Venezia, Palazzetto Bru Zane, Stagione 2018-2019
Mezzosoprano Marie Lenormand
Tenore Loïc Félix
Pianoforte Flore Merlin
Arie di Offenbach, Hervé, Audran, Varney, Serpette, Lecocq, Yvain, Boileau, Toulmouche, Hahn.
Nell’ambito del Carnevale di Venezia
Venezia 23 febbraio 2019
Una festosa soirée piena di houmour, di ironia, in cui si respirava – in sintonia con tutta la città – una sbarazzina aria carnascialesca, fatta di sapide battute, doppi sensi e ammiccamenti malandrini, ha divertito la nutrita schiera di spettatori – che gremiva, fino all’ultimo posto, la deliziosa sala dei concerti del Palazzetto Bru Zane –, chiamata a raccolta dall’intrigante motivo conduttore di questo concerto: i parigini e le parigine della Belle Époque con il loro vezzo – vagamente snobistico – di prendere in giro i provinciali, ma anche con l’apprezzabile attitudine all’autoderisione. È soprattutto l’operetta a prendere di mira la trionfante borghesia dei quartieri più prestigiosi della Ville lumière, mettendo in scena una tipologia di personaggi che – al di là di un ostentato puritanesimo – si comportano, nella sfera privata, in modo, a dir poco, disinvolto. In questo recital Marie Lenormand e Loïc Félix hanno presentato, divertendo il pubblico dall’inizio alla fine, vari esempi di comportamenti trasgressivi, che avevano come protagonisti esponenti del mondo borghese parigino. Sono così passati, tra l’altro, in rassegna l’elegantone parigino, convinto che per sedurre “non c’è niente come un bel vestito” (Edmond Audran, Serment d’amour: Couplets de Grivolin); la parigina sicura del proprio fascino, basato analogamente sull’arte di abbigliarsi (Hervé, La Femme à Papa: Rondeau des Parisiennes) ma anche su quella di mostrare le gambe (Hervé, Le Voyage en Amérique: “Rondeau du mollet”). Molti casi caricaturali riguardavano le dinamiche di coppia con la donna che confessa la propria impossibilità di amare (Hervé, La Cosaque: Duo) o sfoggia le sue innumerevoli qualità, a parte un “un granello di follia” (Hervé. La Cosaque: Rondeau de la femme accomplie). D’altra parte anche l’uomo si dichiara perfetto (Louis Varney, Miss Robinson: Duo), oltre che pronto ad assaggiare il frutto proibito (Gaston Serpette, Adam et Ève: Duo), ma c’è anche il parigino cornificato – la cui “fronte d’eroe” è ornata “in modo strano” –, che di primo mattino ripete ossessivamente che “le donne sono brutte” e promette di vendicarsi (Gaston Serpette, Le Capitole: Couplets de Cornelius); analogamente medita vendetta un altro marito tradito dalla moglie, che lo ha sempre tenuto lontano, indossando una cintura di castità elettrica (Gaston Serpette, La Demoiselle du téléphone: Couplets de Pichard) o si vendica tout-court imponendo di dormire in camere separate (Frédéric Toulmouche, La Saint-Valentin: Duo). Ancora l’amore tra un uomo e una donna si presentava in due opposte situazioni: quella dell’addio dopo aver ballato un ultimo valzer (Reynaldo Hahn, Une Revue: Valse) o quella di un lieto brindisi, che rende più eccitante lo stare insieme (Hervé, La Mère des compagnons: Couplets du champagne). Comunque, ad evitare problemi, si può restare amici, anziché sposarsi, tanto “ci si ama bene lo stesso”, se non meglio (Louis Varney, Les Petites Barnett: Duo). I due cantanti hanno conquistato il pubblico per il sapiente controllo dei propri mezzi vocali, la perfetta ed espressiva dizione, la gestualità e la mimica essenziali, ma non per questo prive di una forte carica comunicativa. Impeccabile l’accompagnamento al pianoforte da parte di Flore Merlin, che ha brillato di luce propria nell’esecuzione dell’ouverture de La Vie parisienne di Offenbach e quella de La Vie mondaine di Lecocq, altrettanti inni al piacere. Entusiasti applausi alla fine. Due bis: il Duo da La Cosaque di Hervé e quello da Ta Bouche di Maurice Yvain