Teatro del Maggio Musicale Fiorentino in collaborazione con il Conservatorio “Cherubini” di Firenze – Stagione 2018-2019
“L’IMPORTANZA DI ESSER FRANCO”
Opera da camera per 8 cantanti, 2 pianoforti e percussioni
Musica di Mario Castelnuovo-Tedesco
Adattamento e versione ritmica di Mario Castelnuovo-Tedesco dalla commedia “The Importance of Being Earnest” di Oscar Wilde
John Worthing (Jack) FRANCESCO LUCII
Algernon Moncrieff MING YU ZHANG
Rev. Lanon Chasuble CLAUDIO MUGNAINI
Lane (servitore) ALESSANDRO AGOSTINACCHIO
Merriman (maggiordomo) GONZAL GODOY SEPULVEDA
Lady Augusta Bracknell MAGDALENA URBANOWICZ
Miss Gwendolyn Fairfax (Guendalina) SILVIA SPESSOT
Cecyl Cardew (Cecilia) FRANCESCA MERCURIALI
Miss Prism (governante) IDIL KARABULUT
Pianoforti Giovanni Del Vecchio, Antonella Bellettini
Percussioni Niccolò Crulli, Alberto Marcantonio
Direttore Gabriele Centorbi
Regia Francesco Torrigiani
Aiuto regia Anna Terescchenko
Scene Gabriele Vanzini
Firenze, 3 marzo 2019
Questa produzione andata in scena per la collaborazione del Teatro del Maggio con il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze è un’occasione preziosa per conoscere un titolo non certo frequentemente rappresentato, ma delizioso, raffinato e divertentissimo. “L’importanza di esser Franco” è un’opera da camera che Mario Castelnuovo-Tedesco ha tratto dalla celebre commedia di Oscar Wilde, traducendo e adattando egli stesso il testo teatrale e mettendolo in musica con freschezza e humour impareggiabili.
Il libretto mantiene non solo le situazioni, gli equivoci, la struttura drammaturgica dell’originale, ma ne ricrea l’atmosfera salottiera e svagata, la frivolezza che sprizza dai mille giochi di parole, gli aforismi paradossali e i nonsense del teatro di Wilde; quanto alla musica il compositore fiorentino imbastisce una partitura in cui la vena melodica di immediata comunicativa cuce tra loro infinite citazioni tratte dal melodramma, dal repertorio sinfonico, ma anche dalla musica popolare, con effetto irresistibile; i frammenti, ora trascritti testualmente, ora distorti nell’armonia o nel ritmo, intervengono con la tecnica del leitmotiv a sottolineare l’entrata di un personaggio o una particolare situazione drammatica sempre in modo straniante e surreale: quando la conversazione si fa galante, occhieggia la Serenata del “Don Giovanni”, la volitiva e arcigna zia Augusta viene introdotta dalla Cavalcata delle Valchirie, il Miserere del “Trovatore” ammanta di iperbolica gravità certi momenti di climax, sempre dal “Trovatore”, brani del secondo atto tra Azucena e Manrico – una madre e il suo falso figlio – contrappuntano il racconto della controversa maternità e dell’abbandono di Jack, J.S. Bach conferisce fasulla solennità al canto del Reverendo Chasuble, un prete anglicano molto più intento a corteggiare Miss Prism che alle questioni spirituali, si parla di spedire qualcuno in un altro continente e fa capolino il tema della “Sinfonia Dal Nuovo Mondo” di Dvorak e così via, con sfrenata fantasia e tempi comici perfetti.
Le mani esperte di Giovanni Del Vecchio e Antonella Bellettini, entrambi docenti del “Cherubini”, hanno dato pieno risalto alla scrittura pianistica così nitida e brillante, i sapidi interventi delle percussioni sono stati sostenuti con brio e professionalità dall’allievo Niccolò Crulli (che si è dovuto sobbarcare anche il “lavoro” del collega Alberto Marcantonio, ammalato) sotto la bacchetta del valoroso Gabriele Centorbi, anch’egli promettente allievo del Conservatorio cittadino.
Dalle classi del “Cherubini” proviene l’intera compagnia di canto: sono tutti giovanissimi, con vocalità ancora da maturare e rifinire, ma già ottimi attori, in grado di padroneggiare la scena con un controllo del corpo e della mimica maturo, una capacità di cantare con appropriate intenzioni espressive ed ottima dizione, con qualche difficoltà in più e quindi ancor maggiore merito da parte dei non italiani; nel complesso si può dire che non è andata persa una sillaba del testo, la cui comprensione, battuta per battuta, è essenziale al divertimento
Vocalità leggere, ma aggraziate hanno i due tenori protagonisti, Francesco Lucii elegante e simpatico nei panni di Jack-Franco Worthing e Ming Yu Zhang, sornione Algernon Moncrieff; interessanti le due voci gravi, Magdalena Urbanowicz e Idil Karabulut, l’una incisiva e sonora come Lady Augusta, l’altra abile a raffigurare la tensione di Miss Prism con un lucido vibrato. Claudio Mugnaini presta una voce vigorosa e una presenza scenica imponente, unite a una efficace maschera comica al Reverendo Chasuble. Le due protagoniste femminili Silvia Spessot e Francesca Mercuriali hanno voci di soprano piuttosto mature tecnicamente, che corrono in teatro senza fatica, sono entrambe interpreti divertenti, dotate di personalità spiccata.
Adeguati ai piccoli ruoli di servitore e maggiordomo sono Alessandro Agostinacchio e Gonzalo Godoy Sepulveda.
Gabriele Vanzini, scenografo del Teatro del Maggio, costruisce un’ambientazione essenziale, ma non disadorna, sicuramente low cost, elegante ed efficace, sia nell’interno del salotto borghese che negli esterni della tenuta di campagna, avvalendosi di pannelli in bianco e verde ornate da un motivo geometrico déco e pochi oggetti di arredamento dal design iconico; altrettanto gradevoli ed eleganti sono i costumi, ispirati alla moda degli anni ’20-’30.
Francesco Torrigiani, docente di Arte Scenica, coadiuvato dall’allieva Anna Tereshchenko, crea personaggi fortemente caratterizzati con pochi tratti, suggerendo una recitazione misurata in cui la comicità delle situazioni non scompone quasi mai l’aplomb di questi signori così dignitosamente british, e quando lo fa, tutto avviene con una lievità e una grazia che suscitano il sorriso.
Come spesso accade in occasioni simili, la sala del Goldoni non era gremita, essendo il pubblico per gran parte costituito da amici, parenti e compagni di studi dei giovani cantanti; è un peccato perché chi non c’era si è perso uno spettacolo intelligente e divertente, pieno di garbo, ben costruito ed eseguito, che dimostra il buon livello di preparazione e di selezione di musicisti e interpreti che tra qualche anno forse applaudiremo in contesti di maggior prestigio e risonanza. Foto Michele Monasta.