Madrid, Teatro Real, Temporada 2018-2019
Ballet de l’Opéra National de Paris
“AFTERNOON OF A FAUN”
Musica Claude Debussy (Prélude à l’Après-midi d’un faune)
Coreografia Jerome Robbins
Luci Jennifer Tipton
Costumi Irene Sharaff
Scenografia Jean Rosenthal
Fauno HUGO MARCHAND
Ninfa AMANDINE ALBISSON
“SONATINE”
Musica Maurice Ravel
Coreografia George Balanchine
Pianoforte Elena Bonnay
Mademoiselle LÉONORE BAULAC
Monsieur GERMAIN LOUVET
“A SUITES OF DANCES”
Musica Johann Sebastian Bach
Coreografia Jerome Robbins
Costumi Santo Loquasto
Luci Jennifer Tipton
Violoncello Aurélien Sabouret
Ballerino solista Paul Marque
“3 GNOSSIENNES”
Musica Erik Satie (Gnossiennes nn. 1, 2, 3)
Coreografia Hans Van Manen
Costumi Joops Stokvis, Hans Van Manen
Luci Jan Hofstra
Scenografia Hans Van Manen
Pianoforte Elena Bonnay
Ballerini Ludmila Pagliero, Hugo Marchand
“RUBÍS”
Musica Igor Stravinsky (Capriccio per pianoforte e orchestra)
Coreografia George Balanchine
Scene e costumi Christian Lacroix
Luci Jennifer Tipton
Pianoforte Elena Bonnay
Corpo di ballo Ballet de l’Opéra National de Paris
Orquesta Titular del Teatro Real
Direttore Maxime Pascal
Madrid, 26 gennaio 2019
Il Ballet de l’Opéra National de Paris è un emblema di storia della danza, tradizione, innovazione ed eleganza; fondata nel 1669, la compagnia nel 2019 compie 350 anni, e decide di celebrare l’anniversario con una serie di serate di gala che tocca anche Madrid e il suo principale teatro. Richiama l’attenzione l’estrema semplicità del programma presentato al Teatro Real, articolato in cinque piccole pièces, raccolte e intimiste, quasi controcorrente rispetto all’idea di spettacolo grandioso (come la stessa Opéra potrebbe proporre, scegliendo nel suo ricco repertorio). È una maniera squisita per recuperare grandi classici della danza del Novecento, ormai atemporali, invitando alla riflessione e alla gioia nel modo migliore, ossia rendendo omaggio alla bellezza. Afternoon of a faun trascorre dentro un salone di danza, bianco e tutto circondato di sbarre; appena il fauno si addormenta, una ninfa gli fa visita e dà inizio a un dialogo dalla tecnica depurata e dalle dinamiche molto dolci. Hugo Marchand, nel ruolo del fauno, interpreta alla perfezione l’apparente semplicità della coreografia, quella semplicità che in realtà è frutto di politura ed eliminazione di tutto il superfluo, per far muovere una creatura mitologica in chiave moderna. Il celebre brano di Debussy fu rivestito dei movimenti di Vaslav Nijinsky per i Ballets Russes il 29 maggio 1912: fu proprio quella première, insieme a quelle di altre composizioni moderne come Jeux e Sacre du printemps (entrambi del 1913), a voler rompere con il formalismo dei balletti classici. La coreografia di Jerome Robbins (1918-1998), anziché insistere sull’elemento rivoluzionario, preferisce un’espressività essenziale, dall’esito delicato e memorabile. Tutto questo va sottolineato, giacché la direzione artistica di Robbins della compagnia dell’Opéra di Parigi, voluta da Balanchine nel 1969, comportò l’ingresso di uno stile “americano”, derivante dal musical di Broadway, nell’alveo classico e maestoso della scuola francese ed europea. Sonatine, il secondo balletto in programma, è costituito da un passo a due accompagnato da un pianoforte sistemato sul palcoscenico: è un viaggio verso lo stile neoclassico che inizia con un adagio, ogni cui nota è posta in risalto dalla coreografia; quando la musica di Ravel si trasforma in una polonaise e finisce in modo animato, anche i colori ricercati dalla danza sono del tutto diversi. L’intenzione di rispecchiare nel movimento corporeo la mobilità della musica risale alla prima creazione del balletto: era infatti la primavera del 1975, quando il Festival di Ballet Ravel a New York si inaugurò con questo brano, per celebrare il centenario della nascita del compositore. A suite of dances rappresenta bene la sfida d’interpretazione posta da un balletto creato a suo tempo da Jerome Robbins per il grande Mijail Baryshnikov; non è causale se questo brillante e carismatico ballerino, qualche mese prima di compiere settant’anni, abbia recitato completamente solo a Madrid nello spettacolo Letter to a Man, tratto dal diario di Nijinski: appare evidente come nei titoli che il Ballet de l’Opéra National de Paris presenta e rielabora si intreccino modelli illustri, tradizione, estetica e una linea di ricerca che procede in avanti da quasi un secolo. Paul Marque è un ballerino spiritoso e frizzante, molto fresco nella recitazione: si abbandona a una serie di celebri brani bachiani per violoncello solo (Preludio e giga dalla Suite n. 1 in sol maggiore, BWV 1007; Sarabande dalla Suite n. 5 in do minore, BWV 1011; Preludio dalla Suite n. 6 in re maggiore, BWV 1012), lasciandosi condurre dalla varietà del ritmo e dalle sensazioni momentanee che la musica gli porge; alla fine si sdraia sul pavimento, esausto ma soddisfatto e colmo di gioia. Anche vestire il personaggio di rosso è un modo per enfatizzarne il carattere eccentrico, sicuro, con un tocco di regalità. Rubis forma parte del balletto Jewels, creato da Balanchine per esaltare le qualità delle pietre preziose: il rubino, grazie al suo colore e all’energia che vi è sottointesa, suggerisce una coreografia colma di ironia e irriverenza, ispirata all’estetica degli Anni Trenta in America. Pertanto, il quadro finale sembra tratto da un film hollywoodiano, che non rinuncia a quelle scene di nuoto sincronizzato, o un inserto di musical o di jazz club. Il corpo di ballo, impeccabile, riscuote l’apprezzamento entusiasta del pubblico del Teatro Real, che ha assiste a una serata di rara eleganza coreutica. Foto Teatro Real di Madrid