Venezia, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, Festival “Charles Gounod: mistico o sensuale?”
“GOUNOD GOTICO”
Coro della Radio Fiamminga
Direttore Hervé Niquet
Organo François Saint-Yves
Prélude (improvisation d’orgue)
Giovanni Pierluigi da Palestrina / Charles Gounod: Paucitas Dierum
Charles Gounod Messe vocale: Kyrie
Graduel (improvisation d’orgue)
Charles Gounod Messe vocale: Gloria – Credo
Offertoire (improvisation d’orgue)
Charles Gounod Messe vocale: Sanctus – Benedictus
Wolfgang Amadeus Mozart / Charles Gounod:Ave verum
Charles Gounod Messe vocale: Agnus Dei
Johann Sebastian Bach / Charles Gounod:Parce et Hosanna sur un choral et une fugue de Bach Envoi (plain-chant et orgue)
Charles Gounod: Les Sept Paroles de Notre Seigneur Jésus-Christ sur la Croix
Venezia, 8 aprile 2018
Il secondo concerto del Festival Charles Gounod: mistico o sensuale? era volto ad indagare la produzione sacra – decisamente cospicua, al pari di quella per il teatro – dell’autore francese che, per approfondire le sue conoscenze, concernenti l’armonia e il contrappunto, si cimentò nella trascrizione per coro, guardando alla grande tradizione: da Palestrina a Bach, a Händel, a Mozart, di cui trascrisse per coro la Marcia dei Sacerdoti dalla Zauberflöte e l’“Ave verum”. Il titolo del concerto – in cui si sono eseguite due composizioni poco frequentate, la Messe vocale e Les Sept Paroles de Notre Seigneur Jésus-Christ sur la Croix , nonché alcune brevi trascrizioni dal repertorio di grandi maestri del passato e alcune improvvisazioni all’organo – è motivato dal fatto che “gotico” era, nell’Ottocento, il termine usato in Francia per indicare le opere, nel campo artistico, architettonico o letterario, riferibili all’epoca, che si estende tra l’antichità e il classicismo. In tale prospettiva, anche Palestrina – i cui mottetti furono ascoltati dal giovane Gounod nella Cappella sistina, all’inizio del suo soggiorno romano – era “gotico”. La pubblicazione a Roma, nel 1828, delle Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina dell’abate Baini, aveva suscitato la curiosità dell’Europa intera nei confronti dell’antico compositore, riconosciuto come padre fondatore dell’arte di ordinare i suoni in senso orizzontale e verticale. Così, di ritorno da Villa Medici, l’autore – da sempre sorretto da una fede profonda, tanto che pensò per qualche tempo di prendere i voti – compone a Vienna, nel 1843, nello stile palestriniano, la Messe vocale – testimonianza della sua inclinazione verso il misticismo –, che non fu mai pubblicata, né riproposta dopo la sua prima esecuzione. L’opera – una rivisitazione dei canoni estetici del passato, arricchiti delle vibranti armonie del secolo romantico – è concepita per coro a cappella a cinque voci, seguendo – come affermerà lo stesso autore – lo stile della Cappella sistina. Il risultato è estremamente originale. Ogni preghiera – salvo il Sanctus – è preceduta da un’invocazione che ricalca gli Alleluia delle messe e dei vespri dedicati alla Santa Vergine. Si tratta di mottetti, recanti il titolo di Coral, che presentano una melodia dapprima armonizzata secondo lo stile, appunto, del corale – forse un modo di riallacciarsi alla tradizione tedesca –, per poi riapparire varie volte, nel corso della preghiera, in relazione a certe parole, nella forma del cantus firmus.
Un misticismo particolarmente fervente e appassionato si coglie in Les Sept Paroles de Notre Seigneur Jésus-Christ sur la Croix (1855), un lavoro caduto nell’oblio, di cui non è rimasta alcuna traccia della prima esecuzione, composto nel 1855, poco prima del completamento della più conosciuta Messe en l’honneur de Sainte Céciles. Gounod stesso ne scrisse il libretto sulla base della traduzione “vulgata” dei Vangeli, costruendo una concisa narrazione delle ultime ore della Passione di Cristo. La partitura – dedicata a Monsignor Sibour, arcivescovo di Parigi, nonché ammiratore di Palestrina – è sobria di effetti, basandosi su una scrittura sempre legata al senso profondo delle parole, per ognuna delle quali è presente un solo madrigalismo particolarmente eloquente. Merita, comunque, precisare che nella produzione sacra di Gounod lo stile neo-palestriniano si coglie abbastanza raramente, a parte le due opere citate, alcuni mottetti e la Messe chorale sur l’intonation de la liturgie catholique.
Esemplare la prestazione del Coro della Radio Fiamminga, sapientemente guidato da Hervé Niquet, che nulla ha concesso al facile effetto, ma nello stesso tempo ha opportunamente sottolineato le indicazioni agogiche e dinamiche, relative a questa musica che, se si richiama al passato, esige pur sempre una lettura, che tenga conto anche dei canoni estetici dell’epoca in cui è stata scritta. Ne è risultata un’esecuzione in cui il rigore stilistico si coniugava armoniosamente con una sorvegliata emotività. Un perfetto equilibrio, reso possibile da una compagine corale perfettamente intonata e vocalmente preparata. Puntuale e sensibile l’organo di François Saint-Yves, che si è segnalato, per stile e inventiva, nei pezzi improvvisati. Particolarmente suggestiva l’ambientazione: la Sala capitolare immersa nella penombra con al centro gli esecutori e tutt’intorno il pubblico, attentissimo. Successo pieno. Foto Rocco Grandese