“La Traviata” al Teatro Regio di Torino (cast alternativo)

Torino, Teatro Regio, Stagione d’Opera 2018-2019
“LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
Musica Giuseppe Verdi
Violetta Valéry IRINA DUBROVSKAYA
Alfredo Germont GIULIO PELLIGRA
Giorgio Germont DAMIANO SALERNO
Flora Bervoix ELENA TRAVERSI
Annina ASHLEY MILANESE
Gastone LUCA CASALIN
Il barone Douphol PAOLO MARIA ORECCHIA
Il marchese D’Obigny DARIO GIORGELÈ
Il dottor Grenvil MATTIA DENTI
Giuseppe LUIGI DELLA MONICA
Un domestico FRANCO RIZZO
Un commissionario RICCARDO MATTIOTTO
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Direttore Donato Renzetti
Maestro del coro Andrea Secchi
Regia e luci Henning Brockhaus
Scene Josef Svoboda
Costumi Giancarlo Colis
Movimenti coreografici Valentina Escobar
Allestimento Associazione Arena Sferisterio di Macerata e Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi
Torino, 22 dicembre 2018
La celebre “Traviata degli specchi” prodotta per il Festival di Macerata nel 1992 è, dopo ventisei anni, uno spettacolo ancora convincente ed efficace sul piano visivo; prescinde da qualunque effetto tecnologico, non ha videoproiezioni, risulta un poco farraginoso al momento del cambio di soggetto (con tutto quell’arrotolare e srotolare teloni dipinti appoggiati sul palcoscenico), eppure i riflessi sul grande specchio con gli inesauribili giochi di luce e di colori, la pienezza floreale della decorazione e l’artigianale semplicità del divenire si volgono a completo vantaggio della drammaturgia musicale. L’“antico” allestimento di Henning Brockhaus e Josef Svoboda, se non un “classico” della regia di quest’opera, ne costituisce almeno un capitolo rassicurante ed economico sul piano strutturale e gestionale: due qualità di cui il Teatro Regio di Torino, come ha puntualizzato Marco Leo nelle sue precedenti recensioni, ha particolarmente bisogno in questo difficile momento della sua storia. Purtroppo per il pubblico della seconda compagnia, da alcuni giorni il soprano protagonista, Irina Dubrovskaya, soffre di un’indisposizione che non le impedisce di cantare, ma che limita la possibilità di valutare appieno la sua voce e il suo stile; l’artista, infatti, accenna la linea vocale, con un’emissione molto trattenuta e fissa nella tenuta delle note. Un vero peccato, perché il timbro e le capacità tecniche sembrano interessanti, come dimostrerebbe un’analisi più dettagliata, che occorre però rimandare a prossima occasione (dello stesso parere sembra il pubblico torinese, che – molto signorilmente – rivolge applausi di apprezzamento, come se il soprano cantasse a piena voce e in condizioni ottimali). Giulio Pelligra, il tenore che interpreta Alfredo, ha voce piccola ma di fattura raffinata, al pari del porgere; corretto nella tecnica e accurato nella dizione, questo cantante merita di essere scritturato per molti ruoli di lirico-spinto, soprattutto se saprà correggere quel tipo di postura vocale che determina un’emissione un po’ schiacciata (priva di risonanze di gola, ma talvolta con qualche inflessione nasale). Anche Damiano Salerno, il baritono che impersona Giorgio Germont, si disimpegna in modo soddisfacente: il timbro è chiaro (quasi quanto quello del tenore), la linea vocale corretta e la presenza scenica perfetta. Buona la prestazione dei comprimari e del Coro del Teatro Regio, istruito da Andrea Secchi. Anche in questa recita il contributo musicale più pregevole si percepisce nell’esperta concertazione di Donato Renzetti, che restituisce una lettura innovativa della Traviata, cameristica nelle sonorità e analitica nelle trame strumentali (scelte ed effetti che aiutano anche a valorizzare le singole voci). Oltre all’esito di pieno successo della rappresentazione è doveroso menzionare un dato a latere della recita, indicativo però della straordinaria attività di ricerca e informazione che il Teatro Regio cura in parallelo alle esecuzioni musicali: il programma di sala, coordinato come tutte le pubblicazioni istituzionali da Simone Solinas, non solo offre una serie di saggi illustrativi della complessità di Traviata, della sua genesi, delle sue fonti e dei suoi caratteri musicali (a firma di Andrea Malvano, Emilio Sala, Sonia Arienta, Alberto Bosco, Susanna Franchi ed Enrico M. Ferrando), ma si impegna anche nel ricordo di due straordinarie personalità intellettuali e artistiche, legate a Torino, a Verdi e alla stessa Traviata: Massimo Mila (cui Alberto Sinigaglia dedica un breve ma intenso ritratto, pp. 9-11) e soprattutto Tullio Serafin, il direttore di cui ricorrono quest’anno i cinquant’anni dalla morte. Giorgio Rampone, nell’ambito delle “Celebrazioni Tullio Serafin 1968-2018”, esplora La lunga carriera torinese di un direttore internazionale (pp. 121-133), stilando la cronologia di tutte le esecuzioni (opere e concerti) dirette da Serafin nei vari teatri torinesi tra il 1903 e il 1961: si scopre così che il 29 dicembre 1920 ebbe luogo al Regio la prima recita di una Traviata che avrebbe avuto 14 repliche (4 delle quali dirette da Lorenzo Molajoli; l’edizione attuale si “limita” a 9 complessive) e che nelle memorie teatrali cittadine sarebbe stata a lungo ricordata per la grandezza dei suoi interpreti principali: Ester Mazzoleni e Aureliano Pertile.   Foto Teatro Regio di Torino