Silla), Martina Belli (Claudio), Sunhae Im (Metella), Vivica Geneaux (Lepido), Roberta Invernizzi (Flavia) Francesca Lombardi Mazzulli (Celia), Luca Tittoto (Il Dio). Europa Galante, Fabio Biondi (direttore). Registrazione. Konzethaus Wien. Gennaio 2017. 2 CD Glossa Music GCD 923408.
Il “Lucio Cornelio Silla” rappresenta una pagina per molti aspetti ancora da chiarire nello sviluppo della biografia artistica di Händel. Composta nei primi anni del soggiorno londinese in uno stile tutto italiano l’opera potrebbe – ma mancano certezze al riguardo – essere andata in scena nel 1713 in forma privata al Queen’s Theatre e in seguito non più ripresa tanto che la musica – di altissima fattura – sarebbe stata recuperata in gran parte per il successivo “Amadigi di Gaula” del 1715. Riscoperta in tempi recenti l’opera giunge ora alla sua seconda registrazione discografica dopo quella firmata nel 2000 da Danys Darlow e vi giunge con un cast di alto livello in quasi tutti i ruoli. Nonostante la scarsa fortuna al tempo l’ascolto del “Lucio Cornelio Silla” non è certo tempo sprecato, musicalmente l’opera ha ben poco da invidiare ai migliori lavori händeliani di quel periodo – e di questo Händel era ben conscio considerando il riuso fattone in seguito – e il pur convenzionale libretto di Giacomo Rossi non manca comunque di efficacia.
Fabio Biondi guida il suo complesso Europa Galante con grande abilità e senso dello stile; sicuro delle capacità tecniche della sua orchestra – e ogni volta ci si stupisce di quanto grandi siano stati i progressi nella qualità sonora delle orchestre con strumenti originali – si abbandona ad un passo di grande teatralità e forza drammatica, esaltando i contrasti e facendo brillare tutti i virtuosismi strumentali che la partitura concede. Se il coinvolgimento estetico ed emotivo è innegabile la ragione filologica non può non notare fin troppe arbitrarietà. Non si comprende perché Biondi scelga di sostituire l’originaria ouverture, perché abbia inserito nel III atto un estratto da “Il pastor fido” mentre la scelta di tagliare il duetto di riconciliazione fra Silla e Metella è giustificata dalla perdita della musica originale – anche se le similitudini del testo rendono verosimile una sua derivazione da un brano del “Rodrigo” del 1707 – rende comunque lacunoso uno snodo drammaturgico fondamentale della vicenda.
La compagnia di canto e nell’insieme molto buono pur con un elemento decisamente sotto tono. Non convince infatti la Metella di Sunhae Im. Voce pulita, precisa, educata ma piccola e anonima, troppo povera di mordente in molti passaggi di colorature e totalmente priva di quella imperiosità che una grande matrona romana dovrebbe possedere naturalmente.
Pienamente a suo agio invece Sonia Prina nelle vesti marziali di Silla. La vocalità androgina della cantante milanese si sposa perfettamente con vocalità pensate per evirati e il temperamento la porta naturalmente verso figure eroiche e marziali che si esprimono con impervie arie di bravura dove qualche saltuaria sporcatura e ampiamente compensata dalla presenza vocale e interpretativa, la Prina dimostra inoltre di sapersi abbandonare anche alle ragioni del canto più elegiaco ad esempio nell’aria del sonno “Dolce nume de’ mortali”.
Al suo fianco un’altra veterana del canto barocco come Roberta Invernizzi nel ruolo di Flavia. Händel affida al ruolo alcune delle pagine più intense dell’opera (aria di entrata “Un sol raggio di speranza“) e la Invernizzi fa valere il suo impeccabile senso dello stile e la sua rara capacità di espressione anche nei più impervi passaggi di coloratura (“Stelle rubelle”). Händel concede inoltre al ruolo ben due duetti con l’amato Lepido che interrompono la serie di arie e recitativi. Quest’ultimo è Vivica Geneaux che del canto barocco ha una visione sostanzialmente virtuosistica che per certi aspetti può ricordare – anche nel tipo di vocalità – quella di Cecilia Bartoli. La cantante sfoggia un’ottima tecnica con rapidissimi passaggi di coloratura sgranati con invidiabile sicurezza a prezzo però di un’eccessiva uniformità d’accento.
Bella sorpresa il Claudio di Martina Belli, voce ricca, sonora sorretta da una morbida emissione e da una elegante linea di canto cui si uniscono buona qualità interpretative (“Se’l mio mal da voi dipende”), che ne interprete da seguire in futuro in questo repertorio. Non è invece una sorpresa Luca Tittoto che nell’unica aria di Marte (semplicemente indicato come Il Dio) sfoggia la bellissima voce che si conosce unita a una totale padronanza del canto di coloratura confermandosi una delle migliori voci di basso della scena attuale. Interessante materiale anche per la Celia di Francesca Lombardi Mazzulli impegnata in un ruolo tutto sommato secondario ma che per qualità vocali e interpretative avrebbe potuto essere Metella più convincente della Sunhae Im.
Lucio Cornelio Silla Audio
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