(Vienna, 31 gennaio 1797 – 19 novembre 1828) A 190 anni dalla morte.
“Schubert aveva il dono di drammatizzare al più alto grado l’ispirazione lirica, ma quando si trattava di ampliarne le proporzioni gliene mancava la potenza scenica. La sua musa celestiale con lo sguardo perduto nel firmamento amava far fluttuare il suo manto azzurro per i campi, i boschi ed i monti eterei, e gli era impervio il sentiero artistico che fa vagare la musa drammatica fra le quinte e alla ribalta. Alla sua strofa alata davano il capogiro i macchinari e le rotelle della messa in scena”.
Questo giudizio, certamente poco lusinghiero, formulato da Franz Liszt su Alfonso ed Estrella, una delle opere più famose di Schubert, può essere esteso a tutta la produzione teatrale del compositore austriaco; Schubert, infatti, compositore che eccelse nella produzione di Lieder, può essere paragonato a un poeta lirico che riesce a fissare ed esprimere al più alto grado le sue emozioni in un breve componimento, ma che non ebbe la forza di affrontare una grande forma come quella dell’opera. Nella sua brevissima vita Schubert aveva cominciato, in età precoce, a soli quindici anni, a comporre arrivando a scrivere una vasta produzione che va da quella numerosa dei Lieder ad altri lavori dalla struttura più complessa destinati a non riscuotere grande successo. In particolare la produzione operistica, se si eccettua il primo tentativo incompleto rappresentato da Der Spiegelritter (Il Cavaliere dello specchio), di cui Schubert compose tra 1811 e il 1812 solo il primo atto, si riduce, eccezion fatta per i Singspiel, alle tre opere romantiche Des Teufels Lustschloss (Il divertimento del diavolo nel castello incantato), Alfonso und Estrella(1822) e Fierrabras (1823).
Di Des Teufels Lustschloss (Il divertimento del diavolo nel castello incantato) esistono due versioni delle quali la prima fu composta nell’arco di tempo di un intero anno, dal 30 ottobre 1813 al 22 ottobre 1814, dal giovanissimo compositore non ancora diciassettenne, mentre la seconda, ricavata da una revisione della precedente, fu preparata accogliendo i consigli del suo maestro Antonio Salieri. Quest’opera non fu rappresentata né quando egli era in vita, né subito dopo la sua morte, sebbene l’amico Anselm Hüttenbremer, al quale il compositore aveva ceduto la partitura a pagamento di un debito, l’avesse proposta ai teatri di Vienna, Monaco e Praga. Durante l’Ottocento la prima esecuzione in forma di concerto ebbe luogo il 12 dicembre 1879 al Musikverein di Vienna, mentre la prima in forma scenica soltanto il 17 marzo 1978 a Potsdam.
Protagonista è un nobile cavaliere, Oswald, che, accompagnato dalla moglie Luitgarde e dal fedele scudiero Robert, si vede costretto a passare una notte all’interno di un castello fatato, dove dovrà affrontare pericoli inverosimili predisposti dal suocero contrario la matrimonio. Anche fuori del castello le disavventure non mancano in quanto Oswald è costretto a sottrarsi alle mire di una terribile amazzone che vorrebbe non solo cimentarsi con lui in combattimento, ma, altresì, sedurlo. L’eroe si vede costretto a sottrarsi a tutta una serie di insidie, delle quali la più grave è costituita dalla condanna a morte, dalla quale viene salvato poco prima che venga eseguita. Nell’ultima scena, il lieto fine rappresentato dai due sposi che si ritrovano e si riabbracciano, conclude un’opera considerata come la più romantica tra quelle composte dal loro autore.
Il 1815 fu un anno per Schubert particolarmente fecondo dal momento che compose ben quattro Singspiel tra i quali rivestono una certa importanza Fernando e Claudine von Villa Bella che, insieme alla Kantate zu Ehren von Joseph Spendou. Protagonista di Fernando, composto su un libretto, non privo di ingenuità, del giovane amico Albert Stadler, è un eremita che, ritiratosi in una selvaggia zona montagnosa per espiare l’assassinio, durante una rissa, del proprio cognato, salverà Philipp, un ragazzo rimasto solo in quei luoghi, e la madre Eleonore, smarritasi durante una tempesta. L’opera, il cui scioglimento è affidato all’agnizione finale dal momento che Fernando è il padre del ragazzo, da lui creduto morto, si conclude con la ricostituzione della famiglia. Privo di un’ouverture, il Singspiel si compone di 7 numeri musicali nei quali si può notare la volontà di Schubert di mostrare la sua abilità tecnica, evidente nella complessità delle strutture dei numeri chiusi dove è possibile notare l’insegnamento di Salieri; nel Singispiel non mancan passi nei quali emerge già una mano originale, soprattutto nella conduzione strofica e nella cantabilità delle melodie, come si può notare nell’aria di Philipp (Als eines schon hinter), nel duetto con Fernando (Wärst du mir) e in quello fra Fernando ed Eleonore (Vergessen sei, was uns getrennt).
Più impegnativa è l’opera Claudine von Villa Bella, in tre atti su un libretto di Goethe, già messo in musica da compositori come von Beecke e Reichardt. Purtroppo della partitura è rimasto solo il primo atto, dal momento che il manoscritto, ereditato da Joseph Hüttenbrenner, una volta smembrato, fu utilizzato, per quanto riguarda la parte contenente il secondo e il terzo atto, da una serva per accendere il fuoco. La perdita appare abbastanza grave soprattutto se si considera la qualità della parti rimaste, l’ouverture e 8 numeri musicali, di quest’opera, che narra dell’amore inizialmente contrastato di Pedro per Claudine e di Lucinde per Rugantino, un brigante gentiluomo, il quale, in seguito alla solita agnizione, si scoprirà essere il fratello di Pedro. Alla fine le due coppie potranno coronare il loro sogno d’amore con il matrimonio. Tra le pagine più belle di questa interessante partitura, dove l’influenza mozartiana è evidente nel Terzetto iniziale (Das hast du wohl bereitet) e nel pezzo d’insieme (Fröhlicher, seiliger, herrlicher), si segnalano la frizzante ouverture dalla struttura bipartita (Adagio, Allegro), l’aria di Lucinde (Hin und wieder fliegen Pfeile) e quella di Pedro (Es erhebt sich eine Stimme) nella quale emerge la vena lirica che avrebbe caratterizzato la produzione liederistica di Schubert.
Delle due cantate di Schubert, Kantate zu Ehren von Joseph Spendou (Cantata in onore di Joseph Spendou), composta nel 1816 forse su richiesta del fratello Ferdinand, è sicuramente qualitativamente inferiore rispetto alla Lazarus del 1820. Si tratta, infatti, di un tipico lavoro di circostanza in onore di Joseph Spendou, ispettore generale degli Istituti Primari, che, vent’anni prima, aveva fondato l’Istituto delle vedove degli insegnanti viennesi. Il testo di Johann Hoheinsel, nel quale è descritta l’importanza di questa istituzione, è realizzato musicalmente da Schubert con una scrittura semplice.