Napoli, Teatro di San Carlo. Stagione d’opera 2017/18.
“SIROE, RE DI PERSIA”
Dramma in tre atti su libretto di Pietro Metastasio.
Musica di Leonardo Vinci
Cosroe CARLO ALEMANNO
Siroe CRISTINA ALUNNO
Medarse LESLIE VISCO
Emira ROBERTA INVERNIZZI
Laodice DANIELA SALVO
Arasse LUCA CERVONI
Orchestra del Teatro di San Carlo di Napoli
Direttore Antonio Florio
Basso Continuo: Violoncello Andrea Lattarulo, Tiorba Franco Pavan, Clavicembalo Carlo Maria Barile, Patrizia Varone
Prima esecuzione, in forma di concerto, in tempi moderni.
Napoli, 4 novembre 2018
Al San Carlo di Napoli è stata eseguita una rarità. Si tratta di Siroe, re di Persia, dramma per musica in tre atti di Leonardo Vinci, su libretto di Pietro Metastasio. Rappresentato per la prima volta al Teatro San Giovanni Grisostomo di Venezia nel 1726, con un cast che vedeva il il castrato napoletano Nicola Grimaldi (celebre per il suo Rinaldo di Händel interpretato a Londra nel 1711), nel ruolo del protagonista del titolo; Marianna Benti Bulgarelli (Emira), Giovanni Paita (Cosroe), Lucia Facchinelli (Laodice), Giovanni Carestini (Medarse) e Pellegrino Tomii quale Arasse. Questo “Siroe” presenta una struttura costituita da: una breve sinfonia con due corni divisi, tripartita in Allegro, Adagio (senza oboi) ed Allegro finale (questa parte peraltro già adoperata per la sinfonia della Didone abbandonata, a sua volta ripresa da Astianatte); tre recitativi accompagnati e ventisei arie con “da capo”. Un vero e proprio florilegio di pagine virtuosistiche: “Ancor io penai d’amore” (Emira, atto I), “La sorte mia tiranna” (Siroe, atto I), “Al torrente che ruina” (Cosroe, atto I), “Vedeste mai sul prato” (Emira, atto I), “Fra l’orror de la tempesta” (Medarse atto I), “Voi m’insegnate” (Laodice, atto II), “Mi credi infedele” (Siroe, atto II), “Benché s’asconda” (Emira, atto II), “Fra sdegno ed amore” (Cosroe, atto II), “Non vi piacque ingiusti dei” ( Emira, atto II), “Gelido in ogni vena” (Cosroe, atto III), “Tu mi volevi estinto” (Siroe, atto III). Degne di nota poi le arie concertanti: “l’ onda che mormora” (atto I), con oboe obbligato, interpretata da Arasse, l’aria di Medarse, con tromba, “Benchè tinta del sangue fraterno” (Atto III) e infine “Se il caro figlio” di Laodice, sempre nell’atto terzo, che si avvale della presenza di corni obbligati. Come nelle opere serie più rigorose, non vi sono duetti o altre pagine d’assieme e l’opera si chiude con un breve e strutturalmente semplice coro.
In questa edizione napoletana, Antonio Florio pone gran cura nella concertazione del dramma, da cui emergono importanti dettagli armonici, incastonati in un accurato e ben organizzato lavoro, attraverso cui è emersa la restituzione d’uno stile autenticamente settecentesco. Il Basso Continuo: Andrea Lattarulo (violoncello), Franco Pavan (tiorba), Carlo Maria Barile, Patrizia Varone (clavicembalo) colloquiava felicemente coi professori dell’Orchestra del Teatro di San Carlo; frutto di un lavoro davvero lodevole nell’esprimere le varie espressioni degli “affetti”, siano essi di “furore”, “dolore”, “gioia”, ecc. come nell’aria “Ancor io penai d’amore” (atto primo), caratterizzata da lamentosi figurazioni di violini, onestamente e languidamente eseguite. Notevole è apparso anche l’intervento solistico dell’oboe nell’aria “L’onda che mormora” (atto primo) e l’intervento dei corni nell’aria di cacciaa “Se il caro figlio”. Ottimo la compagnia di canto, a partire da un nome sicuro come quello del soprano Roberta Invernizzi (Emira): voce ferma e sempre espressivamente accesa nel caratterizzare il fraseggio, con un’incisiva articolazione della parola, sempre scandita con mirabile senso del dramma. Inappuntabile la linea di canto in tutte le espressionei del virtuosismo vocale e da una teatralità superba. Convince anche il tenore Carlo Alemanno nei panni del vecchio re Cosroe. Linea di canto solida e sempre attenta ai colori dei recitativi e delle arie. Degna d’encomio anche il mezzosoprano Cristina Alunno nel ruolo di Siroe. Non sempre a proprio agio nella tessitura del ruolo ma l’abbiamo apprezzata nella dolcezza dell’aria “Se al ciglio lusinghiero” (atto I) e nei drammatici singulti dell’aria “La sorte mia tiranna” (atto I). La voce luminosa del soprano Leslie Visco ha dato vita al personaggio di Medarse. Il canto è ben ferrato nell’affrontare nell’affrontare le asperità del ruolo che appare però drammaticamente poco caratterizzato. Prova positiva anche per il mezzosoprano Daniela Salvo (Laodice): timbro caldo e linea di canto sempre generosamente e languidamente dispiegata. Un fraseggio sempre carezzevole e morbidamente modulato che ; modulazione peraltro accompagnata da un’attenta cura della tecnica del canto. Adeguata al ruolo e allo stile di canto la voce del tenore Luca Cervoni, nei panni del generale Arasse che trova pieno compimento nella già citata aria con oboe obbligato “L’onda che mormora”. Felice prima esecuzione in tempi moderni, dunque, di questa bella partitura barocca.