A 250 anni dalla morte
José de Nebra (Calatayud, 6 gennaio 1702 – Madrid, 11 luglio 1768), nome d’arte di Melchor de Blasco, compositore e organista spagnolo. Inizialmente allievo del padre, Joé Antonio Nebra, maestro di cappella nella cattedrale di Cuenca. Nel 1724 fu nominato organista della cappella reale di Madrid e nel 1751 divenne rettore della Scuola dei Fanciulli. Le sue prime composizioni risalgono al 1723. Malgrado il privilegio riservato dalla corte ai compositori italiani, Nebra ha saputo imporsi agevolmente in quanto a numero di rappresentazioni e di originalità compositiva che ha saputo mirabilmente fondere le forme e lo stile dell’opera seria (arie con da capo, ecc.) al genere popolare della Zarzuela (evidente la presenza di temi folkloristici). E proprio a questo genere appartengono molte delle sue creazioni. Tra queste ricordiamo: Amor, ventura y valor logran el triunfo mayor 1739;Viento es la dicha de amor, 1743; Vendado es amor, no es ciego, 1744. In campo più chiaramente operistico spicca l’Iphigenia in Tracia del 1747. Importante anche l’apporto di de Nebra alla composizione di musica sacra: nel 1757 scriss anche una Messa per i solenni funerali di Domenico Scarlatti, morto quell’anno a Madrid. Si dedicò per un certo periodo all’insegnamento e, tra i suoi allievi, si ricorda Antonio S0ler.