Nicola Antonio Porpora (I686 -1768): Cantate per il Principe di Galles, su testi di Pietro Metastasio, Opus 1, Londra, 1735.: “Scrivo in te l’amato nome” (Cantata V), “Oh se fosse il mio core” (Cantata X), “Or che una nube ingrata” (Cantata VIII), “Tirsi chiamare a nome” (Cantate III), “Destatevi, destatevi, oh pastori” (Cantata IX), “Già la notte s’avvicina” (Cantata VI). “Oh Dio, che non è vero” (Cantata XI), “Queste che miri, o Nice” (Cantata IV), “Veggo la selva e il monte” (Cantata VII), “Nel mio sonno almen talora” (Cantata II); “D’amore il primo dardo” (Cantata I), “Dal povero mio cor” (Cantata XII). Stile galante: Francesca Cassinari (soprano); Emanuela Galli (soprano); Giuseppina Bridelli (contralto); Marina De Liso (contralto); Agnieszka Oszańka (violoncello); Andrea Friggi (clavicembalo); Stefano Aresi (direttore). Registrazione: Roccabianca (Arena del Sole), ottobre 2016 e agosto 2017. T. Time: 74′ (Cd 1), 75′ (Cd 2) 2 CD GLOSSA 9232513
Terzo figlio di una famiglia numerosa, Nicola Antonio Porpora, nato a Napoli nel 1686, fu uno dei massimi esponenti della Scuola napoletana che aveva avuto in Francesco Provenzale e Alessandro Scarlatti i suoi padri; all’età di 10 anni, nel 1696, fu ammesso al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo dove ebbe per insegnanti Gaetano Greco, Matteo Giordano e Ottavio Campanile i quali gli diedero una formazione basata sulle nozioni e sulle concezioni stilistiche dell’età barocca. Completati gli studi, fu assunto, come maestro di cappella, dal principe Filippo d’Assia nel cui palazzo fu rappresentata, il 4 novembre 1708, la sua prima opera, Agrippina, che alcuni giorni dopo approdò al San Bartolomeo. La notorietà raggiunta con quest’opera gli aprì le porte di molti teatri. Nel 1710, infatti, gli fu commissionata un’opera per un teatro romano; per tale incarico egli compose Berenice in tre atti che fu rappresentata al teatro Capranica con notevole successo tanto che lo stesso Händel, in quel periodo a Roma, si complimentò con l’autore. Ritornato a Napoli, Porpora alternò l’attività di compositore a quella di insegnante di canto annoverando fra i suoi allievi: Carlo Broschi, detto Farinelli; Antonio Uberti da Venezia, conosciuto con il nome di Porporino; Gaetano Majorano da Bitonto, detto Caffarelli; Francesco Bernardi da Siena, detto il Senesino; Benedetta Emilia Moltemi e Regina Mingotti. Quando nel 1733 fu invitato a Londra da alcuni nobili inglesi avversari di Händel in qualità di operista e di direttore degli spettacoli, Porpora era ormai all’apice del successo. Egli accettò l’invito e condusse con sé alcuni cantanti italiani che erano stati suoi allievi come il Senesino, e il librettista Paolo Antonio Rolli. Con il patrocinio del principe del Galles, Federico Luigi di Hannover, Porpora assunse, quindi, la direzione del Teatro Haymarket dove fu rappresentata l’opera Ariadne on Naxos, su testo di Rolli, che ebbe ben 20 repliche.
Proprio a Federico Luigi di Hannover è dedicata questa raccolta, Nuovamente composte opre di musica vocale, pubblicata nel 1735 e costituita da 12 cantate (6 per soprano e 6 per contralto) su testi di Pietro Metastasio. Come rilevato da Stefano Aresi nell’interessante e puntuale saggio introduttivo (in lingua inglese, francese e tedesca) allegato a quest’incisione, si tratta di un lavoro prezioso: ciò sarebbe dimostrato dall’alta qualità della carta sulla quale sono state stampate le cantate e dall’assenza dell’indicazione del prezzo che escluderebbe una destinazione commerciale facendo pensare ad un regalo di assoluto valore. Il legame con il principe del Galles è, inoltre, avvalorato dall’indicazione apposta da Porpora sulla prima pagina secondo la quale queste cantate sarebbero state approvate dal gusto delicato del principe, anche se è abbastanza plausibile che la composizione di alcune di esse risalga a un periodo precedente come testimoniato da un allievo di Porpora, Giuseppe Sigismondo, il quale affermò che il compositore napoletano avrebbe completato a Londra la serie di 12 cantate che riscossero un immediato successo. Formalmente queste cantate presentano una struttura che vede l’alternanza di arie e recitativi i quali, sempre secondo Sigismondo, costituirebbero le ragioni di questo successo.
Di indubbio valore è quest’incisione, intitolata L’amato nome con chiara allusione al contenuto amoroso dei testi metastasiani e pubblicata nel 2018, a 250 anni dalla morte del compositore napoletano, dall’etichetta spagnola Glossa dal gruppo Stile Galante diretta proprio da Stefano Aresi il quale, da esperto conoscitore dello stile e della musica di Porpora e ben coadiuvato da altrettanti esperti continuisti come Agnieszka Oszańka (violoncello) e Andrea Friggi (clavicembalo), fa rivivere questi gioielli del Settecento musicale nella loro bellezza primigenia. Perfetta la scelta dei tempi e perfetto è l’amalgama che si crea tra gli strumentisti e le quattro interpreti vocali: i soprani Emanuela Galli e Francesca Cassinari e i contralti Marina De Liso e Giuseppina Bridelli. le cui scelte interpretative sono improntate ad una totale aderenza allo stile. In quest’ottica, come notato sempre da Aresi nella nota introduttiva allegata al Cd, sono stati introdotti abbellimenti dalle cantanti che hanno fatto uso di espedienti tecnici come anticipazione della nota, anticipazione della sillaba o portamenti. Alla bella e omogenea voce di Emanuela Galli sono affidate la seconda (Nel mio sonno almen talora), la quinta (Scrivo in te l’amato nome) e la sesta cantata (Già la notte s’avvicina) che il soprano interpreta con particolare attenzione agli elementi espressivi. Ciò è evidente nei recitativi ma soprattutto nelle arie sia quelle caratterizzate da una distesa cantabilità come Già la notte s’avvicina o Scrivo in te l’amato nome sia quelle più vivaci come Non più fra sassi algosi della sesta cantata dove l’artista mostra di possedere un’ottima tecnica. Altrettanto attenta all’aspetto espressivo è l’interpretazione della prima (D’amore il primo dardo), della terza (Tirsi chiamare a nome e della quarta cantata (Queste che miri, o Nice) ad opera dell’altro soprano, Francesca Cassinari. Particolarmente intensa è la sua interpretazione dell’aria Sei mio ben, sei mio conforto della quarta cantata. Giuseppina Bridelli, nella settima (Veggo la selva e il monte), nella decima (Oh se fosse il mio core) e nella dodicesima cantata (Dal povero mio cor), è autrice di una performance del pari attenta ai valori espressivi della musica di Porpora e del testo di Metastasio, come si può notare nell’aria Se lusinga il labbro e ‘l ciglio. Le restanti cantate (ottava, nona e undicesima) sono infine interpretate da Marina di Liso, dalla bella ed omogenea voce, che l’artista riesce a modulare con cura come si può notare nell’aria Senza il misero piacer dell’ottava cantata. Tutte le interpreti mostrano di possedere un notevole bagaglio tecnico ed un’approfondita conoscenza dello stile dell’epoca.