Venezia, Palazzetto Bru Zane Stagione 2018-2019
“Sonate per violino di Louise Farrenc”
Violino Stéphanie-Marie Degand
Pianoforte Marie-Josèphe Jude
Louise Farrenc: Sonata per violino e pianoforte n. 1 in do minore op. 37; Sonata per violino e pianoforte n. 2 in la maggiore op. 39
Nell’ambito della Giornata internazionale dei diritti delle donne
Venezia, 8 marzo 2019
Preceduto da un esauriente ritratto della musicista, tratteggiato da Amaya Fernández Pozuelo, nel corso di una conferenza, che ne ha evidenziato le doti di compositrice, esecutrice, didatta, ricercatrice ed editrice, si è svolto presso il Palazzetto Bru Zane – nella Giornata internazionale dei diritti delle donne – un concerto, che aveva in programma due sonate per violino e pianoforte di Louise Farrenc, una straordinaria figura di donna, riuscita ad imporsi, in pieno Ottocento, in un ambiente culturale diffusamente ostile e maschilista. L’indubbio valore di queste due Sonate, pubblicate nel 1855, induce quasi a trascurare il fatto che siano frutto della creatività femminile e a considerarle tout-court come opere fondamentali all’interno del repertorio da camera francese dell’epoca. Ad eseguirle erano due interpreti di talento, quali Stéphanie-Marie Degand e Marie-Josèphe Jude, che hanno dimostrato – oltre a grande affiatamento – la capacità di affrontare questi lavori, mettendone in evidenza – lungi da ogni affettazione sentimentale – il rigore formale, ereditato dalla scuola tedesca, per il tramite di Antoine Reicha, come il pathos genuinamente, vigorosamente romantico.
Così nella Sonata per violino e pianoforte n. 1 in do minore op. 37 – composta nel 1848, molto prima che si cimentassero in questa forma musicale compositori come Godard, Castillon, Fauré, Saint-Saëns, Franck – si è colto pienamente lo “stile severo e classico che ricorda i grandi maestri”, come ebbe a scrivere Théophile Gautier, grazie ad un gesto interpretativo teso e perentorio, che si sostanziava in un suono diffusamente pieno e rotondo del violino e in un tocco del pianoforte di adamantina purezza, a rendere il tono di gravità che percorre questo brano: dalla maestosa, lenta introduzione, al veemente primo tema dell’Allegro, alla nobile melodia del Poco adagio, cui contrasta una parte centrale cupa e agitata, al Finale, densamente espressivo.
Al cupo do minore della Sonata n. 1 ha fatto seguito il luminoso la maggiore della Sonata per violino e pianoforte n. 2, composta dalla Farrenc nel 1850 – lo stesso anno della prima esecuzione, presso la Salle Érard, del suo Nonetto op. 38, con il giovane Joseph Joachim al violino – e caratterizzata, rispetto alla precedente, da una maggiore varietà di colori, otre che da un dialogo vivace, ma non conflittuale, tra i due strumenti. Di intensa espressività è risultato l’Allegro grazioso, screziato da alcuni accordi alterati, al pari dell’Adagio con le sue incursioni nel modo minore. Impetuoso lo Scherzo, in modo minore, che gioca con gli accenti, placandosi nella parentesi delicata delTrio. Giocoso il Finale, che parte a mo’ di fanfara su una formula arpeggiata. Scroscianti applausi alla fine, premiati da un bis, in tema con la giornata: Romance di Clara Schumann.