Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Gounod: “Per una o due voci”

Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival Charles Gounod, mistico o sensuale? dal 7 aprile al 5 maggio 2018
PER UNA O DUE VOCI”
Soprani Anaïs Constans, Clémence Tilquin
Pianoforte Anne Le Bozec
Mélodies di Charles Gounod, Pauline Viardot, Jules Massenet, Téodore Dubois, Ernest Chausson
Venezia, 2 maggio 2018
Sta giungendo felicemente alla conclusione il festival “Charles Gounod: mistico o sensuale?” organizzato a Venezia dal Palazzetto Bru Zane – Centre de Musique Romantique Française. Il penultimo appuntamento della rassegna prevedeva un ensemble di interpreti tutto al femminile, composto dai soprani Clémence Tilquin e Anaïs Constans e dalla pianista Anne Le Bozec, mentre il programma costituiva un ulteriore ampliamento della panoramica sulla musica vocale da camera prodotta in Francia nella seconda metà dell’Ottocento non solo da Charles Gounod. Tra gli autori erano presenti, infatti, anche Théodore Dubois, per anni docente al Conservatorio di Parigi, maestro di chiarezza e di tecnica; Jules Massenet, prolifico operista, degno erede di Gounod; la cantante e compositrice Pauline Viardot, protagonista della vita musicale dell’epoca; ed Ernest Chausson, un musicista dalla curiosità inesauribile, non insensibile alle suggestioni wagneriane, formatosi alla scuola di Massenet e di Franck.
Il festival prosegue, dunque, nell’indagine del vastissimo repertorio delle mélodies, un genere tipicamente francese – molto frequentato da Gounod, che insieme ai suoi contemporanei contribuì a farlo assurgere a sempre maggiore dignità –, caratterizzato dalla particolare raffinatezza di ogni dettaglio musicale e poetico, che esige grande affiatamento tra i solisti, soprattutto quando le voci sono due, in quanto – diversamente da un’opera lirica, dove a due personaggi possono essere affidate parti di diversa importanza – il genere della mélodie richiede che i due interpreti siano posti in una condizione di uguaglianza: ad essi spetta il non facile compito di dimostrarsi entrambi all’altezza. Un compito, che Clémence Tilquin e Anaïs Constans – sostenute con grande sensibilità dalla pianista Anne Le Bozec – hanno saputo svolgere al meglio. Entrambe dotate di una voce ferma ed omogenea, oltre che estesa – chiara nel timbro quella della Constans, appena più scura quella della Tilquin – le due artiste hanno offerto una prova di finezza e intelligenza interpretativa, rivelando uno spiccato senso delle sfumature e un vero culto della parola poetica.
Le due voci insieme hanno brillato – per il fraseggio scolpito, la perfetta intesa, il sapiente controllo dei mezzi vocali – in varie mélodies di Gounod, quali: il fascinoso notturno Par une belle nuit (1869), contenente momenti dal Polyeucte; il duetto Les Sabéennes, adattamento del coro del terzo atto de La Reine de Saba; la spiritosa L’Arithmétique (su versi di Charles Turpin); o la cadenzata Valsez sous l’ombrage dall’opera finora sconosciuta La Nonne sanglante (su libretto di Eugène Scribe et Germain Delavigne). Analogamente si sono imposte, ad esempio, nella spumeggiante Joie! di Jules Massenet (su una poesia di Camille Distel) del 1872 o nell’inedito duetto Ô nuit d’amour di Pauline Viardot – un’artista che ebbe un ruolo fondamentale nella vita di Gounod –, dove riecheggia il duetto del Faust.
Le due cantanti si sono dimostrate interpreti autorevoli e sensibili anche nelle loro performances individuali. Anaïs Constans si è imposta in Où voulez-vous aller?, la prima mélodie di Gounod (versi di Théophile Gautier), pubblicata nel 1839, come nella molto più tarda Le Banc de pierre (su una poesia di Paul de Choudens) del1877, o in Prends garde (traduzione di Jules Barbier di un lavoro scritto originariamente in inglese: Beware!), risalente all’esilio londinese dopo la disfatta di Sedan. Ottima la sua prestazione anche nella sconsolata En Paradis di Théodore Dubois (poesia di Louis de Courmont, dal ciclo delle Chansons de Marjolie. pubblicato nel 1913), che testimonia la longevità del retaggio di Gounod. Analogamente Clémence Tilquin ha dato il meglio di sé in varie mélodies dell’autore dedicatario del festival, tra cui Sérénade (da Victor Hugo), dimostrandosi particolarmente espressiva in Chanson perpétuelle di Ernest Chausson (versi di Charles Cros), uno degli ultimi lavori del compositore francese (1898), dall’atmosfera crepuscolare, vicino sia al simbolismo musicale di Debussy sia allo stile di Wagner. Successo pieno con un bis: la riproposizione di Joie! di Massenet.