Operetta in tre atti su libretto di Paul Knepler e Béla Jenbach. Kristiane Kaiser (Anna Maria Elisa), Eva Liebau (Bella Giretti), Zoran Todorovich (Niccolò Paganini), Martin Zysset (Marchese Giacomo Pimpinelli), Jörg Schörner (Principe Felice Baciocchi), Philipp Gaiser (Beppo, Foletto, Primo cacciatore), Frank Manhold (Bartucci), Philipp Lind (Conte di Hedouville). Chor des Bayerischen Rundfunk, Udo Mehrpohl (maestro del coro), Ulf Schirmer (Direttore). Registrazione Prinzregententheater München 11 ottobre 2009. 2 cd CPO 777 699-2.
“Paganini” rappresenta uno snodo fondamentale nella carriera di Lehár. I grandi successi ottenuti dal compositore ungherese prima della guerra – uno su tutti la “Die lustige Witwe” del 1905 – sono ormai alle spalle, il clima generale dell’Europa degli anni 20 è ben lontano dalla leggerezza d’inizio secolo inoltre l’evoluzione personale dello stesso Lehár l’ha ormai allontanato da quella pur fortunata stagione. Come a suo tempo Offenbach dopo il crollo del II Impero aveva cercato vie espressive più serie fino a giungere all’opera vera e propria così Lehár cerca nuove strade e se non rinuncia all’operetta come schema formale è innegabile che i lavori di questi anni si allontanano dal modello della tanzoperette e si avvicinino per taglio espressivo e complessità strutturale a vere e proprie opere liriche, autentici singspiel in forma moderna. Composta nel 1925 “Paganini” è il primo frutto di questa nuova stagione caratterizzata dalla rinuncia al lieto fine d’obbligo per soluzioni narrative più patetiche, dalla preferenza per soggetti storici o comunque ben connotati ambientalmente, per una ricchezza di scrittura vocale e strumentale ben superiore ai lavori precedenti. “Paganini” rappresenta anche la prima collaborazione diretta fra Lehár e il grande tenore austriaco Richard Tauber – già interprete di altre operette del compositore ma qui per la prima volta destinatario del ruolo protagonistico – destinata a diventare una costante della produzione matura di Lehár e ragione della difficoltà delle parti tenorili scritte in questa stagione.
“Paganini” non nacque però sotto una buona stella. Una serie di conflitti di programmazione impedirono a Tauber di essere presente alla prima viennese del 30 ottobre 1925 e l’assenza dell’attesa stella raffreddò di molto il pubblico. Solo con la ripresa berlinese dell’anno successivo – questa volta con Tauber protagonista – il successo cominciò ad arridere al lavoro.A lungo considerata genere minore l’operetta sta tornando a riscuotere un certo interesse anche discografico di cui questa registrazione monacense è un’ulteriore testimonianza. Punto di forza della presente edizione è sicuramente la parte orchestrale. Alla guida dei sempre validissimi complessi della radio di Monaco – che non sfigurano di fianco ai più blasonati colleghe della radio bavarese presente comunque con il coro – troviamo la grande esperienza di Ulf Schirmer. Il direttore conferma qui la sua capacità – tante volta apprezzata – di sapersi piegare alle specificità delle singole musiche; qui poi si trova su un terreno a lui particolarmente congeniale e tutta la registrazione è un incanto di leggerezza e brio, di ritmi rapinosi e di languidi abbandoni che la splendida resa sonora della registrazione, siamo dal vivo ma la qualità e degna di tante registrazioni in studio, esalta al meglio. Vocalmente “Paganini” è quasi un unico grande duetto fatto di arie solistiche dei protagonisti e di loro momenti a due. Non a caso il lavoro ha sempre attirato l’attenzione di stelle di prima grandezza e se ben poco resta delle esecuzioni di Tauber l’incisione discografica di Nicolai Gedda rappresenta un paradigma con cui è difficile confrontarsi. Qui le cose funzionano decisamente meno. Zoran Todorovich ha una voce solida e robusta – regge bene una parte particolarmente lunga e non poco impegnativa – squillo sicuro, timbro piacevole. Il canto però è troppo prosaico, troppo eroico per rendere al meglio le melodie di Lehár. Si notano cura e attenzione ma il suo Paganini manca di quel fascino e di quell’eleganza che in questo repertorio sono d’obbligo. Molto meglio Kristiane Kaiser nel ruolo della duchessa di Lucca Maria Anna Elisa Bonaparte. Specialista mozartiana la Kaiser ha la morbidezza e la rotondità di emissione propria delle frequentatrici abituali di quel repertorio. La voce è ricca, di bel colore e con un registro grave robusto e sonoro cosa importante per una parte che tende a insistere nel settore basso della vocalità specie nei ritmi di czárdás che spesso ritornano nel canto della Principessa. Sul piano espressivo fa convivere in modo armonioso aristocratico distacco e umano calore. Ottima la coppia “buffa”. Eva Liebau tra i più interessanti soprani leggeri di questi anni è semplicemente incantevole come Bella Giretti mentre il Pimpinelli Martin Zysset dimostra di avere quel giusto senso stilistico che manca al protagonista. Philipp Gaiser ha una certa ruvidezza che non stona nel canto popolaresco di Beppo; Jörg Schörner è un Bacciocchi ben riuscito così come perfettamente centrate sono le parti di contorno.