Francesco Gasparini (1661 -1727): “Se la Grecia s’armerà” (Astianatte), “Qui ti scrivo o nome amato” (L’oracolo del fato), “Nell’orror della procella” (Il Ciro), “Par che mi nasca in senso” (Bajazette), Engelberta (Sinfonia), “Svena uccidi” (Il Tamerlano), “Cor di padre” (Il Tamerlano), “Qui dal porto d’ocean” (Santa Eufrosina), “D’ire armato” (Amleto), “Se non canti più per me” (Oracolo del fato), “Andate o miei sospiri” (Cantata), Concerto per flauto, “Non ha incendio” (Il Roderigo), “Non vo lasciarti più” (Il Roderigo), Ombre care (Atalia). Roberta Invenizzi (soprano), Auser Musici, Carlo Ipata (direttore). Registrazione, Pisa (Teatro Rossi Aperto), 24-27 agosto 2016. T. Time 60′ 1 cd Glossa 922905
Nato a Camaiore, in provincia di Lucca, il 19 marzo 1661 e morto a Roma il 22 marzo 1727, Francesco Gasparini, dopo aver ricevuto i primi insegnamenti musicali nella sua città, si trasferì a Roma dove studiò con Pasquini e Corelli e nel 1682 fu nominato organista della chiesa della Madonna dei Monti. Dal 1684 al 1686 fu a Bologna come cantante all’Accademia Filarmonica e a Venezia dove, insieme al fratello, fu allievo di Giovanni Legrenzi. Tornato a Roma, fu ammesso come violinista e compositore all’Accademia del Palazzo del cardinale Benedetto Pamphili e poco dopo fu nominato membro della Congregazione di Santa Cecilia. Nel 1700 tornò a Venezia come maestro di cappella dell’Ospedale della Pietà, incarico che tenne fino al 1713 scrivendo in questo periodo circa 24 opere per il teatro di San Cassiano. Lasciata Venezia, dopo varie soste in alcune città per la messa in scena di sue opere, rientrò a Roma dove succedette ad Antonio Caldara come compositore e direttore della cappella del marchese Francesco Maria Ruspoli; fu membro dell’Accademia dell’Arcadia e direttore della cappella di San Giovanni. Dopo aver esordito a Livorno nel 1686 con il dramma Olimpia vendicata, scrisse numerose opere le cui partiture, per la maggior parte perdute, denotano elementi innovativi soprattutto per la varietà nella distribuzione delle parti strumentali. Tali innovazioni sono evidenti soprattutto nella prevalenza delle arie nella forma col da capo, mentre i recitativi continuano ad essere strutturati melodicamente e con ricchezza di plasticità e forza espressiva.
Pubblicato nel 2018 dall’etichetta Glossa, The Gasparini Album è un omaggio al compositore di origine toscana, la cui opera è rimasta per lo più sconosciuta e non ha conosciuto nemmeno una grande fortuna a livello discografico. A rendere omaggio a Gasparini sono il soprano Roberta Invernizzi che sostiene anche parti scritte per castrati e gli specialisti dell’Auser musici i quali, sotto la direzione di Carlo Ipata, si sono sempre distinti nel recupero del repertorio operistico settecentesco, con grande attenzione agli aspetti filologici. Ciò appare evidente nei 22 brani proposti che contribuiscono a dare un’immagine completa del compositore italiano del quale sono stati incisi non solo alcune arie, ma anche lavori strumentali come il concerto per flauto e orchestra. Il ricco programma del cd si apre con l’ampia e raffinata aria Se la Grecia s’armerà, tratta dall’Astianatte, rappresentato a Roma, nel 1719, mentre da L’oracolo del Fato, composto per i festeggiamenti in onore di Elisabetta Christina regina delle Spagne e rappresentato a Vienna nel 1719, nel quale Gasparini mostra tutte la sua perizia nella strumentazione, sono tratte la delicatissima aria di Cefalo Qui ti scrivo o nome amato e quella di Aurora Se non canti più per me. Dalla versione del 1723 del Bajazette, è tratta la bellissima aria dal cullante ritmo di siciliana, Par che mi nasca in sen, mentre appartengono alla versione di questa stessa opera del 1711, nota, però, con il titolo di Il Tamerlano le arie, Svena uccidi e Cor di padre, in cui appare come protagonista un oboe obbligato che sembra quasi dialogare con Asteria. Completano il programma della parte vocale: la raffinata aria Qui dal porto d’ocean, tratta dall’oratorio a 4 voci Santa Eufrosina (1717), nella quale il ritmo dell’accompagnamnto sembra evocare il movimento dell’acqua; D’ire armato, tratto da Amleto su libretto di Zeno e Pariati, rappresentato nel 1705 a Venezia e nel 1712 a Londra dove furono pubblicate anche alcune arie; la cantata Andate o miei sospiri (Venezia, 1712); due (Non ha incendio e Non vo lasciarti più) delle poche arie purtroppo pervenuteci del Roderigo e, infine, Ombre care dell’oratorio Atalia. Nell’interpretare queste arie Roberta Invernizzi mostra tutta la sua solidissima tecnica sia nei passi di agilità sia nelle colorature come, per esempio, in Se la Grecia s’armerà, nella quale l’artista intreccia un dialogo con la tromba, anche lei protagonista sin dall’incipit che dà l’annuncio della guerra tra Troiani e Ateniesi. Curata da parte della cantante è anche l’attenzione ai valori espressivi del testo come si può vedere nell’aria Qui ti scrivo o nome amato, nella quale, accompagnata dalla sola tiorba che sostiene il continuo, dà vita ad un’interpretazione intensa e ricca di pathos, mentre la sua tecnica emerge ancora una volta in Se non canti più per me, nella quale intreccia un dialogo con il flauto che apre e chiude con una certa ironia il brano. Tutto il programma vocale sembra fatto per esaltare le qualità di questo soprano che affronta con disinvoltura anche brani scritti per castrati come D’ire armato, composto da Gasparini per il famoso Nicolò Grimaldi, noto con il nome di Nicolino. Il soprano è sempre ben sostenuto dalla compagine degli Auser musici i quali sotto la direzione di uno specialista come Carlo Ipata restituiscono un suono sempre chiaro e si mostrano perfetti sia quando accompagnano sia quando interpretano brani strumentali come la sinfonia dell’Engelberta che, composta in collaborazione con Tommaso Albinoni, presenta una struttura tripartita secondo lo stile italiano (Allegro-Adagio-Allegro). Nella concertazione di Ipata spiccano la perfetta scelta dei tempi e la chiarezza del suono che contraddistinguono anche l’altro brano strumentale, il Concerto per flauto in tre tempi (Allegro-Siciliana-Allegro), nel quale emergono la poetica siciliana eseguita con intensa espressività e il virtuosistico finale.