A 160 anni dalla nascita
Contemporaneamente alla Rondine Puccini continuò a lavorare alla prima opera de Il Trittico, Il Tabarro che fu completato il 25 novembre 1916, ma passò un anno prima che fossero trovati i soggetti delle altre due opere i cui libretti non furono scritti da Adami. Fu, infatti, Giovacchino Forzano a suggerire al compositore l’argomento della seconda opera da lui trattato in un vecchio dramma scritto per una compagnia di attori itineranti la cui protagonista era una suora che, venuta a conoscenza della morte del figlio avuto da una precedente relazione peccaminosa, si uccide. Nacque così Suor Angelica nella cui musica Puccini cercò di ricreare l’atmosfera conventuale conosciuta attraverso le visite nel monastero dove era suora sua sorella Iginia e dove suonò l’opera, una volta completata, il 14 settembre 1917, per verificarne l’effetto prodotto sulle monache. Forzano, infine, trovò anche il soggetto dell’ultima opera che egli trasse dal XXX Canto dell’Inferno di Dante e in particolar modo dalla terzina: «E l’Aretin che rimase, tremando /mi disse: “Quel folletto è Gianni Schicchi, / e va rabbioso altrui così conciando”», nella quale si evoca la figura di Gianni Schicchi, un uomo che con un imbroglio si assicurò la migliore mula di Buoso Donati. Terminata anche l’ultima opera il 20 aprile 1918, Il Trittico ebbe il battesimo delle scene il 14 dicembre al Metropolitan di New York, assente Puccini che non poté assistere alla prima in quanto i viaggi, nonostante la guerra fosse finita, erano ancora molto difficoltosi. A questa prima rappresentazione, alla quale, sotto la direzione di Roberto Moranzoni, presero parte Claudia Muzio (Giorgetta), Giulio Crimi (Luigi) e Luigi Montesanto (Michele) per Il Tabarro, Geraldine Farrar (Suor Angelica) e Flora Perini (la Principessa Zia) per Suor Angelica e, infine, Giuseppe De Luca (Schicchi), Florence Easton (Lauretta) e Giulio Crimi (Rinuccio) per Gianni Schicchi, ebbe un esito contrastato, in quanto fu applaudita l’ultima opera, mentre le prime due furono accolte con una certa freddezza nonostante il cronista del «Morning Telegraph» avesse affermato: «Probably he achieved greatest success of the three with Il Tabarro». La prima italiana ebbe luogo al Costanzi di Roma l’11 gennaio 1919 con Gino Marinuzzi sul podio.