“Come Back to Italy” chiude a Bari la rassegna DAB 2018

“COME BACK TO ITALY” CHIUDE A BARI LA RASSEGNA DAB 2018
DAB18 Danza a Bari – Teatro Pubblico Pugliese e Comune di Bari
“Esplorare_generazione contemporanea”
Direzione artistica di Domenico Iannone
COME BACK TO ITALY”
Coregorafie Orazio Caiti, Ana Presta, Domenico Iannone
Musiche di Grazia Bonasia, Niccolò Piccinni, Francesco Tristano, Autori vari
Interpreti Fabrizio Delle Grazie, Vera Sticchi, Claudia Gesmundo, Enrica Mongelli, Michele Colaizzo, Marianna Monteleone, Giovanna Pagone, Federica Resta.
Luci Roberto De Bellis
Direzione e organizzazione Gianni Pantaleo
Bari, 29/30 aprile Nuovo Teatro Abeliano

Il trittico “COME BACK TO ITALY” chiude la rassegna DAB18 in occasione della XXXVI Giornata Mondale della Danza” con tre coreografie: “D” di Orazio Caiti, “Resonance” di Ana Presta e “Octet” di Domenico Iannone.
“Come back to Italy” è un nuovo  progetto coreografico della Compagnia AltraDanza di Bari, sotto la direzione di Domenico Iannone e composta da talentuosi ballerini pugliesi, una affermata realtà formativa nel territorio pugliese e non solo, trampolino di lancio per giovani danzatori professionisti. Il lavoro dei coreografi si è svolto tramite una istintiva simbiosi artistica, riflettendo sul carattere sconfinato e sconfinante della coreologia, studiando il movimento funzionale ed espressivo, avendo la possibilità di esaminare la delicatezza del proprio sguardo di fronte a un oggetto povero e al tempo stesso evocativo, come la danza.
Tre creazioni coreutiche che ben si sono intersecate creando un omogeneo quadro d’insieme,  finalizzate a sviluppare una tecnica virtuosistica capace di veicolare una riflessione e una contemplazione dei corpi. Privo di un tema narrativo ha lasciato spazio a un immaginario poetico che ha permesso di entrare nell’arte coreutica attraverso la cognizione e l’emozione, con la consapevolezza di svelare la reale bellezza di una creazione artistica. Creatività, ricerca del nuovo, cura nei dettagli dominano la struttura e, nonostante la danza sia l’arte effimera che svanisce nel momento stesso in cui accade, ha svelato i più intensi stati d’animo. Un eterogeneo corpo di ballo dal quale si evince la vibrazione dei corpi, la passione genuina per l’arte coreutica, che ha comunicato per mezzo di un intreccio ritmico dei busti, braccia e  gambe, alternati a momenti di sospensione, una varia gamma emotiva, aprendo un dialogo tra i corpi che va al di là dello spazio e del tempo presente. Tale specificità di repertorio contemporaneo e neoclassico si avvale di una scrittura coreografica originale che ha l’obiettivo di stimolare la pratica creativa e di ricerca, fatta da movimenti rapidi, che si spostano tra verticalità e orizzontalità insieme alla variazione di livelli nello spazio, che si dispiega tra il dialogo del movimento e la condizione di stasi, inducendo lo spettatore a riflettere su una nuova dimensione.
La finalità del trittico, come ha detto Domenico Iannone che ha curato tale progetto, partendo dal passato e proiettandosi nel futuro della danza, è quella di esprimere l’essenza della danza e del corpo in movimento,  legati da una scrittura scenica tesa a rigenerare i propri segni al di là di una cristallizzazione estetica dei movimenti. La ricerca di una rielaborazione originale, il fondamentale interesse per i metodi espressivi e per una nuova corporeità, si apre alle possibili ambiguità dei rapporti di significazione, per indicare la disposizione a ricercare nuovi parametri della danza: “D” ricerca del bello; “Resonance” visione del bello; “Octet” ordine delle cose.
La luce temperata ha illuminato gli armonici corpi degli otto ballerini, che scandiscono una partitura che conquista, fino a divenire la colonna sonora delle esplorazioni, in una organicità che rimanda alle forme della realtà, che riconduce sul piano della manifestazione all’essenza sonora, che non ti fa vedere, ma che al contrario ti invade.
La musica – importante nella danza – spesso è collegata e mescolata, si sovrappone trascina il passo e sostiene il gesto. I coreografi hanno esplorato regioni dell’esperienza tanto artistica quanto conoscitiva ancora inesplorate.
Il gesto è unione di qualsiasi attività razionale del pensiero e della parola e dunque di ogni ricerca autentica e feconda.  (Foto di Gennaro Guida)